Il Sole 24 Ore, 21 novembre 2021
Piazza Affari, 49 miliardi di profitti
Inaugurato all’insegna delle mille incertezze, il 2021 che si avvia ormai alla conclusione potrebbe consegnare alle big di Piazza Affari, e di riflesso agli investitori che le hanno inserite in portafoglio, l’ennesima sorpresa positiva: il monte utili più alto mai raggiunto nella storia del listino milanese. Sarebbe un «regalo» ancora più prezioso, perché del tutto inatteso soltanto dodici mesi fa quando il mondo si interrogava sulle conseguenze dei blocchi causati dalla diffusione di Covid. A confermare una tendenza che si stava già delineando a metà anno sono stati i bilanci trimestrali appena pubblicati dalle società quotate sulla Borsa milanese, che aggiornano la situazione ai primi nove mesi dell’anno e che hanno evidenziato un balzo dei profitti di circa l’80% rispetto allo stesso periodo del 2020.
I confronti più significativi vanno tuttavia effettuati con gli anni precedenti la pandemia, ma anche sotto questo aspetto la situazione è confortante e le stime elaborate per Il Sole 24 Ore da Intermonte parlano chiaro: nel 2021 le società che compongono l’indice Ftse Mib dovrebbero totalizzare utili ricorrenti netti per 49,3 miliardi di euro, un valore che non soltanto va a migliorare dell’83% quanto registrato nell’esercizio passato, ma arriva anche a superare del 12% i quasi 44 miliardi del precedente record che risale al 2019. E se l’avanzata rispetto al 2020 va sicuramente letta alla luce prima dello stop improvviso causato a produzione e consumi dalla diffusione della pandemia, poi dell’altrettanto robusto rimbalzo inscenato dalla crescita economica nei trimestri più recenti, i paragoni con gli anni che lo hanno preceduto parlano invece da soli.
Segnali di rallentamento?
Una volta tirate le somme per il 2021 è però altrettanto opportuno chiedersi se questo exploit possa avere seguito, e per capire in quale misura la dinamica attuale dei profitti sia sostenibile nel medio termine una mano la può dare già l’analisi dei dati trimestrali che le società quotate hanno appena consegnato al mercato. Come spesso avviene in questi casi, le sorprese positive hanno prevalso e circa il 53% delle società seguite a Piazza Affari da Intermonte (sono 72 e valgono oltre il 90% della capitalizzazione dell’intero listino) ha pubblicato utili superiori rispetto alle attese, contro il 10% che ha fornito dati deludenti e il 37% sostanzialmente in linea. Pur indicando una percentuale superiore alla media registrata negli ultimi 20 trimestri (che si attesta attorno al 46%), il primo valore è anche in declino rispetto a quanto rilevato in precedenza e rappresenta quindi un potenziale segnale di inversione di tendenza, se non proprio di allarme.
Ulteriori considerazioni si possono trarre dalla lettura dello spaccato settoriale delle performance, che offre un quadro non certo uniforme. A fare la parte del leone, come era lecito attendersi vista la fiammata registrata dalle materie prime, sono stati i titoli legati all’energia. «Società esposte ai prezzi dei prodotti petroliferi come Eni e Tenaris hanno conseguito ottimi risultati nel trimestre, ma sono arrivate buone indicazioni anche dalle banche, dal risparmio gestito e dalle assicurazioni», osserva Alberto Villa, responsabile dell’Ufficio Studi di Intermonte, sottolineando come al contrario vi siano stati segnali meno positivi nel settore delle telecomunicazioni e dal tono misto nell’ambito degli industriali.
In cerca di conferme
Anche escludendo dal computo l’exploit legato al mondo dell’energy, le revisioni al rialzo dei profitti che gli analisti hanno operato da inizio anno sulle società di Piazza Affari valgono comunque il 24,7% per l’esercizio 2021 e il 16,9% per il 2022 e rappresentano per il momento un’indicazione confortante, che necessita però di una conferma. «Dopo un anno da incorniciare i segnali di rallentamento iniziano a essere evidenti, soprattutto fuori dall’Italia», avverte Villa, puntando in particolare l’attenzione sul tema più dibattuto del momento, quello che ruota attorno alla natura più o meno temporanea dell’impennata dell’inflazione che ha seguito la ripresa delle attività post-Covid.
«Sarà cruciale capire quale impatto eserciteranno sui bilanci societari l’aumento dei costi delle materie prime e le difficoltà che si riscontrano nella catena di approvvigionamento, soprattutto nel settore industriale e dei beni di consumo», indica Villa, che conserva comunque una visione moderatamente ottimista sull’argomento. «L’assorbimento di questi eccessi dovrebbe consentire una fase tutto sommato ancora positiva, pur con una crescita degli utili più moderata», aggiunge l’analista, invitando anche a considerare «il sostegno offerto da un orientamento ancora fortemente espansivo delle politiche monetarie e fiscali».
Così, secondo le proiezioni di Intermonte, il valore degli utili realizzati dalle principali società di Piazza Affari sembra destinato ad aumentare ulteriormente nel corso del prossimo anno fino a sfiorare i 55 miliardi. Non sarà forse l’avanzata arrembante di questo 2021, ma si tratta pur sempre di un incremento annuo superiore al 10% che, se confermato, darebbe un importante segnale di continuità e di sostenibilità di quel ciclo avviato sulle ceneri della pandemia.