Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 21 Domenica calendario

Claudia Gerini debutta da regista. Intervista

Emma è una donna tormentata ma al tempo stesso è una terapeuta professionista e, mentre corre sul suo tapis roulant, fa counseling online, illudendosi di fuggire dai suoi problemi e dal suo passato. E se da una parte il lavoro la gratifica, dall’altra la sua esistenza scorre in un sottile e precario equilibrio. Equilibrio che si incrinerà ben presto.
Tapirulàn è il film, in uscita la prossima primavera, di cui Claudia Gerini è non solo protagonista ma anche, per la prima volta, regista. «Ilcounseling online è una consulenza psicologica – spiega l’attrice-regista – Una sorta di pronto soccorso cui ricorrono le persone in certi momenti cruciali di crisi, di disagio emotivo, per avere un aiuto immediato, che si può ottenere semplicemente grazie a un app. Emma è quindi una donna iper connessa e lo fa da casa, in una condizione di autoreclusione. La sua vita è molto connessa, e al tempo stesso disconnessa nei confronti di vere e proprie, tangibili relazioni umane e sociali».
Perché proprio sul tapis roulant?
«È una runner molto allenata e la corsa la aiuta a concentrarsi, a focalizzare le idee. Mentre corre parla con le persone, le ascolta e dà risposte. Il correre sviluppa endorfine e chi corre tanto, se non lo fa tutti i giorni, va in crisi di astinenza. Si scoprirà, poi, che Emma ha subito un trauma e per questo ha scelto di vivere chiusa in casa, da sola. Un piccolo appartamento pieno di grandi finestre vetrate che si affacciano su un parco: lei guarda la vita che scorre fuori attraverso i vetri. Una spettatrice della vita degli altri. Un difficile equilibrio mentale che verrà sconvolto quando busserà alla sua porta la sorella minore (interpretata da Claudia Vismara ndr) che, dopo venticinque anni di silenzio, le compare davanti con una richiesta insostenibile. I ricordi che sembravano assopiti costringeranno Emma ad affrontare finalmente il suo passato».
Perché ha scelto questa storia per esordire da regista?
«In realtà ero stata approcciata dagli autori della sceneggiatura, Antonio Baiocco e Fabio Morici, per esserne la protagonista. La storia mi era subito piaciuta e ho deciso di fare un passo avanti e dirigermi in prima persona. Ho assunto una responsabilità maggiore. È un compito più difficile ed entusiasmante, ma mi sono circondata di persone professionali, con cui mi confronto. Partecipo anche alla produzione: è un film indipendente a basso costo, si svolge tutto in un luogo e anche psicologicamente mi sembra di poterlo governare».
Come si è preparata al ruolo attoriale?
«Tutte le volte che interpreto un personaggio che svolge un determinato mestiere, lo studio attentamente. Per esempio, nel film La sconosciuta diretto da Tornatore, impersonavo una creatrice di gioielli, quindi ho imparato a gestire la materia, ma anche se impersono una violoncellista cerco di imparare quanto meno a tenere in mano lo strumento, oppure la tennista devo saper usare una racchetta... Stavolta mi sono molto allenata fisicamente come runner: recitare mentre corri non è facilissimo».
Una runner psicologa...
«Qui ho attinto alla mia esperienza. Sono andata per almeno 6 o 7 anni in analisi, quando mi sono separata da mio marito e in vari altri momenti della mia vita, trovando un supporto valido in chi mi analizzava. L’analista stesso ha i suoi problemi personali, le sue paure, ma li mette da parte e offre al paziente un ascolto totale. In questo momento abbiamo tutti bisogno di ascolto. Abbiamo vissuto in uno stato di isolamento e di comunicazione globale col resto del mondo grazie ai social. Ma ritrovarsi insieme fisicamente, potendo usare tutti e cinque i sensi e non limitandosi al rapporto virtuale, è tutt’altra cosa. Emma dovrà uscire dal suo isolamento».
Neo-regista, ma soprattutto attrice.
«Il mio punto di riferimento è sempre stato Monica Vitti, bella, magnetica, ironica... ho amato tutto di lei, dai ruoli drammatici a quelli comici, è sempre stata capace di esprimere le più disparate sfumature interpretative. Un’icona del nostro cinema».
E quale personaggio sogna di poter, prima o poi, incarnare?
«Beh, Filumena Marturano! Quale attrice non sogna di interpretarla?».