Te attacco un siluro che te faccio sanguinare le orecchie
Parlo così tanto finché le orecchie, non sopportando più le parole, cominciano a sanguinare per sfinimento.
C’hanno gonfiato come zampogne.
Ci hanno dato così tante botte che il viso ci si è gonfiato come fosse una zampogna.
Buttasse dal ponte d’Ariccia.
Suicidarsi.
Non ce parlo sennò pensa che so’ un sottone, invece deve sembra’ che non ne frega un c...o
Non ci parlo altrimenti pensa che gli do troppa importanza, invece deve credere il contrario.
Tra noi ce stava una chimica.
Tra noi c’era una certa intesa.
Che accollo.
Quanto sei appiccicoso, sei pesante.
Me batteva i pezzi.
Le piacevo, le interessavo.
Stamattina c’avevo proprio altri c...i.
Questa mattina avevo altre cose da fare.
Una sera che me pia bene.
Una sera che sono felice e spensierato.
Legarsi una cosa al c...o.
Farla in modo semplice, senza problemi.
Sbroccare.
Perdere la pazienza.
Non lo strozzo perché ho raggiunto un grado di resilienza che le ancelle de Handmaid’s Tale me spicciano casa.
Il mio grado di resilienza è talmente superiore che non può reggere il confronto con nessuno.
’Sta saccenza me fa sbrocca’.
Questa presunzione mi fa perdere la testa.
Peserà una piotta e mezza.
Peserà cento chili e mezzo (150 kg).
Non me la sento calla.
Non ho la voglia, il coraggio o lo spirito giusto.
Era una zappa.
Non era molto intelligente.
Pure sti c...i.
Chi se ne frega.
Se ciancica.
Si rovina.
Se fracica.
Si bagna.
So’ contento se se beccamo.
Sono contento se ci vediamo.
Poi te la devi accollà fino in fondo.
Poi la devi sopportare fino alla fine.
Te attacca una pippa.
Ti comincia a parlare a lungo di argomenti che non ti interessano.
Anche Alice era lella.
Anche Alice era lesbica.