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 2021  novembre 21 Domenica calendario

Inflazione, la tassa nascosta

Il tema dell’inflazione torna in primo piano e accende nuovi timori: la spesa costa di più, le bollette rincarano, il potere d’acquisto si riduce e i soldi rischiano di non bastare. C’è anche un altro aspetto però che spesso viene sottovalutato perché poco o per niente percepito nella vita di tutti i giorni: l’effetto del caro vita sui risparmi parcheggiati in banca. Il continuo incremento dei prezzi, piano piano, si porta via una piccola fetta dei soldi depositati e di quelli non indicizzati all’inflazione. Il risultato è una vera e propria tassa occulta che ognuno di noi paga senza nemmeno accorgersene.
L’erosione
Questa erosione del denaro è più forte adesso che il livello dei prezzi è più alto e ha superato quota 3% (dato di ottobre). Negli anni precedenti, si era registrato un trend decrescente dell’inflazione che era scesa dall’1,91% del 2017 allo 0,49% nel 2019. Nel 2020 l’inflazione era negativa e si attestava al -0,19%, a causa della crisi pandemica. Dal gennaio di quest’anno, con la ripresa dell’attività economica, c’è stata una ripresa del caro vita, dapprima molto graduale, poi piuttosto brusca. La corsa verso l’alto arriva proprio adesso che i depositi delle famiglie italiane sono a livelli record, a quota 1.143 miliardi di euro.
I titoli di Stato
L’effetto riguarda anche gli investimenti sulle attività non indicizzate come, per esempio, i titoli di Stato. In sostanza, il ritorno dell’inflazione finisce per annullare i guadagni reali offerti da molti Btp e li manda in negativo. Il calcolo va fatto sul rendimento reale e cambia a seconda delle scadenze dello strumento. In ogni caso, il risparmiatore che ha acquistato titoli del Tesoro si aspetta un ritorno positivo e invece ottiene un ritorno reale, ossia al netto dell’inflazione, negativo anche sopra al punto percentuale e mezzo. «In questo caso, il risparmiatore non viene remunerato per il proprio investimento, ma trasferisce risorse reali allo Stato. Si può dire dunque che contribuisce pro quota a sostenere l’onere del debito pubblico» spiega l’Osservatorio CPI (Osservatorio conti pubblici italiani) presieduto da Carlo Cottarelli, ex Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia. I due analisti che hanno firmato lo studio (Edoardo Bella e Giacomo Ricciardi) hanno valutato diverse ipotesi sui Btp. Per esempio, hanno effettuato una simulazione su un investimento in titoli di Stato della durata di 5 anni emesso ad aprile 2020 con un rendimento nominale dello 0,93%. Nell’aprile del 2020, l’inflazione era zero, quindi il risparmiatore poteva ragionevolmente attendersi un rendimento reale non troppo diverso da quello nominale. «Tuttavia, nell’ipotesi (di scuola) che l’inflazione si stabilizzi al 3%, ovvero il valore raggiunto a ottobre scorso, il rendimento reale diventa negativo e pari a -1,6% - calcolano i due studiosi -. L’esercizio è effettuato con un’inflazione moderata, ma considerando i bassi rendimenti che prevalgono sul mercato obbligazionario, il costo che essa comporta non può essere del tutto trascurato». Va precisato che l’inflazione media nell’intero periodo di durata del Btp è del 2,54%.
La simulazione
I due studiosi sottolineano che con questo tipo di investimento il risparmiatore finisce per dare i soldi allo Stato anziché incassarli. Per quale ragione? «Un modo per comprendere come avviene il trasferimento di risorse allo Stato è il seguente: i 100 euro che rappresentano il valore di rimborso del titolo, alla data di scadenza varranno solo 87,8 euro in termini di potere d’acquisto – spiega lo studio -. La perdita su poco più di 5 anni è di 12,2 euro ogni 100 investiti. In ragione d’anno, la perdita è del 2,4 per cento, che corrisponde (all’incirca) al tasso di inflazione medio del periodo».
Questo vuol dire una riduzione del gruzzolo depositato sui Btp che arriva a superare il 20% se si guarda a un periodo molto lungo, di dieci anni. Ci sono tuttavia strade alternative. A limitare l’effetto inflazione sono, per esempio, i bond indicizzati all’inflazione come i Btp Italia che ricalcolano periodicamente il valore del rendimento includendo l’effetto caro vita nella cedola. Il tema, che ignorano in tanti, riguarda anche i risparmi degli italiani che sono fermi sui conti correnti. Un problema attuale perché il rincaro dei prezzi, se sarà duraturo, senza una robusta crescita e senza un aumento dei salari, rischia di impoverire tutto il Paese. Senza che nemmeno ce ne accorgiamo.