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 2021  novembre 21 Domenica calendario

Le azioni d’oro di Moderna. Il ceo ha intascato 200 mln

Appena ha capito che il suo vaccino avrebbe invaso il mondo, debellato dal Covid, Stephane Bancel, l’amministratore delegato di Moderna, non ha perso un attimo. Si è messo a vendere le sue azioni di Moderna approfittando dell’esplosione dei prezzi di Borsa del titolo. E a piccole dosi, mille-duemila azioni per volta, settimana su settimana, ha ceduto sul mercato in un solo anno, il 2021, la bellezza di oltre 1 milione di azioni per un controvalore medio di oltre 200 milioni di dollari. Tutti finiti nel suo portafoglio personale.
In realtà da scaltro giocatore di poker ha cominciato a sbarazzarsi di parte dei suoi titoli già nell’estate del 2020 quando Moderna aveva cominciato i trial di sperimentazione, confidando nella successiva autorizzazione dei regolatori. E così avvenne, scommessa vinta, con un bel tornaconto personale. Che è solo l’antipasto della mega-ricchezza che Bancel finirà per portare a casa anche finita la pandemia.
Oggi, nonostante i continui alleggerimenti di portafoglio, il Ceo di Moderna possiede il 3,7% della società. Sono 15 milioni di azioni che ai prezzi attuali (243 dollari per azione) fanno 3,6 miliardi di dollari di patrimonio personale. Erano ben 7,2 miliardi l’estate scorsa quando Moderna ha toccato i valori massini di ben 484 dollari per azione. Ma Bancel ha ancora armi nel suo arco. Dispone tuttora di stock option per 788 milioni, cresciute dai “soli” 95 milioni pre-pandemia. Potrà trasformarle in azioni in futuro, dal valore assai più elevato rispetto ai prezzi di assegnazione. Ora, complice le stime abbassate dalla società sulle future vendite, il prezzo si è pressoché dimezzato, ma resta ben 10 volte più alto da quando è partita la cavalcata in Borsa a inizio pandemia con l’azione che valeva solo 20 dollari.
Del resto il vaccino anti-Covid è stata l’occasione della vita per Moderna: prima non aveva di fatto ricavi e aveva cumulato perdite dal 2016 al 2019 per oltre 1,3 miliardi, oggi ha ricavi per 11 miliardi con utili per oltre 7 miliardi.
Ma la scoperta del siero ha portato grandi benefici anche ai fondatori di BionTech, che condivide con Pfizer ricavi e utili del loro vaccino. Lo scienziato di origini turche Ugur Sahin, a capo di BionTech, non si è lasciato però ingolosire, contrariamente a Bancel, dai guadagni immediati. Dalla sperimentazione e poi immissione sul mercato non ha mai toccato il suo pacchetto di azioni BionTech. Che è un pacchetto sostanzioso: 41 milioni di titoli che sono il 17,2% della società. Ebbene Sahin guarda al lungo termine. Quelle azioni valgono oggi 10,8 miliardi di dollari. Prima del vaccino il patrimonio in azioni di Sahin valeva “solo” 1,2 miliardi di dollari. Del resto BionTech è passata dalla perdita per 200 milioni nel 2019 a 13 miliardi di ricavi e ben 10 miliardi di utili.
Chi si è fatto ingolosire da guadagni immediati, come il ceo di Moderna, anche solo per una volta, è Albert Bourla, il potente ad di Pfizer. A novembre del 2020, nel giorno in cui la stessa Pfizer ha annunciato i risultati positivi della sperimentazione del vaccino, Bourla ha venduto azioni Pfizer per un valore di 5,56 milioni di dollari di incasso. Non un gesto opportuno. Da allora Bourla non si è più mosso. Conserva tuttora 124 mila azioni Pfizer. Poca cosa, ma ha visto il suo pacchetto di stock option lievitare da 3 milioni di pezzi a 19 milioni. Stock option che diventeranno azioni e che potranno essere vendute sul mercato.
Chi non è stato beneficiato (per ora) dalla scoperta del siero salva-vita sono AstraZeneca e Johnson&Johnson. La loro decisione di vendere a prezzi di costo il vaccino non ha avuto impatto né sui conti, né sui valori di Borsa. Addirittura AstraZeneca ha chiuso l’ultima trimestrale in perdita. Dunque per Pascal Soriot, il Ceo dell’azienda anglo-svedese, non c’è stata grande occasione di trading sui titoli della società. Ma ora ci si attende la riscossa. L’azienda ha già fatto sapere che venderà in futuro a prezzi non più di costo, dato che secondo AstraZeneca ormai la pandemia si è trasformata in endemia e quindi non si sente più vincolata dall’accordo con l’Università di Oxford, che ha messo a punto il vaccino di non farne un’occasione di profitto durante la fase pandemica.
Si vedrà cosa farà il vertice di AstraZeneca con le proprie azioni in portafoglio, quando le nuove vendite a “prezzi di mercato” porteranno la marea di ricavi e utili di cui hanno beneficiato gli altri.