Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 17 Mercoledì calendario

Business e inganni della bistecca in 3D

«Buongiorno, vorrei mezzo chilo di cell based, un bel 3D da cotoletta». «Guardi che bello questo manzo Wagyu che mi è appena arrivato. È freschissimo, stampato ora ora». Non ci è dato sapere se l’ipotetico dialogo avvenga in macelleria o in un negozio di computer. Non è fantascienza, perché – fermo restando le convinzioni morali ed etiche, i gusti e le abitudini scienziati e ricercatori inventano nuovi cibi, a partire proprio dai surrogati della carne. Lo fanno grazie anche ai finanziamenti pubblici che giustamente devono aiutare la ricerca. La finta carne diventa però ancora più indigesta se per produrla si distraggono fondi destinati ad altre finalità. Questo il sospetto dei due deputati europei del Pd Paolo De Castro e Pina Picierno che chiedono conto e ragione alla Commissione di Bruxelles. «Vogliamo sapere scrivono – su quali basi e per quali ragioni le aziende olandesi Nutreco e Mosa Meat hanno ricevuto una sovvenzione di due milioni di euro dal programma React-Eu con l’obiettivo di sviluppare la ricerca sulla produzione alimentare cellulare e di carne sintetica». Il programma React-Eu è invece uno strumento per l’emergenza economica post pandemia Covid-19 e l’Olanda starebbe quindi non solo usando, ma abusando almeno in questo caso degli aiuti europei. «Oltretutto aggiungono De Castro e Picierno – la produzione di carne in laboratorio determina conseguenze nefaste a più livelli. L’impatto ambientale, derivante dall’intenso consumo energetico e di risorse, rischia di essere più elevato di quello generato dagli allevamenti, mettendo così a repentaglio la vita nelle zone rurali e distorcendo la concorrenza con gli agricoltori europei». 
LO SCENARIOVolenti o nolenti, comunque, il futuro è già qui. La carne vegana (primo step verso non sappiamo cosa) è già in vendita nei supermercati italiani (un finto petto di pollo prodotto in Italia costa la metà del normale) e alcune catene fast food usano nuggets e burger vegetali. Purtroppo ecco un altro colpo dell’Europa assestato pochi mesi fa all’Italia in etichetta si possono definire (e spacciare) come hamburger, anche salsicce e würstel a base di proteine di soia e patate, che sembrano pollo o maiale e invece derivano da, soia e legumi. «I consumatori – protesta il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – avrebbero il diritto di avere ciò che desiderano, basando la propria scelta su informazioni affidabili che riflettano correttamente le caratteristiche del prodotto». 
IL MERCATO
In Usa, per esempio, spopola il tonno vegano che invece è a base di pomodoro messicano. Il mercato attira ovviamente i giganti della finanza e non solo. La californiana Beyond Meat, la maggiore azienda produttrice al mondo (25 milioni di hamburger vegetali venduti nel 2020), per esempio, è stata finanziata da Bill Gates e Leonardo DiCaprio. E forse si riferiva proprio all’attore (appena reduce dall’aver partecipato a Cop26 a Glasgow) il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, intervenuto ieri a Bruxelles al Global Food Forum. «Guardiamoci ha detto – da chi usa una finta sostenibilità come strumento per fare il gioco di poche multinazionali che spingono per diffondere un cibo di laboratorio che nulla ha più a che fare con la filiera agroalimentare naturale». Nel caso della (finta) carne vegetale si chiama plant based – uno dei segreti industriali è l’eme, una molecola della soia che contiene ferro e che simula l’emogoblina del sangue. Proprio quel che serve per accontentare i sempre più numerosi flexitariani, i consumatori dall’approccio alimentare flessibile che vogliono limitare il consumo di proteine animali senza rinunciare al gusto della carne. Il prossimo passo argomento del contestato finanziamento olandese è la carne definita cell based. Si parte da una cellula staminale dell’animale (prelevata facendo una specie di biopsia) che viene poi sviluppata in vitro, e infine stampata tal quale una bistecca, un filetto, un pezzo da bollito, grazie alle stampanti 3D. Addirittura arricchita degli aromi necessari alla cottura.