Corriere della Sera, 20 novembre 2021
Intervista a Renato Brunetta
Renato Brunetta parla da economista e, incrociando i numeri della pandemia con quelli della ripresa, parte da un ragionamento che ritiene di buon senso: «L’economia va bene e la vaccinazione va bene. Perché rischiare nuovi lockdown a causa dei no vax?».
Ministro, se scatteranno le chiusure delle zone arancioni, le limitazioni saranno solo per chi non si vaccina?
«Partiamo dai numeri. L’Italia è a 10.544, la Francia a ventimila, la Germania a 75 mila, l’Austria a 14 mila con appena nove milioni di abitanti. Da noi la situazione è tra le migliori in Europa e questo ci dà una moderata soddisfazione. Il governo Draghi ha lavorato bene e, per quanto di competenza, anche il Conte due».
E allora, perché serve un nuovo decreto anti-Covid?
«Se noi, con l’economia tutta aperta, abbiamo meno casi degli altri, il merito è della strategia del green pass del governo Draghi. Il vantaggio non è solo su ospedalizzazioni, terapie intensive, contagiati e morti, ma sull’economia. Il tasso di crescita al 6,2% è il doppio della Germania, cosa mai successa».
Insisto. Se il green pass funziona perché cambiare? Quali sono i numeri che spaventano il governo?
«Imponendo il green pass a tutto il mondo del lavoro abbiamo fatto la più grande strategia di politica economica. Ma il governo segue con estrema attenzione quel che accade in Italia e fuori e ascolta il grido di dolore di molte regioni. Il presidente Fedriga, vista la situazione in Austria e Germania, chiede se non sia il caso di potenziare il green pass. Non si tratta di cambiare strategia, ma di rafforzarla per non dover richiudere».
Stiamo andando verso l’obbligo vaccinale?
«La decisione non mi sembra questa, con uno zoccolo duro di irriducibili del 10% l’obbligo non risolve nulla. Che fai, gli applichi il trattamento sanitario obbligatorio? La strada è un super green pass responsabile e condiviso, per non far pagare a tutti l’egoismo di alcuni».
Dicono che Draghi sia cauto. È vero?
«Il presidente è cauto e fa bene, deve rappresentare l’equilibrio. Ma è stato in prima linea sull’estensione del green pass al mondo del lavoro, determinatissimo e non cauto. E prenderà la decisione giusta anche questa volta».
Un’altra sconfitta in vista per Salvini?
«Tranne qualche pasdaran, la Lega ha votato il decreto green pass del 15 ottobre su cui c’era stata tanta polemica. Che qualcuno abbia opinioni diverse è legittimo, ma poi c’è la fiducia e la Lega la vota».
Come funzionerà il nuovo green pass?
«Se ci saranno cambi di colore perché devono pagare tutti gli italiani vaccinati, per colpa dello zoccolo duro dei no vax, estrema minoranza, sempre più invisa? Se gli indicatori ospedalieri dovessero peggiorare, penso sia il caso di rafforzare il green pass escludendo i non vaccinati da alcune attività sociali».
La crescita
L’economia e le vaccinazioni vanno bene
Se la situazione peggiora giusto escludere i no vax da alcune attività sociali
Quali sarebbero le attività off limits?
«Ristoranti, stadi, piste da sci, teatri, cinema, discoteche. Perché far pagare a tutto il mondo del terziario urbano, della cultura, dello sport e del tempo libero con restrizioni che rischiano di ripiombarci in lockdown parziali? Vorrebbe dire costi di impresa, ristori, deficit, crisi, nuovo crollo dei consumi».
Ci saranno novità anche per il mondo del lavoro?
«Io per ora il mondo del lavoro lo lascerei col green pass standard. Con alcune eccezioni. Per esempio estendendo la terza dose alle categorie già obbligate, sanitari ed Rsa. Dovremmo puntare molto sulle terze dosi. Se trasformiamo i richiami in una nuova, grande campagna vaccinale, possiamo anche far crescere la propensione alle prime dosi».
La scuola resterà fuori dal decreto?
«La scuola ha il green pass per guariti, vaccinati e tamponati e sul super green pass per gli insegnanti bisogna riflettere col ministro competente. Oltre al personale sanitario, vedrei bene l’obbligo della terza dose per chi lavora agli sportelli nella pubblica amministrazione».
La soluzione è concedere il green pass solo a vaccinati e guariti, sul modello tedesco delle 2G?
«Se è vero che i tamponi sono stati l’elemento più discutibile, è anche vero che il sistema nel complesso ha funzionato. Noi non siamo in una situazione preoccupante come in Austria e Germania, i tamponi sono ancora il compromesso migliore. Le decisioni vanno prese con gradualità, sulla base dell’evidenza scientifica».
Cambieranno i controlli?
«Si sta ragionando su un rafforzamento complessivo del sistema dei controlli, per evitare elusioni o comportamenti opportunistici».
Lo stato di emergenza sarà prorogato, o no?
«Sta per scadere e non può essere prorogato oltre i 24 mesi. Ha dato buona prova di sé anche nei momenti più bui e se vinciamo questa fase di passaggio possiamo permetterci una riflessione. Mi piacerebbe che si potesse tornare a una situazione di normalità, attribuendo tutti i poteri straordinari a una struttura di missione di Palazzo Chigi. Sarebbe un atto di grande responsabilità, con un enorme potere simbolico».
Ne ha parlato con Draghi?
«Il governo sta riflettendo, ne ho parlato con Speranza e altri colleghi. Possiamo mantenere i poteri straordinari senza la cappa dell’emergenza. Stiamo tenendo la situazione sotto controllo. Non dobbiamo commettere errori, consapevoli dei grandi risultanti ottenuti grazie alle decisioni equilibrate del governo e grazie agli italiani».