La Stampa, 22 novembre 2021
Gli italiani sono sempre più intolleranti
Un odio «intersezionale» che si rinfocola quando la vittima è un soggetto che rappresenta più categorie già destinatarie di «hate speech», discorso d’odio. Come nel caso della senatrice a vita Liliana Segre, che da mesi riceve insulti per il solo fatto di essere «donna, ebrea e politica: è diventata un bersaglio, una sorta di catalizzatrice dell’odio», spiega Silvia Brena, giornalista e co-fondatrice di Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, che per il sesto anno consecutivo ha realizzato, grazie alla collaborazione con quattro atenei (Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, La Sapienza di Roma e «IT’STIME» della Cattolica di Milano), la «Mappa dell’Intolleranza».
Per dieci mesi, da gennaio a ottobre 2021, sono stati mappati 797.326 tweet, di cui circa il 70 per cento ha un’accezione negativa. Rispetto al 2020 sono tre le novità significative: la prima è che il numero dei cinguettii è in calo, «segno che la pandemia ha spostato le conversazioni dai social "polemici" a quelli che mettono in connessione le persone, come Whatsapp», chiarisce Brena. La seconda è che i tweet si sono «radicalizzati» per cui il rapporto tra messaggi positivi e negativi si è letteralmente ribaltato: oggi c’è un 70 per cento di insulti e solo 30 per cento di tweet «buoni», mentre un anno fa era 60 per centro di positivi contro 40 di negativi. La terza, infine, riguarda il movimento No Vax, che non è stato studiato come fenomeno «a parte», ma è stato rilevato in quanto il linguaggio che usava sfociava a sua volta in molte aree del linguaggio, della semantica e del lessico stesso che i sociologi della «Mappa» hanno approfondito. «Nel caso di Segre, ad esempio, abbiamo registrato un’impennata di odio che è coincisa con i momenti, in particolare a fine luglio, in cui la stessa senatrice a vita si è giustamente esposta contro i No Vax per i paragoni che hanno fatto tra Green Pass e leggi razziali», puntualizza Brena. Altri eventi, come il ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle e il ritorno dei Talebani in Afghanistan, hanno invece rinfocolato sentimenti islamofobici.
Dalla «Mappa» emerge che la categoria più odiata online è quella delle donne, che raccolgono il 42,7 per cento di tweet, cioè 340.208 in tutto, di cui 240.460 tradotti in insulti. E in particolare le politiche sono le prime a essere colpite: un effetto, in questo caso, dell’azione della galassia No Vax poiché «la politica è al centro, quasi fosse attrice autonoma, di fitte dinamiche conflittuali». In cima alla lista delle più odiate ci sono la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e la ex ministra Teresa Bellanova. «Ma l’odio verso le donne riguarda soprattutto le professioniste: via Twitter si insultano giornaliste e scienziate, come Ilaria Capua e Antonella Viola. Le prime perché sono esposte mediaticamente e magari impegnate su più fronti, come nel caso dei migranti, e le seconde perché – e questo vale anche per le politiche – mediaticamente molto visibili e percepite come non in grado di trovare soluzioni alla pandemia». L’attacco alle professioniste non è una novità in sé – già nel 2020 era presente nella «Mappa» – ma in questo caso è fortificato dall’effetto smart working: «L’idea che una donna possa stare a casa a lavorare invece che a gestire la famiglia, è intollerabile per molti utenti, vittime ancora oggi di stereotipi. Fino a pochi anni fa per offendere una donna venivano usate espressioni come «puttana», oggi si preferisce «incapace»», dice Brena.
Un’altra categoria vittima di odio online sono gli ebrei, la cui quota di insulti è in calo rispetto al 2020 (dal 16 all’7 per cento), ma con una radicalizzazione, anche in questo caso, molto forte. La comunità ebraica ha ricevuto 57.583 tweet (7,22 per cento del totale) ma di questi oltre il 70 per cento è negativo (41.819). Interessante è anche la geolocalizzazione dei messaggi: la maggior parte arriva da Roma (solo qui si sono registrati oltre 2500 tweet di offese a persone di religione ebraica) e dal Lazio, «cioè dalle aree in cui l’estrema destra è più forte». Per quanto riguarda gli altri gruppi sociali, al secondo posto ci sono i musulmani (19,57 per cento), poi i disabili (16,43) che registrano la crescita maggiore. In più, «le parole caratterizzanti la disabilità sono usate per offendere altri». Gli ultimi due posti sono occupati da omosessuali (7,09 per cento) e migranti (5,61), meno attenzionati grazie al Covid.