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 2021  novembre 15 Lunedì calendario

Le bimbe di Kabul vestite da maschio per poter lavorare


KABUL — Non lontano dal quartiere centrale di Shahr-e Naw, Fawad spinge come ogni giorno il carrello di bibite e gelati. Lo aiuta Manan, una piccola bambina, vispa e delicata, sui dieci anni vestita come un ragazzino. In Afghanistan le famiglie che non hanno figli maschi hanno una soluzione: crescere un bacha posh, in lingua dari “travestito”, per ingannare i talebani che non consentono alle bambine di studiare e alle donne di lavorare. Alcune coppie decidono, alla nascita della terza o quarta figlia, che quest’ultima venga educata come un maschio per aiutare la famiglia. Nella maggioranza delle famiglie afghane solo i maschi trovano lavoro e se la famiglia è povera non avere maschi rappresenta una vera maledizione. Manan, la piccola gelataia, porta i capelli come un maschio, è stata abituata fin da piccola a indossare i pantaloni e a casa gioca con le sorelle. È la speranza di suo padre e sua madre che potranno contare su un altro salario finché Manan, per tutti Arman, non deciderà di tornare donna.Ogni mattina Manan si veste da bambina per andare a scuola, ma viene presa in giro per via del suo aspetto maschile. «Non m’importa – dice sorridendo – appena suona la campanella non vedo l’ora di tornare a casa a cambiarmi i vestiti e raggiungere papà al lavoro. Ora vendiamo anche le mascherine» aggiunge, mentre la sorellina più piccola gesticola mimando i bisticci in classe. «Non ho paura dei talebani», interviene Yasmin, la madre della piccola. «So molto bene che da quando le cose sono cambiate al governo, non siamo più tollerati. Ma cosa dovremmo fare? Se verranno i talebani dirò loro che abbiamo bisogno di mangiare ed educare nostra figlia così. È l’unico modo per garantirci una pensione in futuro». «Quando Manan crescerà potrà liberamente sposarsi », aggiunge. In Afghanistan le figlie sono considerate un peso, mentre i figli una benedizione. Un figlio maschio porterà avanti l’eredità della famiglia e rimarrà a casa per prendersi cura dei genitori anziani. Questa tradizione permette alla famiglia d’evitare lo stigma sociale di non avere figli maschi. Le ragazze bacha posh vanno sole a fare compere, portano le sorelle a scuola, trovano lavoro, praticano sport e svolgono qualsiasi altro ruolo riservato agli uomini nella società. Le origini di questa pratica sono sconosciute, ma negli ultimi decenni è in aumento. Specialmente oggi, con i talebani di nuovo al potere. «I ragazzi hanno uno status più elevato. Tutti vogliono un maschio», racconta Fawad, rientrato dal lavoro. «In particolare nelle famiglie a basso reddito come la nostra, siamo poveri – aggiunge – se hai molte figlie e nessun ragazzo avere un bacha posh è normale». È una tradizione fondata sulla disuguaglianza, eppure nella cultura retriva dei talebani è uno dei pochi modi in cui alcune ragazze possono respirare un po’ di libertà. «Se le ragazze avessero diritti, non ci sarebbe bisogno di fingere di far parte del genere privilegiato. Questa è una società segregata in cui gli uomini hanno quasi tutti i diritti, ci sarà sempre chi cercherà di passare dall’altra parte», afferma Jenny Nordberg, autrice del bestseller The Underground Girls of Kabul.In passato, Women for Afghan Women, un’organizzazione americana per la tutela delle donne afghane, gestiva almeno due casi all’anno di bacha posh nella casa per donne di Kabul. Maritza, un’attivista per i diritti umani spiega: «Subiscono molestie, umiliazioni e vengono allontanate dalla comunità, ma non vogliono tornare a vivere da donne». «Queste ragazze devono imparare a vivere sotto un burqa, cucinare per le loro famiglie ed evitare lo sguardo degli estranei», aggiunge Thanh che si è occupata di molti casi come quello della piccola Manan: «Quando diventano grandi, capiscono che non possono più comportarsi da maschi ma nessuno le accetta come donne. Ignorare le capacità, il talento di una donna, negarne i diritti, è un’offesa al sesso stesso di una donna». Anche in famiglia Manan è per tutti Arman, che sicura asserisce: «Sposarmi da grande? No! Amo essere un ragazzo».