la Repubblica, 16 novembre 2021
Il 5 in chimica di Montale
ROMA – Detestava la Matematica. In particolare, i calcoli. Il padre, Domenico, importatore di acqua ragia nel porto di Genova di fine Ottocento, lo aveva iscritto a Ragioneria. Sperava di portarlo nello scagno di famiglia, la G. G. Montale & C., fornitrice, tra l’altro, di Veneziani spa, l’azienda dove era impiegato Italo Svevo. Il suo ultimo figlio, Eugenio, che sessant’anni dopo avrebbe vinto il Premio Nobel per la Letteratura, non aveva alcuna intenzione. Alcuna predisposizione. Quel “5” in Chimica all’orale del primo trimestre del terzo anno, poi recuperato per gli scrutini finali, era il segno che lo scagno non era l’approdo.
Ora la pagella del poeta Eugenio Montale – per molti, Università di Cambridge compresa, il più grande poeta italiano del Novecento – esce dai fondi della biblioteca dell’Istituto Vittorio Emanuele II di Genova, ancora oggi una “Ragioneria”, per essere esposta ai Magazzini del Cotone del Porto antico e aprire il 26° Salone Orientamento, istituto così necessario per i disorientati studenti della generazione Covid.
Alunno numero 24, Terza D, “Commercio e Ragioneria” del “Vittorio Emanuele-Ruffini”, istituto nato nel 1847. Eugenio Montale, adolescente cagionevole, una broncopolmonite dopo l’altra, i geloni alle mani che non gli consentono di scrivere, ha perso l’anno al Vittorino da Feltre dai Padri Barnabiti e la famiglia lo ha portato al tecnico della Zecca. Eugenio frequenta di malavoglia, ma nelle materie letterarie e nelle lingue eccelle naturalmente.
Il documento che ora emerge riesumato dal dirigente scolastico in carica Gianni Poggio, probabilmente l’atto finale di diploma conseguito nel giugno 1915, riassume i trimestri trascorsi e mostra il “9” ottenuto agli scrutini finali in Italiano scritto, quindi l’8 in orale, gli 8 in Inglese e Francese, in Fisica ed Economia politica, in Storia e Calligrafia. L’alunno “Montale Eugenio di Domenico”, già silenzioso al banco, in quella terza merita 7 in Diritto civile e 6, alla fine dell’anno, in Computisteria, Ragioneria e pure nella benedetta Chimica. Per arrivare alla sufficienza è dovuto passare, tuttavia, per un cinque al primo trimestre. D’altro canto, ci sono altri esempi illustri di geni – Darwin, Edison, la nostra Rita Levi di Montalcini – con profili scolastici non eccelsi.
La nipote Bianca Montale, 94 anni, già docente di Storia del Risorgimento all’Università di Parma, ultima testimone diretta della vita e dei racconti del Premio Nobel, ricorda: «Zio Eugenio parlava poco della sua esperienza scolastica, l’aveva vissuta con sofferenza. Parlava poco, in generale, della sua vita personale, ma la Ragioneria fu un passaggio pesante e lo zio studiò molto da solo, Latino, Greco, dopo il diploma. La scuola gli regalò una buona conoscenza del Francese e un professore di Italiano che amava dirgli: “Scrivi così bene che un giorno lo farai sulla Domenica del Corriere”».