Corriere della Sera, 20 novembre 2021
Intervista Lech Walesa
Non ha torto Varsavia. Ma anche Minsk ha qualche ragione. Tra i due litiganti, ovvio, è Mosca a godere. Per fortuna c’è ancora Angela Merkel a cercare una soluzione alla crisi al confine tra Bielorussia e Polonia dove migliaia di migranti premono e muoiono al gelo nel tentativo di entrare in Europa: Lech Walesa, 78 anni, è in Italia, a San Pellegrino Terme (Bergamo), per mettere il peso della sua popolarità e del suo Premio Nobel per la Pace al servizio dell’Ambassador Day, sodalizio di imprese a sostegno della ricerca contro le malattie rare e, in particolare, la sindrome Kabuki. Ma la passione politica accende, dietro le lenti gialle dei suoi occhiali, lo sguardo di chi sa di appartenere già alla Storia.
Insomma, in questa contesa internazionale comprende le motivazioni sia del premier polacco, Mateusz Morawiecki, sia del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko?
«La Bielorussia cerca di far passare migliaia di profughi per destabilizzare l’Unione Europea. La preoccupazione di Moraviecki è fondata: l’Europa non può accogliere milioni di migranti. Ma il punto è perché tutte queste persone cercano di entrare? Il motivo è che le diseguaglianze tra i popoli sono troppo forti. E le masse si comportano secondo il principio fisico dei liquidi: se i dislivelli sono eccessivi, si rompe l’equilibrio e si aprono le cascate del Niagara. I compiti dei politici di oggi e di domani è di ridurre le enormi differenze che il vecchio sistema ha creato fra i Paesi. Ci arriveremo, forse, con la globalizzazione».
E in questa crisi qual è, secondo lei, il ruolo di Vladimir Putin?
«Di base la Russia è ostile all’Unione Europea, perché è il principale ostacolo al suo desiderio di riconquistare le repubbliche perdute. Questo lo possiamo intuire. Ma non sappiamo esattamente quali siano gli obiettivi di Lukashenko e di Putin».
Morawiecki ha accusato Merkel di legittimare il regime di Minsk trattando con Lukaskenko.
«Non sono d’accordo con Moraviecki su tante questioni e neppure su questa. I politici polacchi al potere oggi sono deboli, mentre Angela Merkel è una buona negoziatrice e sta cercando di fare del suo meglio».
Tra poco non si potrà più contare su di lei. Come vede l’Europa del dopo Merkel?
«Non so come sarà l’Europa senza di lei, ma certamente non sarà migliore. La sua politica è stata in generale molto positiva anche per la Polonia».
Tuttavia i rapporti tra Varsavia e Bruxelles non migliorano: s’immagina una Polexit?
«Assolutamente no. Perché anche se i governanti polacchi sono euroscettici, il popolo vuole restare nell’Unione».
Però aumentano le distanze in materia di diritti civili, di libertà, di separazione dei poteri e sull’indipendenza dei giudici.
Il caos al confine
«Capisco Morawiecki sui migranti, ma il punto è che ci sono troppe diseguaglianze»
«Ci siamo battuti negli anni passati per far includere nella carta costituzionale le basi dei diritti principali. E ci eravamo riusciti con Solidarnosc. Ora le nuove classi politiche al potere le stanno distruggendo».
Le donne polacche manifestano contro la riforma della legge sull’aborto, che intende escludere la malformazione grave del feto dai casi autorizzati. Non sembra eccessivo anche a un cattolico praticante?
«Oggi ho quasi 80 anni. Il tema dell’aborto non è più per me. Vorrei che tornassimo alla legge adottata ai miei tempi: era equilibrata e aveva messo tutti d’accordo».
Che cosa dice allora delle nuove norme che chiudono la strada in Polonia alla restituzione dei beni confiscati agli ebrei durante l’occupazione nazista e sotto il regime comunista?
«Gli ebrei che abitavano in Polonia a quei tempi non ci sono più. Ci sono i loro discendenti, ma le guerre hanno demolito i palazzi e ne sono stati costruiti di nuovi. Anche ai miei tempi si cercava una soluzione, ma è difficile. Io proposi di restituire il cento per cento agli ebrei superstiti, la metà ai loro figli, un quarto ai nipoti, e poi basta. Il resto è nelle mani del Signore».
A proposito, il suo ricordo più forte di papa Wojtyla?
«Ne ho tanti. Abbiamo avuto molti incontri e ognuno era diverso. Cercavo di farlo ridere, a volte ci riuscivo. Una proprio no».
Perché?
«A lui piaceva molto mia moglie e le disse: ma come fai a resistere con quest’uomo? E io intervenni: allora, Santità, non devo prendermene una più giovane? Non apprezzò la battuta: ma che dici, figliolo?».
Con papa Francesco?
«L’ho incontrato all’inizio. Lo Spirito Santo sceglie sempre il Papa giusto al momento giusto. Francesco ha il compito di fare pulizia nella Chiesa. Ai tempi del comunismo bisognava invece nascondere gli scandali per non indebolire il Vaticano».
Il ricordo di Wojtyla
«Cercavo di farlo ridere, ma una volta presi in giro mia moglie e lui non apprezzò»
Com’è la sua vita adesso?
«Simile a quella passata. Continuo a fare quello che facevo prima. Solo che una volta sono stato in galera, una volta presidente della Polonia e poi ex presidente. Sì, ora ho tanti figli e nipoti. Sempre con la stessa moglie».