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 2021  novembre 17 Mercoledì calendario

Intervista a Nicola Zingaretti


Nicola Zingaretti, se la situazione della pandemia dovesse peggiorare secondo alcuni governatori si dovrebbe pensare a provvedimenti che riguarderebbero però solo i non vaccinati, lei che ne pensa?
«Secondo me è un risultato straordinariamente positivo, perché non era scontato il fatto che ormai tra di noi ci sia unanimità sull’obiettivo principale, che è quello di difendere la libertà di tutti. Questo significa prosciugare il più possibile il bacino dei potenziali contagi e l’area dove il virus sopravvive, che è quella dei non vaccinati. Quindi se siamo d’accordo su questo indirizzo ora bisogna andare avanti con delle decisioni che a mio giudizio devono avere un doppio passo. Da una parte non dobbiamo rinunciare a convincere le persone a vaccinarsi, ma se questo non bastasse per me vanno bene tutti gli incentivi alla vaccinazione. Per esempio, si potrebbe ampliare la fascia dell’obbligo vaccinale. Oggi vale per medici e personale sanitario. Ma va aperta una riflessione su altre funzioni pubbliche molto importanti. Non per ledere la libertà di qualcuno, ma per garantire la libertà di tutti».
A quali categorie estenderebbe l’obbligo?
«Questo lo decide il governo, però è evidente che in una fase di ripresa economica e nel contempo di disagio sociale a una funzione civile deve rispondere una responsabilità civica. Quindi io non mi stupirei se si arrivasse alla definizione di obblighi vaccinali per funzioni primarie dello Stato e della pubblica amministrazione».
Si riferisce anche a insegnanti e forze dell’ordine?
«È una decisione che dovrà prendere il governo con il supporto del Comitato tecnico-scientifico, in coerenza con i provvedimenti che decideranno di adottare».
Tornando ai provvedimenti decisi da altri Paesi per i non vaccinati…

«Se le decisioni sono veramente condivise si può esplorare qualsiasi soluzione, comprese quelle che stanno sperimentando in alcuni Paesi. E poi vanno prese in considerazione da subito altre ipotesi. Secondo i dati che abbiamo i contagi crescono nella fase finale della scadenza dei sei mesi, quindi bisogna valutare la possibilità di anticipare da 6 a 5 mesi la terza dose. Almeno per le persone anziane sarebbe opportuno portarla a cinque mesi. Tanto ormai i vaccini ci sono e la macchina organizzativa è pronta a rispondere. L’ importante, e per noi nel Lazio è stato questo lo strumento maestro per ottenere risultati, è non aspettare il virus ma anticiparlo sempre».
La situazione nel Lazio continua a essere sotto controllo?
«Noi ormai abbiamo il 93 per cento degli adulti e l’87 degli over 12 con la doppia dose, e circa il 38 degli ultraottantenni con la terza. Anche nel Lazio i dati confermano che c’è un incremento, ma la cosa importante è il basso numero delle ospedalizzazioni. Nel periodo dall’1 al 16 novembre in totale i casi di contagio sono stati il 67 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. I ricoverati in terapia intensiva, sempre prendendo lo stesso lasso di tempo, sono il 73,3 per cento in meno e i morti il 78,4. Del resto, dall’inizio della pandemia nel Lazio il tasso di contagio è del 14 per cento inferiore alla media italiana e il tasso di mortalità del 31. Ora però non dobbiamo cullarci sugli allori. Il nostro compito, come dicevo prima, è quello di anticipare il virus, che continua a circolare e l’unica vera difesa è il vaccino. Non esistono altre soluzioni».
Il Natale è a rischio?
«No, però dobbiamo sapere che avere sacche di persone non vaccinate significa costruire l’habitat che consente al virus di sopravvivere. Quindi la risposta al dilemma “il Natale sarà migliore o peggiore dello scorso anno” è nelle nostre mani: dipende dai nostri comportamenti. Perciò oltre a vaccinarsi, bisogna tenersi lontano dagli assembramenti, mettere le mascherine al chiuso, evitare le feste e gli appuntamenti di massa. Ormai sappiamo che a comportamenti irresponsabili corrisponde un aumento dei contagi: lo si è visto nelle manifestazioni no vax a Trieste e non solo. Perciò se sarà un buon Natale dipende da noi».
A destra come a sinistra prosegue il dibattito sulle libertà compresse…
«La libertà, anche quella personale, viene data dal rispetto delle regole. È folle il teorema secondo il quale libertà significa fare quello che ci pare perché comunque il comportamento irresponsabile di una persona nega o può negare ad altri addirittura il diritto di vivere e sicuramente di lavorare. La più grande negazione della libertà individuale e collettiva sarebbe quella di essere costretti a tornare al lockdown. Chi in questo momento non si vaccina è un privilegiato che gode del fatto che altri milioni di persone per fortuna si sono vaccinate. Nessuno si permettesse di fare lezione sui concetti di libertà perché nel non osservare le regole e nel mettere a rischio le vite degli altri non c’è nessuna libertà. Anzi, è la negazione della libertà in nome di un privilegio individuale».