ItaliaOggi, 17 novembre 2021
Il virtuosismo del Mozart del mare
La tecnica pittorica non è più un argomento molto dibattuto. La storia dell’arte nell’ultimo secolo è stata largamente dominata dalla «concettualizzazione», cioè dall’espressione visiva da parte del pittore di una sua idea, e non tanto dalla sua abilità di riproporla attraverso l’uso del pennello.
Ivan Konstantinovic Ajvazovskij (1817-1900) si guadagnò in tutta la Russia una grande notorietà per la drammatica fedeltà con cui dipingeva il mare e l’abilità di catturare il dinamismo delle onde e il gioco della luce del sole o della luna sulla superficie dell’oceano. Oltre la metà dei suoi circa 6mila quadri rappresenta l’acqua in movimento. La cosa sorprendente è che, vivendo per larga parte della sua vita lontano dal mare, spesso dipingeva a memoria.
Oggi Ajvazovskij è stato perlopiù dimenticato al di fuori dalla Russia, «vittima»del trionfo del realismo artistico sul romanticismo. Alla sua epoca era invece assai noto. L’espressione «degno del pennello di Ajvazovskij», coniata da Anton Cechov per definire qualcosa di «davvero molto bello», diventò comune nella lingua russa. Altri lo chiamavano il «Mozart del mare».
Nel corso della sua carriera, espose le sue opere in un totale di cinquantacinque mostre personali tra l’Europa e l’America.
Quando il pittore lavorò a Parigi tra il 1856 e il 1857, fu il primo russo e il primo artista non-francese a ricevere la Légion d’honneur, come anche tributi simili in molte altre parti del mondo.
Essendo armeno di nascita e naturalizzato russo solo in età adulta, scartò pubblicamente, buttandole in mare, le onorificenze avute dal governo turco per rimarcare il suo disappunto davanti ai massacri ottomani operati nel suo paese d’origine.
Il quadro che appare qui sopra, Tra le onde, del 1898, è conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte che porta il suo nome a Feodosia, in Crimea.
Wikimedia Commons propone una raccolta dei suoi «seascapes» (paesaggi marini, ndr).