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 2021  novembre 20 Sabato calendario

La pasta fresca vale 892 milioni


Soverini a Bologna, Canuti in Romagna, Piccinini in Emilia, Voltan in Friuli e Veneto, Novella in Liguria, D’Andrea in alcune province marchigiane: non c’è probabilmente mercato, quale quello della pasta fresca, con così tanti leader locali a spartirsi un primo piatto che, tra grande distribuzione e discount, sfiora gli 892 milioni di euro.
Se a dominare a livello nazionale è la triade private label, Rana e Fini, a livello locale i consumatori continuano a preferire le marche del territorio o quelle con una radicata presenza storica. Soprattutto quando si tratta di pasta fresca ripiena. «Mentre la pasta secca ha consumi piuttosto trasversali e omogenei a livello nazionale, in quella fresca il localismo resta ancora importante e ogni zona conserva le sue preferenze, soprattutto in fatto di ripieni – spiega Marcello Pennazzi, amministratore delegato del pastificio Luciana Mosconi, azienda in crescita (+32% annuo in Gdo, 34 milioni di euro di ricavi 2020) che punta su materie prime italiane e tradizione marchigiana –. Ad esempio, i nostri cappelletti ai formaggi continuano a crescere in modo interessante in Romagna mentre sopra Forlì non si vendono». Ed è solo un esempio di come le tradizioni locali resistano, e spesso si consolidino, nelle varie parti d’Italia, dove l’unità nazionale in fatto di tortellini e tortelloni sembra davvero ancora lontana.
Quel che accomuna tutto il paese è invece la passione per questi primi piatti, confermata dall’andamento delle vendite durante la pandemia. L’effetto lockdown ha premiato la Gdo, dove il sell-out ha sfiorato il 5% di aumento dando nuovo slancio al mercato. Trend confermato anche dai dati Nielsen aggiornati a settembre 2021, che mostrano come siano proseguite la ripresa dei consumi e la ricerca di prodotti più gourmet. Infatti a crescere sono stati soprattutto “tortellini & affini”, che generano il 60% delle vendite e che negli ultimi 12 mesi hanno registrato un +6% a valore. Ma ci sono tipologie di prodotti che sono volate oltre il +20%, come quelli con ripieni ai formaggi, di vitello o a base di pesce.
Su questi ultimi ha puntato il Raviolificio Scoiattolo, oggi leader nelle private label (80% dei 40 milioni di euro di fatturato), per perseguire l’obiettivo di imporre il proprio brand aziendale. Per sostenere lo sviluppo anche all’estero (65% delle vendite) l’azienda delle famiglie Di Caro-Guerra ha investito 2 milioni di euro nello stabilimento di Lonate Ceppino e ora ne destina altri 10 alla costruzione di un secondo polo produttivo i cui lavori sono al via.
Espansione della produzione anche per Il Pastaio di Brescia, che, a gennaio inaugurerà la nuova linea di produzione, costata 3 milioni di euro, e gli impianti di cogenerazione per l’uso di fonti rinnovabili. «Un potenziamento a supporto dei nostri obiettivi di crescita nella Gdo sia in Italia che all’estero, dove realizziamo metà dei nostri 38 milioni di euro di fatturato» afferma Roberto Zampedri, della direzione commerciale dell’azienda. Se le private label valgono il 70% dei ricavi, il restante 30% si deve al brand Patarò, oggetto di un recente restyling e di un arricchimento dell’offerta con gnocchi gourmet e con patate lombarde, che giocano in un segmento interessante (oltre 148 milioni di euro di vendite), e con nuove segmentazioni, dai prodotti ripieni a quelli per bambini.
«È proprio il dinamismo delle aziende a trainare l’espansione del mercato della pasta fresca, in tutti i segmenti» sottolinea Perazzi. L’innovazione di prodotto, l’aumento dell’assortimento a scaffale, l’apertura di nuovi mercati all’estero e l’acquisizione di nuovi clienti della Gdo sta trainando le vendite di molti competitor, con aziende che segnano aumenti a due cifre, come Bocon, Maffei, Luciana Mosconi, Il Pastaio di Brescia e Master.
Anche la riapertura di bar e ristoranti crea nuovi spazi di crescita. «Con l’estate il mercato del fuoricasa è ripartito alla grande confermando come la pasta, compresa quella fresca, sia strategica per l’offerta dei locali – spiega Massimiliano Bacchini, direttore commerciale di Surgital, market leader da oltre 60 milioni di euro con il 70% del business realizzato nell’horeca –. A questo segmento sono dedicati i nuovi 4mila mq dello stabilimento di Lavezzola con nuove linee produttive, all’avanguardia. Un investimento oneroso, proseguito nonostante la crisi dettata dalla pandemia, e che ci permetterà di rispondere a una domanda che ci aspettiamo continuerà a crescere in tutto il mondo».