Specchio, 21 novembre 2021
Che fine ha fatto Mario Tessuto
Lui dice che essere ricordato per un solo grande successo e non per una carriera di hit non gli dà nessun fastidio. Anzi, prova anche a cantarlo sottovoce: «Classe seconda B, il nostro amore è cominciato lì» e ancora «senza le trecce non sei più tu».
La canzone, anno 1969, si chiama Lisa dagli occhi blu, un sempreverde della musica italiana. Lui è Mario Tessuto. Non è il suo vero cognome. Che è invece Buongiovanni: «Ma il nome d’arte me l’affibbiò il mio amico Ricky Gianco sulla scorta di questo ragionamento: ragazzo, hai stoffa, ti chiameremo Tessuto».
Erano anni ruggenti. Al Cantagiro gli artisti arrivavano a bordo di spider fiammanti e intorno era il delirio di fan, che si accalcavano e si spingevano per le foto e gli autografi.
Il successo, dopo il debutto come solista nel coro dei chierichietti di Pignataro Maggiore, Caserta, poi il Clan di Celentano. Dopo venne la Cgd, Don Backy che scrive per lui, appunto il Cantagiro, il Settevoci di Pippo Baudo. Poi quel brano, in cui nessuno credeva più di tanto.
«Invece – racconta Mario – appena l’ho sentita ho detto: è la mia canzone. Quando l’ho registrata mi sono messo a piangere». E’ un successo da più di 5 milioni di dischi.
Ma chi è Lisa? No, non è la moglie Donatella, con la quale ha appena festeggiato i 50 anni di matrimonio e di sodalizio artistico. In realtà era la donna di un quadro. Il ritratto di una ragazza con le trecce. La madre del paroliere Giancarlo Bigazzi.
Poi Claudio Cavallaro forgiò la musica, Mario mise la voce potente e un aspetto che lasciava il segno sul piccolo schermo. Fu boom.
Gli aneddoti più divertenti li riserva Donatella. «Paolo Mosca mi chiamò e mi disse: non far la stupida, metti le lenti a contatto blu, perché il pubblico vuole che Lisa sia tu. L’ho fatto. Più volte, finché non mi è quasi venuto a noia. Però mi piacevo, con quegli occhi, i miei sono marroni tendenti al verde».
L’altro aneddoto è sentimentale. Il primo incontro tra i due è del 1961, Donatella aveva 13 anni e lui la inseguì all’uscita di una sala da ballo pomeridiana, quelle per adolescenti. Poi arriva il fidanzamento: «Quando partì per la tournée in Giappone mi mise alle calcagna un investigatore privato, io me ne accorsi e rimasi un po’ perplessa».
La prese bene: «Sì, perché vedevo quelle scene, in cui le ragazze lo attorniavano, cercavano di tagliargli una ciocca di capelli o un lembo della cravatta. Ma io sapevo che, se era arrivato a farmi seguire da un detective, lui pensava a me e solo a me».
C’è la musica, per entrambi. Poi la cucina: «Se cantassi come so fare il cuoco, sarei Frank Sinatra», sorride Mario. Tra gli amici speciali c’era Lucio Battisti e tanti altri nomi dello spettacolo di quegli anni, «venivano a casa per gustare i miei manicaretti». Per undici anni hanno anche gestito un ristorante insieme, «poi ci hanno rubato tutto, anche l’impianto audio che diffondeva le nostre canzoni nel locale: è stato il segno che quel sogno si era concluso».
Mario e Donatella non hanno mai smesso di esibirsi insieme. Spiega lui: «Il Covid ha dato una brutta botta a tutto il mondo dello spettacolo, ma non vedo l’ora di ripartire, ho anche già fatto la terza dose».
A settembre hanno celebrato le nozze d’oro a Grazzano Visconti, il borgo che frequentavano da fidanzati. Vivono a Vigevano dopo una lunga esperienza milanese: «La piazza è una meraviglia, organizzano sempre qualcosa, scendi per l’aperitivo sotto i portici e ti sembra sempre di essere in vacanza».
Intanto Lisa dagli occhi blu è diventato un classico, ancora oggi suonato in tutti i repertori di intrattenimento: «Nei concerti la eseguo sempre due volte: una all’inizio, l’altra alla fine». All’epoca divenne anche un film diretto da Bruno Corbucci, un "musicarello" come si chiamavano allora, con Silvia Dionisio. Bella, bellissima anche lei. Per Mario mai quanto la moglie: «E’ bellissima e sono ancora oggi gelosissimo».