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 2021  novembre 17 Mercoledì calendario

La Brambilla vuole chiudere tutti gli allevamenti di visoni

«È arrivato il momento di chiudere tutti gli allevamenti di animali per la produzione di pelli e pellicce». Michela Vittoria Brambilla ha annunciato ieri alla Camera un emendamento alla legge di Bilancio che vuole trasformare la sospensione degli allevamenti di visoni in Italia (per il pericolo di focolai di Covid-19) in uno stop definitivo.
Nel testo a cui sta lavorando come presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, Brambilla prevede contributi a fondo perduto per le aziende e incentivi per la riconversione green degli impianti. «Stimiamo un costo di 950mila euro, una somma del tutto affrontabile per questa grande battaglia di civiltà che porto avanti da tre legislature – spiega Brambilla —. La pandemia e il Pnrr hanno creato le condizioni giuste per chiudere definitivamente queste realtà entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, mentre il divieto di riproduzione scatterebbe subito». La sospensione degli allevamenti di visoni in Italia è stata decisa nel novembre 2020 dal ministro della Salute Roberto Speranza per il pericolo di contagi. L’ordinanza, salvo nuove proroghe, scadrà a fine anno. «Ci sono le condizioni per dire addio agli allevamenti. Non solo per il rischio Covid, ma anche per questioni etiche e per l’impatto ambientale. Seguiamo l’esempio di Paesi europei che hanno già messo al bando gli allevamenti come il Regno Unito e Paesi Bassi o stanno formalizzando la decisione come la Francia», dice Brambilla.
Ma quante sono queste realtà in Italia? A gennaio 2020 erano 13 gli allevamenti, per un totale di 82mila visoni. Oggi ne sono rimasti attivi solo 10, «ma solo 5 hanno animali presenti, per un totale di circa 20mila esemplari» spiega la ricercatrice Milena Lombardi. Per queste aziende – presenti per lo più al Centronord – si potrebbe ipotizzare un futuro verde (agricoltura circolare o agrivoltaico) anche grazie ai fondi del Pnnr. «Non vogliamo solo chiudere e vietare, ma imboccare la strada della sostenibilità ambientale» conclude Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International.