il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2021
Kyle Rittenhouse è stato assolto. Guai per Biden
Per la prima volta da quando Joe Biden è presidente, torna a farsi sentire negli Stati Uniti l’incubo delle tensioni razziali: l’assoluzione di un ragazzo bianco accusato di avere ucciso due persone e d’averne ferita una terza, – tutte bianche-, durante le proteste razziali dell’estate 2020 a Kenosha, in Wisconsin, potrebbe innescare proteste diffuse e reazioni violente. Si teme che avvenga quello che poteva avvenire se ad aprile Derek Chauvin, il poliziotto che uccise a Minneapolis George Floyd, non fosse stato condannato. Il governatore del Wisconsin Tony Evers aveva da giorni allertato la Guardia Nazionale, in attesa del verdetto.
La sentenza d’assoluzione non giunge inattesa, visto l’andamento del processo.
Kyle Rittenhouse, 17 anni al momento dei fatti, oggi maggiorenne, sparò con un AR-15 e uccise due manifestanti, ferendone un terzo, mentre Kenosha era teatro di violente manifestazioni, protrattesi per più notti, contro la polizia. Il movimento Black Lives Matter chiedeva giustizia per Jacob Blake, un afroamericano di 23 anni, a cui la polizia aveva sparato sette colpi alla schiena e che è rimasto paralizzato dalla vita in giù. Quella vicenda, e le proteste che ne derivarono, divennero un tema della campagna presidenziale: Donald Trump elogiò la polizia, Kamala Harris visitò Kenosha manifestando solidarietà ai familiari di Blake.
La giuria, che aveva già alleggerito i capi d’accusa contro Rittenhouse, è rimasta riunita per tre giorni e mezzo – il processo s’era concluso lunedì -, prima di dichiarare il giovane “non colpevole” per tutte le imputazioni. Rittenhouse, che era a Kenosha per contro-manifestare, ha sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa, in un contesto di paura e di violenza. Alcune aree della cittadina furono letteralmente messe a ferro e fuoco, vi furono ingenti danni. Il caso ha rilanciato il dibattito sul possesso delle armi e sul diritto a difendersi.
Ad attirare l’attenzione sul dibattimento, ha anche contribuito il controverso giudice che lo ha presieduto: Bruce Schroeder non considerava “vittime” le due persone uccise da Rittenhouse perché stavano partecipando alle violente proteste.