La Stampa, 22 novembre 2021
Biografia di Alexander Zverev detto Sascha
È da quando Sascha Zverev ha iniziato a vincere – prestissimo – che se lo sente ripetere: sarai il numero uno del mondo. Una etichetta scomoda, anche per un tipo come lui, capace di battere il suo idolo d’infanzia Roger Federer, sull’erba, a 19 anni. Sguardo di ghiaccio, capello biondo, fisico da modello – un metro e 98 per 90 chili – perfetto anche per il tennis moderno. Nato ad Amburgo, ma con Dna tutto russo, e tennistico anche quello: papà Alexander sr. (ex n.175 Atp) e mamma Irina (n.4 nella vecchia Urss), che si sono trasferiti in Germania nel 1991 hanno giocato a buon livello e sono stati i suoi primi maestri. «A cinque anni già detestava perdere», dice Misha, il fratello maggiore, professionista anche lui, oggi pure commentatore tv, alter ego e guardia del corpo del cucciolo di famiglia.
Il problema di Sascha per anni è stato traslocare i grandi risultati da junior (n.1 del mondo, già da corsa a 13 anni) nel mondo degli adulti, dove – come insegna Paolo Conte – anche gli errori sono da professionisti. Il tennis non è mai stato un problema di Sasha, che si porta dalla culla servizio e rovescio da fenomeno e insieme a Murray e Thiem è l’unico che ha saputo battere Federer sull’erba, Djokovic sul cemento (due volte) e Nadal sulla terra. La testa, invece, sì. Zverev senior lo ha tirato su con metodi da caserma sovietica, lui si è a lungo rifiutato di dare retta al Politburo mobile dei suoi tanti coach eccellenti, da Juan Carlos Ferrero e Ivan Lendl, due ex numeri uno dall’etica inossidabile che fra il 2017 e il 2019 hanno provato, inutilmente, a fargli rispettare orari e impegni. Una promessa che faticava a mantenersi, fatta di grandi slanci e altrettante cadute, a 19 anni fra i primi venti, a 21 maestro per la prima volta ma ancora bisognoso di ripetizioni di serietà. Anche Federer, che in versione manager lo aveva voluto nella sua società, la Team8, come delfino e spalla nelle esibizioni in mezzo mondo, fra Sudamerica e Cina, alla fine si è dovuto arrendere. Perché fino a un anno e mezzo fa Sascha era così: bello e inaffidabile.
Una causa miliardaria con il suo ex agente Patricio Apey – per via di un contratto «troppo oppressivo» – le storiacce di (presunte) violenze domestiche con l’ex fidanza Olga Sharypova, che Sascha ha però sempre negato. Più una figlia, Mayla, nata nel 2021, dalla love story presto evaporata con Brenda Patea.
PUBBLICITÀOra è fidanzato con Sofia Thomalla, modella, presentatrice tv e influencer tedesca, ex moglie di un musicista norvegese ed ex di altre celebrities come il musicista Gavin Rossdale e il portiere tedesco Loris Karius, «ma attenti a scriverlo – consigliano i colleghi tedeschi – perché potrebbe non durare a lungo…». La pandemia, che ha debilitato molti, a lui sembra aver dato il tempo di riflettere. Di maturare. A Montecarlo da qualche mese si allena con Serghey Bubka, che evidentemente è riuscito a fargli alzare l’asticella. Quest’anno il boom: 5 tornei vinti, compreso l’oro olimpico conquistato battendo anche Novak Djokovic, finalmente un rendimento costante, da vero numero 3 del mondo.
Ha ridotto i cocktails, abolito il glutine, messo in fila le priorità. A 25 anni Borg aveva vinto 62 tornei, lui “appena” 19, ma ora Zverev quel numero 1 è pronto a prenderselo davvero.