la Repubblica, 17 novembre 2021
Breve storia dei boicottaggi sportivi
LONDRA – I boicottaggi di grandi avvenimenti sportivi sono un po’ come le sanzioni economiche: danneggiano non soltanto chi li riceve ma pure chi li fa. La delusione degli atleti americani per non partecipare alle Olimpiadi di Mosca del 1980 fu enorme, così come si presume lo sia stata quella degli atleti sovietici che non andarono alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, sebbene all’epoca questi ultimi non potessero farla trapelare apertamente perché l’Urss era una dittatura senza spazi di libertà. Eppure, come le sanzioni, i boicottaggi sportivi sono un’arma che è stata usata spesso.
Naturalmente il boicottaggio diplomatico considerato da Joe Biden per le Olimpiadi invernali in Cina del 2022 avrebbe un impatto assai minore rispetto alla non partecipazione degli atleti ai Giochi. Ma ci sono precedenti anche in questo. Nel 2018 il governo britannico di Theresa May annunciò che nessun suo rappresentante, inclusi membri della famiglia reale e dirigenti della Football Association, avrebbe accompagnato l’Inghilterra ai Mondiali di calcio in Russia: una rappresaglia per il tentato avvelenamento a Salisbury di Sergej Skripal, l’ex-agente segreto russo che faceva il doppio gioco per Londra, da cui aveva ottenuto asilo politico e cittadinanza britannica. Boris Johnson, in quel periodo ministro degli Esteri britannico, ipotizzò che nemmeno la squadra sarebbe andata a Mosca, ma fu l’unico a sostenerlo: e bisogna dire che i giocatori inglesi e i loro tifosi non furono trattati peggio dalle autorità russe o dal pubblico di casa per via del boicottaggio diplomatico, anche perché una volta iniziate le partite non gli venne dato grande risalto.
Ben diversi sono stati i due boicottaggi della guerra fredda. Il primo è quello americano dei Giochi Olimpici del 1980 a Mosca, deciso dal presidente democratico Jimmy Carter per protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan dell’anno precedente. Ben 64 nazioni aderirono al boicottaggio, fra cui numerosi alleati degli Stati Uniti, tra i quali la Germania Occidentale, privando così le Olimpiadi di più di un terzo dei partecipanti: altri inviarono gli atleti ma non presero parte alla cerimonia di inaugurazione, come l’Italia, che tuttavia, anche per l’assenza degli americani, ottenne un gran numero di medaglie, inclusa la storica vittoria di Mennea nei 200 metri. Destino volle che, quattro anni più tardi, i Giochi del 1984 si disputassero negli Usa, a Los Angeles: e l’Urss rispose con un proprio boicottaggio, giustificato con una varietà di ragioni, quali l’eccessiva commercializzazione delle Olimpiadi e il clima ostile nei suoi confronti (al posto di Carter era arrivato alla Casa Bianca il repubblicano Ronald Reagan, che chiamava Mosca “l’impero del male”), ma l’opinione dominante era che fosse semplicemente una vendetta per il boicottaggio americano del 1980. Il boicottaggio deciso da Cremlino ebbe tuttavia minor seguito: soltanto 18 nazioni non parteciparono ai Giochi.
Chi scrive seguì quella Olimpiade per L’Espresso e può testimoniare che si trattò egualmente di una grande festa dello sport, anche grazie al clima del luogo: furono Giochi degni di Hollywood. Ma certo mancava, come a Mosca quattro anni prima, l’epica della sfida diretta Usa-Urss, fino ad allora le uniche due superpotenze della terra, che competevano militarmente, nello spazio e nello sport. Di boicottaggi olimpici ce ne sono stati anche altri, su scala minore: ne sa qualcosa la stessa Cina, che non partecipò ai Giochi di Melbourne nel 1956, di Tokyo nel 1964 e di Mosca nel 1980.