il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2021
Intervista a Giuseppe Conte
Dalla sua elezione a presidente dei 5Stelle sono passati solo tre mesi e qualcosa, ma sembrano parecchi di più. Ricostruire il M5S, tenendolo dentro il governo Draghi, sembra come correre su una salita ripida. Ma Giuseppe Conte prova a guardare più avanti: “È stata una sfida complessa fin dall’inizio, ma è importante vincerla. Non solo nell’interesse del Movimento, ma anche per affermare sempre più forte una spinta propulsiva nel quadro politico, italiano ed europeo, e tenere alta l’asticella del fronte progressista”.
Lei ha sostenuto che non sapevate della trattativa sulla Rai a Palazzo Chigi, giusto?
Ho detto che siamo stati informati all’ultimo, evidenziando prima di tutto un problema di metodo e poi di merito.
Al Fatto risulta che lei abbia inviato il vicepresidente Mario Turco a trattare. Nel M5S c’è nervosismo al riguardo.
Il senatore Turco non è stato ‘mandato’ da me, è stato chiamato a Palazzo Chigi per essere messo al corrente della lista di nomi già pronta, a poche ore dall’annuncio ufficiale, quando già circolavano le indiscrezioni sui nomi.
Turco ha chiesto correttivi?
Ha solo potuto chiedere il criterio che aveva ispirato queste proposte editoriali. Ma non gli è stata data alcuna spiegazione. Questo è uno dei vulnus di questa storia.
Lei a Piazzapulita ha definito i nuovi direttori “buoni professionisti”. La neo direttrice Monica Maggioni è citata nelle carte dell’inchiesta Open perché si sarebbe proposta al presidente della fondazione, l’avvocato Bianchi, per una guida ad interim in Rai o per un ticket con Paolo Del Brocco. Mentre a guidare gli Approfondimenti andrà Mario Orfeo: quando era direttore del Tg1, il telegiornale era nettamente sbilanciato per il Sì al referendum di Matteo Renzi, stando ai dati Agcom…
Non entro nel merito dei singoli, la cui professionalità è riconosciuta e indiscussa. Né tantomeno sono un investigatore o un giudice che vaglia le carte dell’inchiesta sin qui diffuse. Sono il leader di una forza politica che è stata votata da 11 milioni di elettori, e anche per il rispetto che devo loro ho il diritto di chiedere spiegazioni sui criteri che hanno portato a queste nomine, partite dalla premessa che la politica sarebbe rimasta fuori.
Perché non è rimasta fuori, perché tra poco si vota per il Quirinale?
Lo sta chiedendo alla persona sbagliata. Io rappresento una forza che vuole riformare la Rai per toglierla dal giogo della politica. In Senato c’è un provvedimento a firma M5S che fatica ad andare avanti perché non trova sostegno.
Magari c’entra il fatto che lei e Luigi Di Maio avete portato avanti trattative separate. Lui era favorevole a Maggioni e Sala, pare…
Le indiscrezioni sul conto di Luigi sono inverosimili, altrimenti dovremmo dire che ha danneggiato il Movimento. Non lo prendo nemmeno in considerazione, non ci sarebbe stato motivo per non informarmi. Lui tiene molto all’interesse del M5S.
L’Ad Fuortes e Di Maio si erano visti, è di dominio pubblico.
Sì, e hanno chiarito anche i temi dei colloqui, che non riguardavano le nomine.
È vero che ha chiamato il presidente Mattarella sulla Rai?
Sono all’estero, non ho sentito Mattarella.
Su Repubblica Vincenzo Spadafora l’ha accusata di aver gestito male la partita Rai e critica la scelta di non andare più sui canali pubblici.
La decisione è il frutto di una giornata di confronto con i capigruppo, delegazioni governative, gli eletti in Vigilanza Rai e i vicepresidenti. In piena coerenza con il metodo già adottato da quando mi sono insediato, ho previsto un coinvolgimento ampio e una condivisione unanime di tutti gli organi del M5S.
E con Beppe Grillo, ne ha parlato?
Ci siamo confrontati, sì.
Che ne pensa il Garante?
Potete immaginare la sua sensibilità sul punto, visto che lui sulla comunicazione ha idee molto eterodosse, e aveva invitato i parlamentari a un periodo di astinenza.
Nei 5S pensano che l’ordine verrà presto violato.
Questo è il momento di mettere da parte l’io e le pur legittime sensibilità individuali, e di riconoscersi tutti nel noi, per perseguire assieme il bene del Movimento.
Sempre Spadafora: Conte è debole e teme il dissenso.
Semmai ho un ‘debole’ per l’inclusione e il coinvolgimento. In queste settimane ho incontrato decine di parlamentari che hanno esposto le loro proposte e linee di azione. Aspetto anche i suggerimenti di Vincenzo, li ritengo preziosi per tutti ma preferirei riceverli in un incontro o in una telefonata anziché leggerli sulla rassegna stampa.
Sospetta che le nomine siano servite anche per dividere voi dal Pd?
Non ho elementi per fare questa valutazione, ma non vivo con l’assillo di incollarmi al Pd su qualsiasi vicenda – nonostante condividiamo alcune linee di azione. Il M5S splende di luce propria, ha le spalle larghe, una forte identità, tante battaglie da portare avanti per gli italiani.
Tra lei e Mario Draghi serve un chiarimento politico?
Un incontro per affrontare questo e altri temi dell’agenda politica è senz’altro opportuno.
Il M5S chiede con forza un suo relatore alla manovra in Senato al posto di Vasco Errani (Leu), e per il dem Luigi Zanda questo è un problema: “In una coalizione si sta per collaborare altrimenti si va alle urne”. Avete tentazioni di voto anticipato?
L’ho chiarito più volte e lo ribadisco: il Movimento non ha nessuna tentazione di andare al voto anticipato ma di contribuire a mettere in sicurezza il Paese e ad attuare il Pnrr. Abbiamo lavorato tanto per questo obiettivi e non li lasceremo a mezza strada.
Lei ha auspicato un tavolo sulle riforme costituzionali, ma i tempi non sembrano esserci. Tanto più che Enrico Letta ha ribadito di preferite una legge elettorale maggioritaria, mentre voi ne vorreste una proporzionale.
I margini sono molto stretti, ma dobbiamo provarci. Ancor più dopo la pandemia che ancora stiamo affrontando, non potremo permetterci governi instabili e crisi al buio; e quel confronto servirà a valutare se c’è sufficiente condivisione per una svolta del sistema elettorale in senso proporzionale, ma con un adeguato sbarramento.
Quando verrà votata la segreteria del M5S?
La prossima settimana.