Corriere della Sera, 23 novembre 2021
La vita di Virginia Raggi da ex sindaca. Intervista
Virginia Raggi, lei a Roma ha corso contro il Pd. Ora nel M5S c’è chi si lamenta dell’alleanza con i dem. Siete troppo schiacciati?
«Generalizzare è sempre un errore, soprattutto in politica. Diciamo che prima delle alleanze vanno condivisi i temi. Gli accordi vengono dopo e sono strumentali al raggiungimento del risultato. Detto questo, è evidente che nel M5S ci siano più punti in comune con il Pd rispetto a quelli con Salvini. Il segreto è la mediazione senza rinunciare alla propria identità. Conte sa tenere dritta la barra».
Il M5S ha imposto la linea dura sulla manovra, a partire dal relatore. Pensa che questo atteggiamento possa logorare la coalizione progressista? È quella la collocazione del M5S?
«Ribalto totalmente la questione. Il M5S è la forza politica con la più ampia rappresentanza in Parlamento perché ha avuto un mandato chiaro dagli elettori. I nostri parlamentari rivendicano giustamente questo ruolo. Sulla manovra abbiamo acquisito un’esperienza importante. Ad esempio, il lavoro che in questi anni ha svolto la viceministra Laura Castelli è apprezzato da tutte le forze politiche. È segno che il M5S è maturo».
Il M5S appare molto diviso internamente. Teme che si spaccherà sulla scelta per il Colle?
«È quanto si augurano gli altri partiti che, evidentemente, sono in difficoltà».
Intanto Berlusconi vi strizza l’occhio sul reddito di cittadinanza.
«Meglio tardi che mai... Comunque il reddito è una misura giusta. Da ex sindaca posso confermare però che vanno adottati dei miglioramenti, altrimenti si dà ragione a chi non lo vuole».
Lei pensa di assumere un ruolo nazionale? C’è chi guarda a lei come riferimento.
«Ho maturato una esperienza di 5 anni alla guida della Capitale e l’ho messa a disposizione del M5S: sono stata scelta dagli attivisti come membro del Comitato di garanzia. Sto svolgendo l’incarico con dedizione. Intanto, sto riprendendo la mia attività di avvocata, pur continuando le mie battaglie dai banchi dell’opposizione in Campidoglio».
Secondo Renzi si andrà al voto nel 2022. Secondo lei?
«Renzi è ossessionato dalle poltrone. In un modo o nell’altro parla sempre e solo di posti».
Cosa pensa dell’aut aut di Conte sulle presenze nei programmi Rai?
«Anche io in passato, a volte, ho reagito d’istinto e, per esperienza, so che il tempo è una variabile importante. Giuseppe ha già ripreso la questione in mano. Faccio gli auguri di buon lavoro ai nuovi direttori e alle migliaia di professionisti presenti in Rai».
La rifondazione contiana stenta a decollare e nel Movimento, nonostante le recenti nomine interne, le donne fanno sempre fatica a emergere.
«Vogliono dipingermi in contrasto con Conte. Vi assicuro che non è così. Ho stima di Giuseppe e lo sento spesso. Quanto alle donne del M5S sono tante e valide. Penso a Chiara Appendino, Lucia Azzolina, Laura Castelli, Paola Taverna, Alessandra Todde, Maria Edera Spadoni, Fabiana Dadone. Poi, anche se può apparire scomodo, voglio citare anche l’ex ministra Barbara Lezzi. Dobbiamo fare squadra».
Di Battista, che a Roma l’ha sostenuta, ha aperto all’idea di un nuovo movimento.
«Sento spesso Ale. Le sue idee sono sempre ambiziose e va ascoltato. Con lui ho un rapporto diretto e trasparente che va anche oltre la politica. Cosa vorrà fare lo dirà lui».
A proposito di Roma, ha intenzione di collaborare con la giunta Gualtieri?
«Gualtieri ha appena iniziato e gli va dato tempo ma un consiglio glielo do: abbia più pazienza e se ne infischi dei giudizi di chi già lo attacca. Soprattutto non ascolti chi gli suggerisce soluzioni troppo facili, come quella dei premi per i dipendenti Ama. Per cambiare le cose ci vuole lavoro e tempo. Roma è una città complessa e difficile. Da cittadina gli auguro sinceramente di fare bene. Io farò opposizione dura ma sono pronta a collaborare per le battaglie giuste».
Ha un rimpianto pensando a questi anni da sindaca?
«Negli ultimi anni ho fatto squadra col mondo imprenditoriale. Con il confronto con loro è nata la mia idea di candidare Roma ad ospitare l’Expo 2030. Ne approfitto per ringraziare Luigi Di Maio che, da ministro, ha fortemente voluto questa candidatura. Ecco, se potessi tornare indietro, avrei fatto squadra con il mondo produttivo prima».
Grillo l’ha spesso sostenuta. Quanto pesa il suo silenzio in questa fase?
«In realtà lo sento quasi tutti i giorni (e ride al telefono, ndr). Le parole pesano di più quando sono dette a ragion veduta».
Pensa che nelle manifestazioni anti green pass ci sia una parte di società che in passato ha sostenuto il M5S?
«Il M5S ha ottenuto il 34% dei voti degli italiani. È un partito popolare, anche se c’è chi, come Renzi, vuole definirlo populista. Essere popolari significa che si ha la capacità di rappresentare l’intera Nazione. Forse dovremmo fare un po’ di mea culpa per non aver saputo ancora dialogare con il mondo imprenditoriale del Nord Italia».