Il Messaggero, 21 novembre 2021
A pomodori l’Italia batte la Cina
Strano mondo quello dell’agricoltura. Appena tre-quattro mesi fa il maltempo e le difficoltà logistiche causate dalla pandemia sembravano aver messo in ginocchio l’industria della trasformazione del pomodoro. Invece l’inusuale clima col caldo che si è protratto fino a metà ottobre ha permesso l’exploit in campagna dell’oro rosso e adesso, a chiusura della raccolta 2021, l’Italia conquista il proprio record di produzione (sei milioni di tonnellate di prodotto trasformato, in crescita del 17% rispetto al 2020) e nel ranking mondiale supera nettamente il gigante Cina. È seconda solo agli Usa, in uno scenario caratterizzato da una produzione che, a livello mondiale, è rimasta stabile. Addirittura, è prima assoluta nella produzione di derivati del pomodoro (passate, polpe, pomodorini, pelati e concentrato) destinati direttamente ai consumatori finali per i quali l’italianità è garanzia di qualità e bontà.
I DATI PER REGIONI
Il 15,6% della produzione mondiale di pomodoro trasformato e il 53% di quello europeo sono Made in Italy. Il nostro primo competitor europeo la Spagna ne produce meno della metà dell’Italia. «È stata – commenta Marco Serafini, presidente di Anicav, l’associazione degli industriali del settore – una campagna molto positiva non solo in termini quantitativi, ma anche per l’eccellente qualità del pomodoro trasformato, nonostante le aziende abbiano dovuto far fronte a rincari dei costi industriali senza precedenti. Questo ci consentirà di avere di nuovo scorte sufficienti a soddisfare la domanda di mercato dopo il totale azzeramento dei magazzini dovuto all’emergenza sanitaria». Nel dettaglio, i dati rilevati da Anicav, indicano al Centro Sud 2,96 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato (+22,3% sul 2020), mentre al Nord il trasformato finale si è attestato intorno a 3,09 milioni di tonnellate (+12,8% sul 2020). Un sensibile aumento derivato dalla maggiore superficie messa a coltura (oltre 71mila ettari, l’8% in più rispetto all’anno scorso) e da una migliore resa agricola (più di 85 tonnellate per ettaro).
IL TAVOLO AL MINISTERO
I dati economici saranno presentati all’assemblea annuale del 2 dicembre, ma da una prima stima ufficiosa, il fatturato del comparto pomodoro per il 2021 dovrebbe aggirarsi intorno ai 3,7 miliardi di euro, grazie soprattutto alle buone performance del settore della ristorazione fuori casa che, durante la pandemia, aveva subito i maggiori contraccolpi. Si stima in leggero aumento anche l’export (1,8 miliardi di euro) a conferma della forte caratterizzazione internazionale del comparto: più della metà delle produzioni, infatti, è destinato al mercato delle esportazioni. Di questa poco meno del 70% in Europa (Germania, Francia e Regno Unito i primi clienti). Ovviamente non mancano i problemi per un comparto che impiega 10 mila addetti fissi e 25 mila stagionali. Per questo in settimana giovedì 25 si insedia al ministero dell’Agricoltura il tavolo pomodoro, come già avvenuto con gli altri due prodotti top dell’agroindustria italiana: il vino e la pasta. Tra le priorità in agenda, il sostegno al comparto e la tracciabilità e l’etichettatura d’origine «a testimonianza spiega Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – del nostro totale impegno a favore della massima trasparenza e tutela dei consumatori». «I nostri imprenditori, indipendentemente dagli obblighi di legge, hanno sempre indicato in etichetta l’origine del pomodoro utilizzato e continueranno a farlo garantisce De Angelis – proprio perché pelati, passate, polpe, pomodorini e tubetti di concentrato che troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati sono ottenuti da pomodoro 100% italiano di alta qualità». «Solo con il coinvolgimento di tutte le rappresentanze agricole e industriali della filiera conclude De Angelis – si potrà darà univocità all’azione programmatica indispensabile per sostenere e riconoscere il giusto peso ad un settore così strategico del nostro Paese».