Corriere della Sera, 19 novembre 2021
Intervista a Ornella Barra
Ornella Barra, fondatrice e primo azionista con Stefano Pessina del colosso mondiale della farmaceutica Wallgreens Boots Alliance ha un punto d’osservazione unico sulla pandemia: le 13 mila farmacie del gruppo in tutto il mondo forniscono test, cure, vaccini.
Dottoressa Barra, la quarta ondata ci sta prendendo di sorpresa?
«Rispetto all’anno scorso ci troviamo in una situazione incomparabilmente migliore. Oggi siamo quasi liberi. Il fatto che ci possiamo incontrare e muovere non ha prezzo. Ma non ci dobbiamo dimenticare che questo virus è sempre presente fra noi. L’uso della mascherina, il mantenere la distanza, usare gel o lavare le mani frequentemente, anche se abbiamo effettuato la seconda o la terza dose, restano fondamentali e ci aiuteranno a superare anche questo momento».
Davvero questa fase non è paragonabile all’autunno scorso?
«Non è paragonabile, perché la differenza è il vaccino. È solo quello che ci permette di poterci muovere e tornare nei luoghi di lavoro con maggiore sicurezza. Ora è indispensabile continuare con le vaccinazioni. Chi ha fatto la seconda si deve avvicinare alla terza. Il vaccino ha una durata di sei o sette mesi, a seconda delle persone, perché su ciascuno agisce in modo diverso. Chiunque può sottoporsi alla misurazione degli anticorpi e da quello può rendersi conto se è il momento o no di fare la terza vaccinazione. Ma è imperativo, se vogliamo evitare nuove ondate».
In tutti i Paesi avanzati c’è uno zoccolo di persone esitanti o ostili. Come se lo spiega?
«Credo che l’Italia debba essere fiera di quel che ha fatto. È stato il primo Paese ad essere raggiunto dal virus in modo importante dopo la Cina ed è stata colpita duramente. Il Paese ha saputo reagire e comportarsi in modo esemplare. Il primo ministro Mario Draghi ha avuto la capacità e la forza di adottare delle misure assolutamente necessarie e per una volta l’Italia è portata ad esempio nei vari consessi internazionali, incluso il G20, come il Paese di riferimento su questo fronte».
Come giudica la situazione della Germania o della Gran Bretagna?
«La Gran Bretagna perché ha spinto a una vaccinazione molto veloce con la prima dose di AstraZeneca. La seconda dose è arrivata a una distanza di tempo troppo lunga e inoltre l’uso di mascherine e distanziamento non sono stati assolutamente rispettati, troppi gli assembramenti che sono da evitare. In altri Paesi il ritorno del virus si spiega forse con il fatto che si era sperato troppo presto di poter arrivare all’immunità di gregge. Forse non ci si è resi conto fino in fondo della forza di questo virus e della sua capacità di mutare.
Cosa la rende così sicura che il vaccino non comporta rischi?
«Come Walgreens, negli Stati Uniti abbiamo già fatto trentasette milioni di vaccini. Non abbiamo avuto un solo caso problematico. Giusto qualche effetto banale. Niente, rispetto a quel che significa essere colpiti da Covid. Chi ha avuto problemi conseguenti al vaccino, molto probabilmente aveva anche altri problemi che non aveva fatto presente. Quando ci si vaccina, bisogna avere la forza di comunicare quali problemi di salute si hanno e quali medicinali si assumono. Agli esitanti bisogna continuare a spiegare i vantaggi e i rischi. Perché non è solo per sé stessi: un non vaccinato può trasmettere il Covid ad altri, creando problemi di salute e pesanti danni all’economia».
Le case farmaceutiche sono accusate di speculare sui vaccini…
«Se abbiamo i vaccini, molto lo dobbiamo al fatto che il presidente Donald Trump ha avuto la forza economica e l’intuizione di investire sui vaccini quando nessuno ci pensava. Ha investito molto, sostenendo alcune case farmaceutiche. Non tutte però. Alcune non hanno voluto essere aiutate. Di certo senza questi investimenti, pubblici ma anche privati, oggi non avremmo i vaccini. Mi sembra fuori luogo lanciarsi in speculazioni e pensare che le case farmaceutiche traggono dei vantaggi. Hanno fatto tutte enormi investimenti sulla ricerca, anche in proprio. Hanno affrontato grandi rischi e sono riuscite a produrre un vaccino in nove mesi, quando normalmente occorrono degli anni».
Non è ora di passare all’obbligo vaccinale per i bambini in età scolare?
«Tutti abbiamo fatto i vaccini obbligatori per andare a scuola. E dobbiamo pensare da quante malattie ci hanno salvato. Ora alcuni avevano delle riserve fino a quando il vaccino era ancora emergenziale. Oggi però è stato riconosciuto con un’autorizzazione ordinaria. Nel momento in cui agenzie come l’Ema in Europa e l’Fda negli Stati Uniti danno il consenso e l’approvazione, dobbiamo avere fiducia. Prima di dare il via libera a un medicinale, fanno tutte le dovute analisi con la massima accuratezza quindi non ci sono alibi».