Corriere della Sera, 18 novembre 2021
Un baratto per mettere fine guerra dei marmi del Partenone
I tesori più preziosi custoditi ad Atene in cambio dei Marmi del Partenone: è quanto è arrivato a proporre il governo greco, pur di riavere indietro le statue sottratte dall’Acropoli all’inizio dell’Ottocento da parte di Lord Elgin e finora esposte al British Museum di Londra.
L’idea del baratto è emersa a margine dell’incontro, martedì, fra Boris Johnson e il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis. Atene sarebbe disposta a concedere, con un prestito a lungo termine, perfino la mitica Maschera di Agamennone, fulcro del tesoro di Micene, così come il Cronide di Capo Artemisio, una delle poche statue in bronzo sopravvissute dell’era classica, che rappresenta Zeus o Poseidone: tutti capolavori collocati nel Museo Archeologico della capitale ellenica.
Si tratta dell’estremo tentativo di ottenere la restituzione dei Marmi del Partenone, che i greci reclamano ormai da decenni. Le statue, che ornavano il frontone e il fregio del tempio sull’Acropoli, vennero portate via da Lord Elgin, ambasciatore britannico due secoli fa presso l’impero ottomano, che allora governava la Grecia: Londra ha sempre sostenuto che si trattò di un acquisto legale, ma Atene, come ha ribadito anche adesso Mitsotakis, ritiene che furono «rubate» e che non ci sono documenti autentici a sostegno delle pretese britanniche.
La cosa curiosa è che della questione si era occupato Johnson dai suoi anni da studente a Oxford. Come presidente della Oxford Union, la società studentesca di dibattiti della celebre università, Boris organizzò un confronto intitolato «I Marmi devono essere restituiti ad Atene», dove fu invitata a partecipare l’attrice Melina Mercouri, all’epoca ministra della Cultura greca: anche se poi lo stesso Johnson scrisse un articolo per la rivista universitaria dove sosteneva l’esatto contrario.
L’offerta a Londra
Il premier greco: disposti a offrire anche la mitica Maschera di Agamennone
«Penso che l’approccio secondo cui i Marmi appartengono al British Museum sia leggermente anacronistico», ha sostenuto alla tv britannica Mitsotakis, dicendosi pronto a «offrire al British Museum oggetti e tesori che non hanno mai lasciato la Grecia», purché le statue del Partenone ritornino sull’Acropoli «per sempre». «La nostra richiesta non arriva come un fulmine a ciel sereno – ha spiegato il premier greco —. Continueremo a portare avanti le nostre ragioni col pubblico britannico per la riunificazione dei Marmi nel Museo dell’Acropoli: faremo di tutto per raggiungere l’obiettivo».
Nell’incontro di martedì però Johnson ha respinto con un muro di gomma le richieste del collega ellenico: pur riconoscendo «la forza dei sentimenti del popolo greco», la posizione di Downing Street è che la materia non è di competenza del governo britannico, ma deve essere lo stesso British Museum a decidere.
A Londra hanno sempre sostenuto che le statue del Partenone si trovavano nell’Ottocento in uno stato di completo abbandono e vennero sostanzialmente salvate dalla distruzione da Lord Elgin: mentre adesso esporle al British Museum anziché ad Atene le rende accessibili a un pubblico molto più vasto.
Ma la richiesta greca si inserisce oggi nella più vasta campagna per la restituzione ai Paesi di origine dei tesori sottratti in epoca coloniale: è un movimento che trae forza dalla rivisitazione in chiave critica della storia occidentale, molto forte nei Paesi anglosassoni. Diversi governi hanno accettato, ad esempio, di rimpatriare i Bronzi del Benin, fra i massimi esempi di arte africana che vennero saccheggiati alla fine dell’Ottocento dai britannici e poi dispersi in vari musei: ma anche in questo caso il British Museum ha opposto finora un netto rifiuto.