Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 21 Domenica calendario

Intervista a Filippo Volandri

Filippo Volandri, 40 anni, livornese, ex numero 1 italiano (25 il suo best ranking) è il capitano della squadra azzurra di Coppa Davis. Un condottiero in linea con i tempi, giovane e moderno per un tennis sempre più veloce e fisico.
Volandri, partiamo dalle Finals. Ci racconta che effetto le ha fatto vedere i migliori otto giocatori del mondo a Torino?
«È stato pazzesco. Dietro a questo successo c’è stato un grandissimo lavoro da parte della federazione e del settore tecnico che ci ha permesso di avere due giocatori nella top dieci. E di organizzare un evento di questo livello. È il primo anno, si può sempre migliorare. Chi è riuscito ad avere un biglietto è stato ricompensato, ho percepito l’entusiasmo del pubblico».
Le partite di Torino hanno fotografato che il ricambio generazionale è in atto. Ci fa un’analisi tecnica?
«Sì, il ricambio è in atto e questo è un momento in cui c’è spazio per arrivare in alto. I giocatori sono tutti moderni, molto alti e con un servizio potente. Lo stesso Djokovic l’altro giorno ha detto "per fortuna io sono uno di quelli che ha una bella risposta al servizio"...».
Come imposterebbe un ragazzino?
«Punterei non solo sulla tecnica ma molto anche sulla tattica e sulla preparazione mentale. Oggi è una parte fondamentale».
Quindi è cambiato il significato del concetto "talento". Che cosa vuol dire oggi?
«Prima veniva inteso come il vezzo, l’estro. Adesso ci sono talenti completamente diversi. Da Nole a Federer ognuno ne ha uno differente. Sinner? Indubbiamente la dedizione e l’amore per questo sport è un talento. Poi possiamo parlare di tecnica, ma io impazzisco per quello che Jannik vede nel tennis. Ha vinto ad Anversa e il mattino dopo, di buon’ora era in campo ad allenarsi. E segue anche le partite degli altri giocatori e li studia. Questo mi piace moltissimo».
Gli avversari della Davis?
«Abbiamo Stati Uniti e Colombia. Gli Usa sono una delle squadre più forti e in forma. Una corazzata. E possono contare su un doppio che fa la differenza. Detto questo ci siamo anche noi».
Nella squadra azzurra c’è una bella energia e il clima è positivo.
«Non è un caso. Abbiamo lavorato per creare questa atmosfera in squadra. Da quando sono capitano ho iniziato a girare facendo tornei con i ragazzi, per conoscerli meglio e "stare" nella loro personalità. Io collaboro con tutti. Fabio Fognini potrebbe essere mio fratello minore, e con Jannik ho approfondito il rapporto in questi giorni a Torino».
Qual è la sua filosofia?
«Ho creato una squadra allargata, moderna come il tennis di oggi e giovane. Mi spiego. Il giocatore arriva con il suo allenatore, con il quale mantengo sempre contatti, il fisioterapista e il medico. Io includo tutti, restano ovviamente ben chiari i ruoli».
Il suo ricordo più bello in Davis, ci ha giocato per 9 anni?
«L’esordio nel 2001. Ti rimane sempre dentro. A 20 anni ho battuto Goran Ivanisevic che aveva appena vinto Wimbledon. Un sogno e averlo fatto al Foro Italico, un posto speciale, contro un giocatore speciale ha avuto un sapore tutto diverso. Ero un ragazzino».
Che cosa le ha insegnato il tennis?
«Dedizione e passione. E poi che il lavoro paga sempre, una scuola di vita».
Dopo il forfeit di Berrettini ha cambiato le carte...
«Matteo ha preso una decisione complicatissima. La sua programmazione era dedicata alle Finals e alla Davis. é giù di morale, aveva già saltato i Giochi.
Sinner sarà il leader?
«Lo sono tutti in una squadra vincente come la nostra».
Sonego è pronto? Pagherà l’emozione di giocare in casa?
«Lorenzo è nato pronto! Dove lo metti sta, è un animale da palcoscenico e si gasa con il pubblico. Musetti è il più piccolo, è alla prima esperienza. È a disposizione, potrebbe giocare in una visione futura. Lui ha bisogno di stare in gruppo, di provare le emozioni della maglia azzurra. Un passo alla volta...il suo è un percorso di vita diverso dagli altri».
Capitano, quando darà la formazione?
«Partiamo oggi con gli allenamenti. Fabio Fognini arriva un giorno dopo per ovvi motivi (è appena diventato padre per la terza volta) e Sinner ha bisogno di riposarsi un giorno in più dopo aver disputato le Finals. Per il resto è tutto pronto. Il giorno prima della partita scioglierò la riserva. Sarà uno spettacolo».