il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2021
I diari di Adamo ed Eva scritti da Marc Twain
Anticipiamo qui stralci dei “Diari di Adamo ed Eva” di Mark Twain (1835-1910), per la prima volta editi insieme in Italia da Mattioli 1885: una irriverente “Bibbia” dello scrittore americano, che si diverte a parodiare il primo matrimonio della storia dell’umanità
Estratti dal diario di Adamo
Lunedì. Questo nuovo animaletto con quel lungo pelo me lo ritrovo sempre tra i piedi. Sta sempre lì a girarmi attorno e mi segue dappertutto. Una faccenda che non mi sconfinfera; non sono abituato alla compagnia. Vorrei che se ne rimanesse con gli altri animali… Oggi nuvoloso, vento da levante; mi sa che avremo pioggia… “Noi”? Dove ho pescato questa parola?… Ah, adesso lo ricordo – la usa quel nuovo animaletto.
Sabato. L’animaletto mangia troppa frutta. Presto ne saremo a corto. Di nuovo “Noi” – questa è una parola sua; anche mia ora, a forza di sentirla. Un po’ troppa nebbia. Io, personalmente, non esco con la nebbia. L’animaletto lo fa. Se ne va in giro qualsiasi tempo faccia, poi torna dentro pestando ovunque con i piedi sporchi di fango. E chiacchiera. Un tempo era tutto così gradevole e silenzioso da queste parti.
Lunedì. L’animaletto dice che il suo nome è Eva. Per me benissimo, nulla da obiettare. Dice che è per chiamarla quando voglio che venga. Se è per questo, era superfluo, le ho fatto… Dice che non è un “Lui”, ma una “Lei”. Una faccenda dubbia assai; comunque per me fa lo stesso; quanto è lei non significherebbe niente per me se solo se n’andasse per conto suo e non chiacchierasse.
Giovedì. Mi ha spiegato d’essere stata creata da una costola prelevatami dal corpo. Una faccenda quantomeno dubbia, se non di più. A me non manca nessuna costola… Ha un sacco di guai con la poiana; dice che l’erba non le si adatta; ha paura di non poterla allevare; pensa che fosse destinata a vivere di carne in decomposizione… Non è che possiamo sconvolgere tutti i piani per venire incontro alla poiana.
Sabato. Ieri è caduta nello stagno mentre ci si stava guardando dentro, cosa che fa in continuazione. Si è quasi soffocata, e ha detto che è stato sgradevole assai. La cosa l’ha fatta addolorare per le creature che ci vivono dentro, che lei chiama pesci, perché continua ad affibbiare nomi a cose che non ne hanno alcun bisogno e non rispondono mai quando le si chiama con quel nome, il che è una faccenda di nessuna importanza per lei, visto che in ogni caso è una tale testona. E così ieri sera ne ha tirati fuori parecchi da lì e me li ha ficcati nel letto per tenerli al caldo; ma io li ho osservati, e non m’è affatto sembrato che stessero meglio, si agitavano solo meno. Non appena cala il buio li butterò fuori dalla porta. Non dormirò più con loro, perché li trovo viscidi e sgradevoli per sdraiarcisi in mezzo quando non si ha niente addosso.
Martedì. Adesso s’è fissata con un serpente. Gli altri animali sono contenti, perché stava sempre lì a fare esperimenti con loro e li infastidiva; e anch’io sono contento perché il serpente chiacchiera, il che mi dà un po’ di respiro.
Venerdì. Dice che il serpente le consiglia di assaggiare il frutto di quell’albero e dice pure che il risultato sarà una vasta ed eccellente e nobile conoscenza. Io le ho spiegato che ci sarebbe stato anche un altro risultato – avrebbe introdotto nel mondo la morte. È stato un errore – avrei fatto molto meglio a tenermi per me quell’osservazione; a lei invece ha fatto solo venire un’idea – poter salvare la poiana malata e fornire carne fresca ai leoni e alle tigri così abbattuti. Le ho consigliato di tenersi lontana dall’albero. Ha detto che non l’avrebbe fatto. Prevedo guai. Meglio emigrare…
Il diario di Eva
Quando mi guardo indietro, il Giardino mi sembra un sogno. Era bello, straordinariamente bello, magicamente bello; e ora è perduto, e non lo vedrò mai più. Il Giardino è perduto, ma ho trovato Lui, e sono felice. A suo modo mi ama… Se mi domando perché lo amo, mi rendo conto che non lo so, e non m’importa poi tanto di saperlo… Amo alcuni uccelli per il loro canto; ma non amo Adamo per il suo modo di cantare – no, non si tratta di quello; più lui canta più la cosa non mi persuade. Fa rizzare i capelli, ma non importa; posso abituarmi ad avere i capelli dritti in testa.
Non è per il suo acume che lo amo – no, non è quello. Non è da biasimare per la sua intelligenza così com’è, perché non se l’è fatta da solo; è come Dio l’ha fatto, e tanto basta. C’era un disegno saggio dietro tutto questo, lo so. Con il tempo si svilupperà, nonostante ritenga che non accadrà immediatamente; e comunque, non c’è fretta; va bene così com’è. Non è per i suoi modi raffinati e cortesi e per la sua sensibilità che lo amo. No, ha notevoli mancanze al riguardo, ma va abbastanza bene così, e sta migliorando. Non è per la sua laboriosità che lo amo – no, non è quello… Non è per la sua istruzione che lo amo – no, non è quello. È un autodidatta, e sa davvero un sacco di cose, se non fosse che sono sbagliate.
Non è per la sua galanteria che lo amo – no, non è quello. Ha fatto la spia su di me, ma non lo condanno per questo; è una peculiarità del suo sesso, credo, e il suo sesso non se l’è fatto certo da solo. Di sicuro io non avrei spifferato sul suo conto, sarei morta piuttosto… Allora, perché lo amo? semplicemente perché è maschio, credo. È una questione di sesso, penso.