il Giornale, 17 novembre 2021
L’asta del divorzio di Linda e Harry Macklowe
«Scusa, ma non me lo avevi regalato?».
«Sì. Ma visto che ci separiamo, me lo riprendo».
«Col cavolo che te lo do».
«Ok. Allora ci rivedremo in tribunale».
Litigi e reciproche minacce tra coniugi in fase di divorzio sono un classico delle relazioni in stile Love Boat naufragate sulla zattera della Medusa. Prima la felicità della zuccherosa crociera sulla nave del capitano Stubing; poi la disperazione delle assi marce del dipinto di Théodore Géricault: insomma, le due facce della medaglia matrimoniale.
Un testa o croce che nelle separazioni «normali» si gioca scannandosi sull’accaparramento dei doni di nozze, dai più «preziosi» (la serigrafia tirata in «500 esemplari» di Mario Schifano) ai più scadenti (la litografia in «5mila esemplari» di Michele Cascella): valore totale di mercato, mille euro (trattabili). Le cose cambiano invece sensibilmente quando la pinacoteca di famiglia ha in catalogo quadri di Andy Warhol, Jackson Pollock, Mark Rothko, Cy Twombly e via musealizzando: valore stimato, 400 milioni di dollari (non trattabili). Una raccolta d’arte che i coniugi Linda e Harry Macklowe (tra i maggiori collezionisti al mondo) hanno messo su in decenni di convivenza all’insegna della comune passione per i capolavori. Capolavoro dopo capolavoro la tostissima Linda e il ricchissimo Harry (mago della finanza immobiliare) hanno trasformato la principesca magione in una specie di succursale del MoMA. E forse non è un caso che ieri, proprio a New York, sia andata in scena la prima tranche della storica «asta del divorzio» che, grazie a 35 tele del patrimonio Macklowe, ha raggranellato la bellezza di 700 milioni di dollari (quindi superando di ben 300 milioni la stima iniziale). Ma come si è arrivati a questa cifra e, soprattutto, perché Linda e Harry hanno deciso di disfarsi dei loro preziosi dipinti? E qui torniamo agli iniziali litigi. Quando infatti lui e lei hanno deciso di separarsi, non si sono accordati sulla spartizione delle tele milionarie. Di qui l’ordine del giudice: «Tutti i quadri siano battuti da Sotheby’s». La serata è stata un successone. Con il martelletto delle aggiudicazioni che ha continuato a fare «toc» registrando rilanci soprattutto da parte di collezionisti asiatici.
Tra i pezzi più preziosi «No 7», di Rothko, venduto per 82,5 milioni di dollari, il secondo prezzo più alto per un’opera dell’artista. Poi è stata la volta del più «economico» «Number 17, 1951», di Pollock venuto via a «soli» 61,2 milioni di dollari, mentre la serigrafia «Nine Marilyn’s» di Warhol, realizzata poco dopo la morte dell’attrice, è stata battuta praticamente a una «miseria»: appena 48,5 milioni di dollari.
Ma lo show non è finito qui. Il prossimo anno saranno messe all’asta altre 35 opere.
Alla fine della fiera (delle vanità, e non solo) è matematico che Linda e Harry si spariranno ben oltre un miliardo di dollari.
Chissà se la bellezza salverà il mondo. Di certo l’arte non salva i matrimoni. Per i Macklowe, forse, un doppio affare.