il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2021
Un estratto dal libro di Lucia Azzolina
“La scuola insegna” è il libro (Baldini + Castoldi) della ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, con la prefazione della senatrice a vita Liliana Segre. “Una sorta di autobiografia personale e politica – scrive Segre – La storia di una giovane donna che prima in Parlamento e poi come ministro dell’Istruzione, peraltro in uno degli anni più drammatici della nostra storia recente (l’emergenza da Covid-19, ndr), si è trovata a fare quasi un corso accelerato di vita politica, con le sue responsabilità, difficoltà, spesso asprezze”.
Ne pubblichiamo un estratto dal capitolo “Per un pugno di voti”.
La riapertura delle scuole coincide con le elezioni amministrative 2020. Il 14 settembre la maggior parte degli istituti scolastici del Paese riapre le porte agli studenti. Per la prima volta dal lockdown di primavera, dopo l’assaggio degli esami di Stato a giugno. Appena una settimana dopo però si vota in Italia per eleggere i sindaci di una ventina di città, alcuni capoluoghi, e i presidenti di ben sette regioni. Un Paese maturo, in una fase politica matura, saprebbe tenere i due piani distinti. Da noi accade il contrario.
La scuola – confusa e impaurita per questa inedita e imprevedibile fase della sua storia – chiede collaborazione. Gli studenti, i docenti, le famiglie chiedono collaborazione. Non sono interessati a parteggiare, a sfidarsi, a tifare. Vogliono certezze e fiducia. Dovrebbe essere una missione per tutta la comunità nazionale. Invece no. La campagna elettorale, che inizia d’estate e che porta mezzo Paese al voto, mette proprio la scuola in cima all’elenco dei pretesti polemici. Chissenefrega se chi oggi attacca è parente politico di chi ha violentato la scuola anni fa con tagli brutali. La ministra è un bersaglio perfetto. Donna, 5 Stelle, con l’accento siciliano, il rossetto rosso, giovane e gradevole dice qualcuno. Eh sì, in questo paese a 38 anni si è ancora giovani. La politica è abituata a ben altre età. Immancabili sono le sparate di Matteo Salvini e della sua macchina da propaganda. È il 14 luglio quando dice “Basta con il distanziamento a scuola, l’emergenza è finita!”. Poi fa peggio e, nel contestare mascherine e misure di sicurezza in aula, arriva a dire che “Azzolina vuole trasformare le scuole in lager”. È un’immagine devastante e totalmente irresponsabile. La pazienza ha un limite, anche la mia prima o poi si esaurisce. Lo invito a un dibattito televisivo sulla scuola. Non verrà mai, mi dico, perché di scuola non capisce un’acca. Scapperà dal confronto ma almeno forse si limiterà un po’ nelle stupidaggini. Alla fine, come previsto, non accetta l’invito. “Vado in televisione con la Azzolina solo se ci sono anche genitori, studenti, insegnanti, sindacati”. Che buffo, sembra il bulletto che ha bisogno degli amici per sentirsi forte.
Arrivano bordate contro di me e contro il Governo anche da parte della seconda carica dello Stato. La presidente del Senato, Casellati. D’estate si trasforma in picconatrice. “Sulla scuola si sta perdendo tempo” dice in un’intervista mentre, presumibilmente, lei il tempo lo sta recuperando andando in vacanza in Sardegna con uno dei 125 voli di Stato utilizzati (125 lei, appena 3 Roberto Fico. Solo per farsi un’idea). Ma l’apoteosi dell’assurdo la raggiunge quando dichiara che “Sono state riaperte tutte le attività produttive, le spiagge, i teatri e i musei. Soltanto per le scuole c’è caos”. Ora, paragonare l’organizzazione di una scuola a quella di uno stabilimento balneare è avventuroso, ma soprattutto: con quale faccia tosta! La riapertura un po’ leggera di molte attività è stata causa di una ripartenza della curva dei contagi. Quanto ai teatri, credo non ci sia attività culturale che abbia sofferto così tanto in Italia durante la pandemia. Ma Casellati spesso può dare l’impressione di rincorrere una visibilità personale che poco si addice alla seconda carica dello Stato. Altrimenti non si spiega il pressing con cui il suo staff ha chiesto con una certa, diciamo, insistenza, un posto in prima fila all’inaugurazione dell’anno scolastico a Vo’ Euganeo. Un appuntamento a cui partecipano da sempre solo il presidente della Repubblica e il ministro dell’Istruzione. Ma in quell’occasione la manifestazione era nel suo Veneto e lei voleva in tutti i modi esserci. Al tiro al piccione vogliono partecipare tutti. Il segretario del Partito democratico, Zingaretti, non perde occasione per chiedermi di spostare i seggi elettorali fuori da scuola. Giusto, giustissimo. Non è normale che i ragazzi perdano due giorni di lezione, dopo averne già persi troppi durante il lockdown. Peccato, però, che siano i sindaci a doversene occupare. Loro hanno la responsabilità e il potere di trovare sedi alternative. Chissà a quanti sindaci del suo partito avrebbe potuto rivolgere l’appello! Invece ha pensato, lui e tanti altri esponenti del Pd, di attribuirmi anche questa responsabilità. Nel 2021 la Azzolina non è più ministro ma ci sono nuove elezioni amministrative. I seggi sono ancora nelle scuole? Sì. Qualcuno ne parla? No, fatta eccezione per i presidenti del M5S delle commissioni Cultura e Affari costituzionali della Camera.
L’ultima storia che voglio raccontare mi ha fatto davvero tanto male, ho pensato a lungo all’opportunità di scriverla o meno. Siamo a fine luglio, i cantieri nelle scuole sono aperti. Il lavoro da fare è tanto, ma c’è ancora tempo. Una dirigente scolastica viene intervistata in una trasmissione televisiva: sull’orlo del pianto dice che “Non ha gli spazi per il distanziamento”, che “Non sa come fare per riaprire”, perché “Il ministero non le dà una mano”. Qualche giorno dopo, un sabato mattina, decido di chiamarla. “Buongiorno, sono la ministra Azzolina, mi dica come possiamo aiutarla”. “No, ministra, non si preoccupi, sa io sono del Pd”. Silenzio. Non riesco a capire. “Voglio sapere come posso aiutare la sua scuola” le ripeto. Risposta: “Ma guardi, appena arrivano i banchi singoli sono a posto, non ho problemi col distanziamento in classe”. Inizio a capire: “In televisione ha detto che non sa come fare, che si annuncia un disastro”. E lei: “Ministra non se la prenda, le ho spiegato, sono del Pd”. Non ci posso credere. Non ci voglio credere. Ma in realtà ci credo, proprio perché queste cose ormai ho imparato a conoscerle e fanno davvero male se sei abituata a lavorare in buona fede e con onestà intellettuale.