Specchio, 14 novembre 2021
Che fine ha fatto Gabriella Farinon
Una delle foto di cui va più fiera la ritrae sul palco del Salone delle feste del Casinò di Sanremo nel 1973. Accanto a lei ci sono il vincitore di quell’edizione del Festival della canzone italiana, Peppino di Capri, con un brano diventato poi celeberrimo, Un grande amore e niente più. Dall’altra Mike Bongiorno, presentatore insieme con lei dell’ultima serata di quell’edizione. Perché Gabriella Farinon non è stata solo una delle più note "signorine buonasera" della televisione italiana, ma anche presentatrice, attrice, «quasi giornalista in tanti programmi».
Un altro scatto al quale tiene moltissimo è più recente. Lei, insieme con diverse colleghe dell’epoca, da Maia Giovanna Elmi ad Aba Cercato a Rosanna Vaudetti, tutte riunite per festeggiare gli ottant’anni di Nicoletta Orsomando, «poi qualche tempo dopo il destino ce l’ha portata via».
Racconta, Gabriella, di una tv d’altri tempi. «Era la tv degli inizi e noi eravamo quasi inconsapevoli di quel che stavamo vivendo». Una televisione dai toni garbati e dalle regole ferree. «Sul contratto di lavoro c’era scritto: voi siete l’immagine della Rai». Questo imponeva comportamenti precisi: «Dovevamo essere corrette, vestire in maniera adeguata, niente scollature, atteggiamenti ostentati, ammiccamenti».
In cambio arrivava una diffusa notorietà: «Eravamo persone di casa, di famiglia per tutti gli italiani e l’affetto era tanto. A distanza di così tanto tempo ancora chi ha qualche anno in più mi riconosce per la strada, mi saluta e questo mi sorprende sempre. Piacevolmente».
Alla presentazione dei programmi in prima serata Gabriella Farinon arriva quasi per caso. «Avevo iniziato con la pubblicità, il mai dimenticato Carosello. Avevo recitato anche in due film francesi. Poi partecipai a un provino della Rai e mi chiesero: lei farebbe l’annunciatrice? Io pensai: perché no». Non era un lavoro di serie B: «Era un impegno a tutto tondo. Non si presentavano solo i programmi, a quell’epoca bisognava essere pronti a fare un po’ di tutto. Si facevano le conduzioni, un lavoro più completo rispetto a quello delle colleghe che sarebbero arrivate dopo».
La storia. Gabriella debutta come annunciatrice nel 1961, «l’anno in cui nacque il secondo canale, arrivai assieme a Rosanna Vaudetti».
Prima c’era stata anche una tappa indispensabile nella carriera di un’attrice: i fotoromanzi: «All’epoca – ricorda Gabriella - andavano di gran voga, li hanno fatti un po’ tutti tra le grandi e i grandi interpreti. Non ci si fermava solo a storie sentimentali e banali, a volte si cercava anche di fare un po’ di cultura, con trame ispirate a romanzi celebri».
Dal 1967 al 1975 conduce un’altra trasmissione top della Rai, Un disco per l’estate, ai fianco dei "moschettieri" del piccolo schermo: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora, «tutti i miei cari e amati colleghi». Ancora, è alla conduzione di Cordialmente, avvicendando Enza Sampò che aspettava un figlio, «una trasmissione di approfondimento, dove si toccavano temi più seri e meno scontati».
Per Gabriella è bello scorrere all’indietro l’album dei ricordi: «Siamo state protagoniste, io e tutte le altre "signorine buonasera", di un’epoca storica della televisione. Ed è stato un colpo al cuore quando hanno deciso di eliminare il ruolo». Le piace passeggiare per Roma, «città controversa, che ti fa infuriare per tanta, troppa trascuratezza. Però è in grado di regalarti emozioni incredibili, tant’è bella». Non si nega, Gabriella, qualche apparizione in tv: «Una televisione troppo gridata quella di oggi, anche se finalmente si nota qualche segnale di inversione di tendenza».
Il più grande desiderio? «L’emergenza del Coronavirus ci ha tolto una cosa bellissima: poter viaggiare. Ora ho fatto la terza dose di vaccino, mi auguro di poter riuscire a vedere tutte le destinazioni che ho sempre desiderato visitare senza riuscirci».