Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 21 Domenica calendario

Washington teme che Putin stia per portare un attacco in Ucraina

L’intelligence britannica e quella di Washington hanno buoni motivi per temere che Putin stia per portare un attacco in Ucraina. Si potrebbe trattare di una nuova violazione di frontiera, forse di una mossa diretta sul governo di Kiev per installare al potere un leader amico, o più semplicemente l’apertura di un corridoio che dal confine orientale dell’Ucraina porti alla Crimea. A rinforzare quest’ultimo sospetto c’è stato un invio di truppe russe a Cape Opuk, presso il confine orientale della Crimea.
L’ALLARME
I servizi degli Usa e della Gran Bretagna non vedono ancora una decisione finale formulata dal governo moscovita, ma ammoniscono che lo stato di allarme è molto alto, e richiede un coordinamento immediato tra le forze alleate sul fronte occidentale. I vertici della diplomazia statunitense sono tutti dispiegati in Europa a questo scopo. Il direttore dell’intelligence Usa Avril Haines giovedì ha lasciato Bruxelles dopo essersi consultato a riguardo con l’ambasciatore presso la Nato. Il giorno dopo era a Varsavia per incontrare il premier polacco Mateusz Morawiecki e discutere della necessità di vigilare sul fronte orientale della coalizione Atlantica. A metà di novembre il capo della Cia William Burns si era recato a Mosca per ammonire il locale governo che un’eventuale nuova violazione dei confini in Ucraina avrebbe generato una risposta compatta e decisa da parte dei paesi membri della Nato. La determinazione tra i partner è però tutt’altro che scontata. Putin ha approfittato, come altre volte in passato, della crisi regionale che si è venuta a creare in Bielorussia con l’allarme per gli esuli medio orientali incoraggiati dal presidente Lukashenko a dirigersi verso il confine con la Polonia, e poi abbandonati nel gelo delle terre di confine. Mentre Polonia e il resto dell’Europa rispondevano all’emergenza, migliaia di soldati russi sono stati dislocati al confine con l’Ucraina e hanno iniziato esercitazioni militari che hanno immediatamente sollevato la preoccupazione del governo di Kiev. Il momento non potrebbe essere più propizio per le ambizioni espansioniste del presidente russo.
LA CRISI
La crisi dell’approvvigionamento energetico pone molti dei paesi europei a rischio di passare un inverno molto freddo, se la Russia dovesse decidere di chiudere i rubinetti del gasdotto che attraversa l’Ucraina prima di entrare nella Slovacchia e poi in Austria. Prove di questa strategia sono già state effettuate a fine ottobre, con il risultato di far schizzare in alto le quotazioni del gpl. La leva è tanto efficace da essere stata usata anche da Lukashenko questa settimana a proposito del gasdotto che attraversa la Bielorussia e la Polonia per finire in Germania.
I paesi della comunità ricevono dalla Russia il 41% del gas naturale che riscalda le abitazioni dei paesi membri, e la posizione di ricattabilità è evidente. Gli Usa vorrebbero vedere un fronte occidentale unito rispetto alla minaccia di un nuovo ingresso della Russia in Ucraina, ma sanno che una unità granitica è improbabile. È stato lo stesso Biden lo scorso maggio a benedire l’accordo per l’aumento delle forniture di gas dalla Russia alla Germania, quando il presidente degli Usa ha ritirato le sanzioni che pendevano sul completamento del gasdotto Nord Stream2. Washington non può oggi reagire con sorpresa se Berlino non è pronta a gettarsi a piè pari nel confronto duro con Mosca, come accade per diversi altri alleati. È anche per questo che il congresso statunitense si sta preparando ancora una volta ad agire con misure unilaterali. Venerdì il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov si è incontrato a Washington con il collega Lloyd Austin, al quale ha chiesto maggiori forniture militari. Nello stesso giorno il capo della commissione senatoriale per gli Esteri, il democratico Bob Menendez, ha presentato un progetto di sanzioni economiche che colpirebbero le aziende coinvolte nel Nord Stream2, funzionari russi e debito sovrano, nel caso di una nuova violazione territoriale in Ucraina.