ItaliaOggi, 20 novembre 2021
Periscopio
«Pinocchio» è uno dei pochi libri italiani tradotto davvero in tutto il mondo, ma ormai lo leggono in pochi. «Cuore» di De Amicis invece non lo legge più nessuno. Il Risorgimento non è di moda, i buoni sentimenti neppure. Ed è un peccato. Aldo Cazzullo. Corsera.
Il movimento che si dichiarava nemico della politica si era sempre distinto nel negare durata agli incarichi. In origine, però: a quell’epoca i capigruppo circolavano perfino mensilmente. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno commesso quantomeno un errore grave di presunzione, hanno scelto candidati deboli e poco noti, pensando che bastasse la loro di forza per convincere i cittadini a votarli. Se questo può essere vero a livello nazionale, non vale certamente sul territorio. Giuliano Urbani, politologo, tra i fondatori di FI, più volte ministro nei governi Berlusconi. Alessandra Ricciardi. ItaliaOggi.
I rapporti di Draghi con alcuni ministri sono pressoché glaciali. A uno di questi, peraltro tra i più autorevoli, dopo giorni di attesa per un appuntamento, ha concesso solo otto minuti, per poi avvertirlo che aveva trenta secondi per concludere. Tipo quiz. Probabilmente ha ragione, perché non c’è tempo da perdere con lo spread che sale a razzo. Segnale, purtroppo inequivocabile, dello stato comatoso in cui si trova l’Italia, tenuta in vita solo dalla terapia a base di ossigeno dei massicci acquisti di titoli di Stato da parte della BCE. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Un esempio recente dell’estremismo politically correct è la pressione social sul ddl Zan che ha portato il Pd a preferire che la legge rischi di non passare, piuttosto che accettare di intavolare una trattativa in parlamento che la avrebbe modificata e portata a casa. Chi provava a dissentire, veniva sottoposto alla gogna. Un giustizialismo pregiuridico in cui bastano poche parole per essere tacciati di razzismo, sessismo, omofobia e vedere la propria carriera rovinata, il marchio della lettera scarlatta apposto al petto. Benedetta Frucci. Il Tempo.
Sono ormai settantasei anni che viviamo, almeno noi italiani e molti altri europei, senza più una guerra: chi ne ha vissuto l’orrore, ha giurato che mai più. Ma la tentazione di menare le mani riaffiora sempre qua e là, ed è un qualcosa che cerchiamo di esorcizzare pensando che riguardi solo le teste calde, e invece è un demone che può covare dentro ciascuno di noi. Per sconfiggerlo si fanno campagne di educazione, ma basterebbe ricordarsi di non fare al prossimo quel che non vorremmo fosse fatto a noi. Quanto è difficile però. Michele Brambilla. QN.
Anche oggi i libri di ricette vanno molto. Ma ancora più successo hanno i libri di diete. Li sfoglio sempre, e li trovo tutti uguali. Certo, alcuni esperti consigliano i piccoli pasti frequenti, altri il digiuno intermittente. Ma tutti sostengono (giustamente per carità) che bisogna mangiare molta frutta e verdura, meglio se biologica, pasta solo integrale, carni bianche piuttosto che rosse, pesce azzurro piuttosto che crostacei. Le carote crude fanno meglio della sugna fritta, i broccoli sono da preferire alla coratella, i semi di chia alle animelle, le centrifughe di ananas al whisky torbato. Aldo Cazzullo. Corsera.
Quel lamento senza dignità di Eichmann finisce per dare sui nervi ai suoi custodi: ma era questa nullità l’angelo sterminatore che ha pronunciato una sentenza di morte per milioni di persone? Era questo lo strumento letale che un regime diabolico aveva scelto per fare uccidere sei milioni di ebrei? Persino una volta infilato – mezzo intronato dal narcotico – a bordo dell’aereo della El Al, Eichmann si scuote e fa in tempo a notare con soddisfazione che volerà in Israele verso il suo destino su un quadrimotore. L’osservazione «era motivata esclusivamente (racconta Isser Harel, il direttore del Mossad a capo dell’operazione) dalla preoccupazione per la sua incolumità. Voleva essere certo che veniva portato in Israele con un aereo in grado di reggere a un così lungo viaggio. Non potei fare a meno di pensare ai milioni di persone che egli aveva fatto trasportare ammucchiate in carri bestiame, senza aria, cibo, bevande e servizi igienici». Maurizio Pilotti, Libertà.
La storia di Ligabue è un condensato di dolore e sofferenza. Affidato a genitori adottivi, preda fin da adolescente di disturbi psicofisici, malato di rachitismo, è espulso dalla scuola, ricoverato più volte in manicomio. Unici conforti, la pittura e la scultura: raffigura leoni, cavalli, gorilla, tigri, le cui fisionomie studia a fondo, e raffigura con uno stile personalissimo, che però fatica a imporsi. È il pittore e critico Renato Mazzacurati a comprenderne il valore: lo affina, gli insegna l’uso dei colori a olio, lo incoraggia. In tanti lo considerano uno svitato; ma se di pazzia si vuole parlare, è la follia di un genio. Giorgio Morandi è tra i pochi che capisce: «Ligabue la sapeva lunga». Valter Vecellio. ItaliaOggi.
Lasciata Innsbruck, Rum è il primo villaggio di quella serena e stretta vallata che rappresenta una porzione preziosa della più lunga pista ciclabile europea: la stessa che (seguendo il fiume Inn fin dalle sue sorgenti) collega l’Engadina svizzera a Passau. Ma è proprio la sezione austriaca compresa tra Rum e Kufstein a essere la più variegata e suggestiva di tutte. Di chilometro in chilometro sfilano via paesi e cittadine nobilitate dalla loro storia e preservate da un senso civico che sfiora l’esasperazione. Dapprima si incontra Hall in Tirol, radiosa di colori, ricca di palazzi nobiliari e fiera della sua mistica cattedrale (che custodisce, fra l’altro, uno fra i reliquiari più ricchi e inquietanti d’Europa). Poco dopo è la volta di Schwaz, placida e serena, con le sue labirintiche miniere d’argento ancora oggi visitabili. Segue Rattenberg, la più piccola città austriaca rinomata per le sue vetrerie e per l’antichissima pasticceria «Hacker» inaugurata nel 1774 e famosa per il suo strudel di mele servito tiepido, con abbondante panna montata. È poi la volta delle lussuose terme di Wörgl, e, infine, di Kufstein: uno dei luoghi al mondo in cui il medioevo sopravvive meglio che altrove grazie alla solida imponenza di una fortezza le cui mura, spesse più di quattro metri, l’hanno resa nei secoli una sorta di inespugnabile Alcatraz ante-litteram. Tra un paese e l’altro, boschi e foreste puntellati di mucche al pascolo e la barocca esuberanza di improvvisi campanili bianchi e rosa. Nicola Lecca, scrittore (Studi cattolici).
Il rancore è una vendetta non consumata. Roberto Gervaso.