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 2021  novembre 16 Martedì calendario

Anno record per i dividendi: in Italia oltre 15 miliardi

Un anno da record per i dividendi che le società quotate versano ai propri azionisti? Pochi, forse nessuno ci avrebbe scommesso fino a pochi mesi fa. L’accelerazione inattesa degli ultimi mesi, e quella che ci si aspetta nelle restanti settimane da qui a fine dicembre, potrebbero però fare del 2021 un anno non soltanto positivo per le remunerazioni ai soci dopo la tempesta Covid, ma addirittura il migliore di sempre sia a livello globale, sia per la stessa Italia. 
L’indicazione arriva da Janus Henderson, che aggiornando a settembre i dati raccolti fra le principali 1.200 società quotate nel mondo e incluse nel suo Global Dividend Index ha ancora una volta rivisto al rialzo le stime sul monte cedole annuale. Lo ha portato così a quella cifra di 1.460 miliardi di dollari che supererebbe non soltanto del 15,6% i valori registrati lo scorso anno, ma anche i 1.429 miliardi totalizzati nel 2019 dei primati. «Quest’anno l’Italia garantirà circa l’1,2% dei dividendi mondiali», rivela a Il Sole 24 Ore Janus Henderson: calcolatrice alla mano significa che le principali società di Piazza Affari pagheranno l’equivalente di ben 17,5 miliardi di dollari (oltre 15 miliardi di euro) superando così i 16 miliardi di due anni fa.
Arrivano le banche
A dare la spinta decisiva per raggiungere l’insperato traguardo è stato il tanto atteso via libera dato dalla Bce alle distribuzioni degli istituti di credito, che si è unito alle analoghe decisioni adottate in altre aree quali Gran Bretagna e Australia. Il contributo del mondo finanziario è stato immediato e aumenterà ancora, almeno in Italia e in Europa, visto che una buona fetta dei dividendi stanno per essere versati proprio in queste settimane e verranno quindi contabilizzati nell’ultimo trimestre dell’anno. 
«I risultati sono stati generalmente migliori del previsto in tutto il settore, con accantonamenti per perdite su prestiti più bassi e forti posizioni di capitale a sostegno della ripresa dei pagamenti», conferma Jane Shoemake, Client Portfolio Manager del Global Equity Income Team di Janus Henderson, aggiungendo che «un certo numero di banche ha anche annunciato dividendi speciali e riacquisti di azioni come mezzo per restituire il capitale agli azionisti, e in alcuni casi per recuperare i pagamenti del 2019 che sono stati saltati».
In base ai calcoli di Janus Henderson, ai 15,5 miliardi di dollari già versati in Europa dagli istituti di credito da inizio anno si aggiungeranno ulteriori 12 miliardi nel quarto trimestre. Si arriva così a un bilancio complessivo di 27,5 miliardi che si mantiene tuttavia inferiore ai 36,5 miliardi del 2019. Un divario, quest’ultimo, che lascia intravedere come vi siano ulteriori margini di miglioramento per un settore che nel 2022 sarà secondo gli analisti il «principale fattore trainante» per i dividendi su scala globale. 
L’Italia ha sotto questo aspetto offerto un contributo rilevante alla rimonta post Covid e per il successivo sorpasso anche nei confronti del 2019: «Intesa Sanpaolo – ricorda Shoemake – ha restituito il capitale agli azionisti in ottobre e sta versando un acconto sul dividendo il 24 novembre, prima di tornare al suo normale calendario di pagamento del dividendo annuale a maggio, con un rendimento previsto superiore al 5%, mentre UniCredit nel frattempo dovrebbe fare il suo prossimo pagamento nell’aprile 2022 e rendere circa il 3,9 per cento».
La spinta degli altri settori
A sorprendere tutti è stata in generale però la forza della ripresa successiva alla crisi pandemica, che si è tradotta in utili che le società hanno in buona misura provveduto a restituire agli azionisti. A questo fattore, che si riscontra un po’ in tutti i settori, si aggiunge l’impennata dei prezzi delle materie prime, che porterà il comparto minerario a pagare quest’anno quasi il doppio rispetto al record del 2019 (le cedole del gruppo anglo-australiano Bhp sono state le più elevate in assoluto nel terzo trimestre e lo saranno anche per l’intero 2021).
Quanto al nostro Paese, si è fatto notare anche per il balzo del 60% registrato fra luglio e settembre, periodo in cui i pagamenti cedolari hanno raggiunto l’equivalente di 4 miliardi di dollari. Si tratta, per la verità, di un effetto ampliato dallo spostamento dei pagamenti effettuati da big del calibro di Enel ed Eni, che di solito utilizzavano date differenti per remunerare i soci. Anche in questo caso i dividendi sembrano però aver colmato il solco che si era aperto rispetto al passato per effetto della pandemia: un buon auspicio per il 2022 che sta per aprirsi.