La Stampa, 20 novembre 2021
Monnezza capitale
Primo guaio per il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Proprio sul principale impegno preso all’indomani dell’elezione: «la pulizia straordinaria» della città entro Natale. L’accordo con i sindacati dell’Azienda Municipale Rifiuti, sbandierato come «nuovo corso delle relazioni industriali», si è rivelato un boomerang. Il nuovo management scelto da Gualtieri ha deciso di riconoscere ai dipendenti che fino al 9 gennaio non si assenteranno (se non per festività e riposi previsti da leggi e contratti) un bonus di 360 euro lordi. Con tre giorni di assenza il bonus cala a 260 euro, con cinque giorni a 200 euro. Cifre in ogni caso ragguardevoli, a fronte di stipendi mensili medi di 1400 euro.«Bonus agli assenteisti», strepita il centrodestra segnando un rigore a porta vuota. Le polemiche per un premio (costo totale 3 milioni di euro) legato non a un lavoro supplementare o migliore, ma al solo fatto di non assentarsi (fraudolentemente?) hanno costretto Gualtieri a una imbarazzata difesa.Al di là del rituale richiamo alle «fake news» (ma il comunicato ufficiale sull’accordo era dell’Ama!), il sindaco ha derubricato il bonus a «normalissimo premio di produttività», specificando che incentiva solo il rinvio di ferie e altri permessi. La maldestra confezione e comunicazione dell’accordo non toglie che fosse inevitabile, per rendere anche solo titanica un’impresa altrimenti impossibile: far ripulire Roma – nel mese in cui la produzione di rifiuti aumenta ciclicamente del 30-40% – a una struttura aziendale che non riesce a tenerla pulita nemmeno in tempi normali.
L’Ama, azienda rifiuti più grande d’Europa, è una malata cronica e con diverse patologie. Ma il management che si è appena insediato su nomina di Gualtieri l’ha trovata «disastrata oltre le attese». Non c’è aspetto dell’attività aziendale che si salvi. Una raccolta regolare della spazzatura richiederebbe almeno 1000 mezzi operativi sui 1200 in dotazione. Qualche anno fa, il tasso di mezzi funzionanti era appena del 45%. Ma poi ne erano stati acquistati di nuovi, a centinaia. Tanto che l’Ama, nei documenti ufficiali, dichiara di utilizzare regolarmente quasi il 60% del parco mezzi. Ma le verifiche per approntare la pulizia di Natale hanno dimostrato che in realtà funzionano solo 4 mezzi su 10 (e nemmeno a pieno regime). Il resto è fermo nelle officine. Per riparazioni che in media raggiungono i 231 giorni nelle officine esterne e i 400 giorni in quelle interne.
Non veritieri anche i report sui servizi (spazzamento, raccolta, svuotamento cassonetti) svolti nelle strade. L’azienda non ha meccanismi interni di controllo (né tecnologico, né umano) sulle attività delle squadre che operano nei quartieri. È bastata una verifica a campione per scoprire che, dei servizi comunicati come effettuati perfettamente, circa il 50% non sono stati realizzati. Quanto alle risorse umane, su 4000 netturbini quasi 1500 hanno un’idoneità parziale. Tra gli autisti, quasi 200 su 900. Nel secondo trimestre di quest’anno, il tasso di assenteismo ha sfiorato il 15%, per oltre la metà dovuto a certificati di malattia.
Quanto allo smaltimento dei rifiuti (quelli raccolti, almeno), Roma ha solo un paio di impianti, e a regime ridotto. I proprietari (in gran parte privati) degli impianti dettano le condizioni. Inoltre basta un piccolo guasto (come ieri a Frosinone) e salta tutto. Nei cinque anni di giunta Raggi, al di là del retorico ping pong con la Regione, non un solo progetto impiantistico è stato seriamente avviato. La programmazione dei flussi è bloccata, creando un inesorabile «effetto tappo» nella raccolta.
Per togliere i rifiuti dalla Capitale, il nuovo vertice Ama ha stretto accordi con diverse città e Regioni. In primis Mantova, la cui azienda rifiuti è guidata da una vecchia conoscenza: Lorenzo Bagnacani. Manager chiamato da Torino a Roma per volere di Beppe Grillo, ma poi ostracizzato fino al licenziamento in tronco, proprio mentre approntava un piano industriale con nuovi impianti. Bagnacani denunciò pressioni di Raggi e del suo «cerchio magico» per mandare in rosso il bilancio dell’azienda. Sospettando manovre affaristiche (Ama ben gestita è una gallina dalle uova d’oro), andò in Procura. Per due volte i pm hanno chiesto l’archiviazione, ma il gip l’ha respinta ordinando nuove indagini: una perizia contabile da ampliare, venti testimoni da sentire. Proprio mentre, in campagna elettorale, Raggi rivendicava di aver «risanato l’Ama» dopo anni di malaffare e «bilanci falsi». Dunque non è solo per Gualtieri che suona la campana dei rifiuti romani.