Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 16 Martedì calendario

Intervista a Makaziwe Mandela, figlia di Nelson


«La situazione critica del Sudafrica è sotto gli occhi di tutti. L’economia non va bene per niente. C’è un tasso di disoccupazione giovanile del 45%, molte persone vivono in povertà. Il governo non ha ancora un piano per affrontare tutto ciò. E il Covid ha peggiorato la situazione. Come se non bastasse la violenza contro le donne è in aumento e questo fa paura. Ma non credo che le sfide sociali che il mio Paese deve affrontare siano un caso isolato, sono cose che si stanno diffondendo in tutto il mondo». Così Makaziwe Mandela, per tutti Maki, fotografa la realtà del suo Paese. Lei, 67 anni, è l’unica rimasta dei quattro figli nati dal primo matrimonio del leader sudafricano con Evelyn Mase. Imprenditrice, plurilaureata, ha appena lanciato alla Torino Fashion Week (evento in digitale) la prima collezione di moda streetwear che riprende i disegni originali realizzati da suo padre. In ricordo del quale ha fondato la House of Mandela, Fondazione che contrasta la povertà e l’analfabetismo.
Come evolve il progetto?
«Al momento siamo concentrati sulla sicurezza alimentare e sulla creazione di una fattoria didattica. L’Eastern Cape ha terreni fertili, dove cresce qualsiasi cosa, ma per qualche motivo è anche la provincia più povera del Sudafrica, il che non ha senso. Vogliamo affrontare il problema insegnando alle persone come coltivare il proprio cibo e come farlo diventare una fonte di reddito».
Come ha influito il Covid sull’economia del Paese?
«Il governo ne ha sottovalutato la gravità, la mancanza di dispositivi di protezione adeguati per il personale medico e negli ospedali ha aumentato il tasso di mortalità. I lockdown hanno influito sulla capacità delle persone di generare un reddito. La tensione finanziaria che già attanagliava i più vulnerabili si è ulteriormente aggravata. Il virus ha mostrato gli effetti della povertà sulla maggioranza della popolazione nera e ha messo in luce il divario sempre più ampio tra ricchi e poveri. Cresce la violenza sulle donne, e i decessi per Covid hanno aumentato le famiglie in cui gli adulti sono i bambini».
Qual è la situazione attuale delle donne?
«Abbiamo bisogno di una leadership femminile. Senza le donne non penso che l’ANC (African National Congress, il partito fondato nell’epoca della lotta all’apartheid) sarebbe sopravvissuto, ma ancora nel XXI secolo alle donne non si riconosce un ruolo politico. In Sudafrica, se una donna è forte e può fare le stesse cose degli uomini, viene giudicata aggressiva. Una battaglia senza fine. Penso però che l’idea che gli uomini siano gli unici in grado di guidare un Paese sia stata smentita. I leader femminili sono molto più attenti e non sono guidati dal loro ego. Ma viviamo in una società che ha perpetuato a lungo il patriarcato e ci vorrà del tempo per cambiare lo stato delle cose».
Come sta affrontando il Paese il cambiamento climatico?
«Il cambiamento del clima ha influito sull’accesso all’acqua. Le nostre dighe sono allo stremo, l’elettricità a rischio. I fenomeni meteo estremi stanno diventando sempre più frequenti e questo incide sulla sicurezza alimentare. Gli agricoltori si chiedono come le future siccità influenzeranno la biodiversità locale. Il settore energetico potrebbe trovare una via d’uscita attraverso l’impiego del solare: in Sudafrica abbiamo il sole tutto l’anno».
Lei ha appena esordito con una collezione streetwear.
«La passione per la moda viene da mia figlia ukwini. Per la Torino Fashion Week ha creato capi spirati alla serie Struggle di suo nonno tutta incentrata sulle mani. “Strumenti potenti che possono ferire o guarire, punire o sollevare”, come diceva lui».
Quanto c’è ancora da fare in Sudafrica per realizzare i sogni di suo padre?
«Mio padre si rese conto che anche dopo aver ottenuto la libertà c’era ancora molto lavoro da fare per affrontare gli squilibri del passato, sfide persino maggiori della lotta contro l’apartheid. Lui aveva gettato le basi. Ma dopo 25 anni, le persone non hanno ancora accesso ad acqua, alloggio, servizi igienici, elettricità, ed è straziante. Abbiamo tutte le risorse necessarie per costruirci un futuro migliore, ma se la corruzione non viene fermata continueremo ad avere disordini sociali com’è accaduto alcuni mesi fa. Inoltre, non puoi ignorare le stesse persone che ti hanno messo al potere, non mantenere le tue promesse e aspettarti comunque che votino per te. Questo è il motivo per cui l’ANC non ha ottenuto buoni risultati nelle ultimee elezioni, la gente è delusa, si sente abbandonata».
Qual è la più grande lezione lasciata da Nelson Mandela?
«Che dovremmo credere in noi stessi, nella nostra intelligenza, nella nostra innovazione e nella capacità di controllare il nostro futuro. Che dovremmo essere orgogliosi di essere africani e ispirarci a questo in tutto ciò che facciamo».—