Corriere della Sera, 21 novembre 2021
Un’operazione militare della Ue contro Minsk
Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia, ha dichiarato guerra alla Unione Europea. Non è una guerra tradizionale con forze combattenti e bombardamenti dal cielo o dal mare. È una guerra ibrida, come sono stati chiamati dal 2011 i conflitti in cui le forze in campo (fra cui allora quelle del libico colonnello Gheddafi) ricorrono soprattutto ad armi cibernetiche che possono sconvolgere o distruggere l’intero sistema operativo dell’avversario.
Ma nel caso di Lukashenko l’arma è inconsueta: una massa di esseri umani che il dittatore bielorusso riesce a muovere sulla sua scacchiera per costringerli ad entrare in Paesi (soprattutto Lituania e Polonia) che appartengono alla Unione Europea. Vuole punire la Ue per avere adottato sanzioni contro la sua persona quando si era brutalmente sbarazzato dei suoi avversari politici, e lo fa costringendo alcuni suoi membri ad accogliere un numero incalcolabile di esuli che provengono soprattutto dal Medio Oriente e che peseranno d’ora in poi sui bilanci dei Paesi in cui verranno accolti. Credo che a questa guerra ibrida si debba rispondere con una operazione militare e che questa operazione spetti alla Ue. Se fosse lasciata alla Polonia sarebbe soltanto l’ennesima guerra di uno Stato per la propria indipendenza e sopravvivenza. Se fosse gestita dalla Ue, invece, dimostrerebbe che l’Europa può difendere se stessa ricorrendo, se necessario, alle armi.
Questa esigenza fu avvertita sin dai primi passi di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi verso l’unificazione dell’Europa all’inizio degli anni Cinquanta. Dalla Comunità Europea del carbone e dell’acciaio, creata nell’aprile del 1951, nacque una nuova iniziativa. I 6 Stati sapevano che la loro creatura aveva bisogno di un esercito e ne prepararono le condizioni con la formazione di una Comunità Europea di Difesa. Ma i tempi non erano maturi e il progetto si scontrò nel Parlamento francese il 30 agosto 1954 contro una innaturale combinazione di comunisti e nazionalisti. Il progetto fu abbandonato ma non dimenticato, e ogni sforzo si concentrò da allora sulla creazione di una Europa economica e sociale. I risultati sono stati straordina-riamente positivi. Abbiamo una Unione che ha progressivamente allargato le sue competenze e rafforzato le sue istituzioni. Ma quanto più l’Ue è forte ed efficace, tanto più è necessario dotarla di un esercito; e un esercito è credibile soltanto se può dare una dimostra-zione della sua esistenza. Oggi l’occasione esiste. Lukashenko è un dichiarato nemico della Ue e non perderà occasione, se lo lasciano impunito, di colpire l’Ue con tutti i mezzi di cui dispone. Un’opera-zione militare, se realizzata con le migliori forze dei suoi membri, avrebbe due risultati: darebbe ai bielorussi una occasione per costruire uno Stato democratico e dimostrerebbe che, se necessario, l’Ue può difendersi con le armi.
P. S. Non piacerà alla Russia, ma il Cremlino non ama Lukashenko e probabilmente si limiterà a disapprovare l’accaduto.