Agrifoglio, 16 novembre 2021
I primi ingegneri genetici? I nostri progenitori
I sapiens cominciano il loro cammino? Bene, e allora anche le piante si muovono insieme a loro. Miglioramento genetico e uomo vanno da sempre a braccetto, camminano in paranza, per usare un’espressione partenopea. Questo perché gli uomini (e non solo) sono attratti da ciò che è vantaggioso per loro e quindi, per quanto riguarda le piante, sono interessati a selezionare caratteri agronomici utili. Nella sostanza significa scegliere un gene (o più geni). Si tratta di “ingegneria genetica”.
Che mettiamo tra virgolette, ovvio. Tuttavia, anche se la doppia elica è stato scoperta nel 1953, l’ingegneria genetica mosse (inconsapevolmente) i suoi primi, ma spavaldi passi millenni fa. I nostri simpatici progenitori, i cacciatori-raccoglitori, cominciarono presto a manipolare l’ambiente nel quale vivevano.
Non si trattava di un semplice e banale adattamento, ma di modifiche sostanziali di molte specie. Prendiamo il caso degli indiani Kumeyaay della California del Sud. Potendo contare su un territorio davvero variegato – dai banchi di sabbia alle paludi della costa, dagli alvei alle valli, alle colline, fino ai deserti montuosi – questi nativi spostarono lungo la costa piante che vivevano nei deserti, e, viceversa, portarono ad altitudini maggiori piante che vivevano a valle, come le querce e i pini.
I cacciatori-raccoglitori amerindi insomma ricercarono, trovarono, selezionarono svariate colture. Ed è da queste «matrici» che derivano molti vegetali che usiamo ancora oggi: patate, pomodori, zucche e zucchine, quasi tutti i tipi di fagioli, arachidi, noci di pecan, noci di hickory, noci di noce nero, semi di girasole, mirtilli rossi, mirtilli, fragole, sciroppo d’acero e carciofi di Gerusalemme, tutti i tipi di peperone, fichi d’India, cacao, vaniglia, pimento, sassafrasso, avocadi, riso selvatico e patate dolci.
Ma l’esempio più esplicativo per chiarire il concetto di ingegneria genetica è quello del mais. L’antico progenitore di questo cereale, il teosinte, una pianta selvatica che cresce nella Sierra Madre messicana, ha una pannocchia grande appena quanto una moneta di un euro. Basta confrontarla con una pannocchia moderna per capire che l’ingegneria genetica si pratica da sempre.
Che dire? Forse nella categoria ingegneri genetici gli amerindi occupano un posto di prestigio: sono quelli che hanno creato prodotti cosmopoliti. Non è un caso che oggi, un terzo della produzione alimentare cinese proviene da cultivar (cioè varietà ottenute con il miglioramento genetico) amerinde.
Quindi, quando parliamo degli agricoltori di una volta che vivevano in armonia con la natura…beh…insomma…vivevano sì ma modificando la natura, ma del resto la natura è natura perché si modifica, altrimenti ci sarebbero solo sassi.