La Stampa, 15 novembre 2021
Intervista ai Måneskin
BUDAPEST
«La gente spesso ci diceva che non ce l’avremmo fatta con la nostra musica. Beh, pare che vi siate sbagliati». La conquista del mondo continua: dall’Italia all’Europa dell’Eurovision Song Contest agli Stati Uniti e ritorno in Europa, questa volta quella di Mtv e dei suoi European Music Awards consegnati ieri a Budapest nella Papp Laszlo Sportarena con 180 Paesi del mondo collegati. Damiano, Victoria, Ethan e Thomas sono diventati i primi artisti italiani nelle 28 edizioni della storia degli Mtv Ema a vincere in una categoria internazionale e a esibirsi live. E il palazzetto esplode quando cantano loro, iI quattro ventenni di Roma che hanno sbaragliato la concorrenza di nomi come Coldplay, Foo Fighters, Imagine Dragons, King of Leon e The Killers. Il titolo del loro ultimo singolo Mammamia campeggia sullo sfondo mentre Damiano David vestito come Frank-n-Furter di Rocky Horror Picture Show in un paio di slip di pelle luccicanti, si mangia il palco. Nell’edizione della rassegna che sfida i diritti negati da Orbàn alla comunità Lgbtq+, a partire da quella legge che vorrebbe vietare i contenuti ritenuti promuovere l’omosessualità e il cambiamento di genere in televisione in prima serata, a loro basta essere come sono, bandiera del gender fluid, nemici di ogni confine.
I Måneskin oggi sono quattro ragazzi consapevoli che il loro messaggio musicale, inizialmente considerato di nicchia, è stato recepito globalmente. «È il bello del nostro lavoro, arrivare a così tante persone, aver coinvolto un pubblico diverso da quello che ci aspettavamo creando una corrispondenza meravigliosa».
Da cittadini e artisti globali quali ormai siete, com’è l’Italia vista da fuori?
«Quest’anno, in particolare, bisogna andare fieri del nostro Paese per i risultati raggiunti non soltanto da noi, ma da tanti sportivi e personaggi della cultura. Peccato però per i diritti civili, dove continuiamo a rimanere indietro: e invece sarebbe stata la vittoria più importante».
Venite da un’esperienza americana talmente eccitante da lasciar senza fiato. I Rolling Stones, Jimmy Fallon, Miley Cyrus o l’attrice Drew Barrymore pazzi di voi. Come ci sente ad essere accettati dallo show business Usa?
«Questi mesi sono stati una corsa senza freni e inimmaginabile. Essere ospiti nel nostro show preferito che ha tenuto a battesimo molti dei nostri eroi, aprire una data così importante come quella di Las Vegas per gli Stones: da pazzi! C’è da dire anche che l’America è sempre stata l’obiettivo da raggiungere, ma la risposta degli americani va oltre ogni più rosea aspettativa, si dice così vero? Diciamo anche che abbiamo sempre creduto in noi stessi, ma così è tutto quasi surreale. E poi fino a questo momento è stato un viaggio indimenticabile. Ma siamo entusiasti di essere tornati in Europa per gli Mtv Ema. Suonare qui è un onore e ci manca molto cantare e fare show da questa parte dell’oceano, per questo possiamo dire che il significato di essere qui è più forte di quanto avessimo preventivato. La performance che abbiamo portato è la più sexy e divertente che abbiamo mai fatto e la gente lo ha capito. Avevamo fatto una promessa ai nostri fan. Cercheremo di fare del nostro meglio e di farvi divertire e noi le promesse le manteniamo sempre».
L’Ungheria però non ha un governo amichevole con la comunità LGBTQ+ che voi invece avete sempre supportato.
«Noi siamo da sempre schierati da quella parte, sia sul palco che nella vita privata e lo dimostriamo tutti i giorni».
C’è un aneddoto sulla cosa più folle che vi è capitata in questi mesi all’estero?
«Sì, la sfida di danza fra Thomas e Florence Welch di Florence and The Machine... ma vi rendete conto»?
Tornerete negli States fra pochissimo e chissà per quanto visti gli impegni, la promozione in giro per gli Stati principali: non avete paura di perdere le vostre radici?
«Mai, l’Italia rimarrà sempre e per sempre casa nostra... qualsiasi cosa accada». —