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 2021  novembre 14 Domenica calendario

Biografia di Patrizia Mirigliani raccontata da lei stessa

Patrizia Mirigliani è la patron di miss Italia, erede del mitico Enzo Mirigliani, pigmalione di tante star nostrane a iniziare da Sophia Loren, Lucia Bosè, Gina Lollobrigida. Passare dal ruolo di figlia a quello di madre è stato un attimo. È bastato che il figlio Nicola entrasse nella casa del Grande Fratello con la sua storia.
Con la vostra storia. Perché tu hai deciso dopo anni di lotta contro la sua dipendenza di denunciarlo. Giusto?
«Tra anni fa, quando Nicola ha compiuto 30 anni, ho capito che non potevo più aspettare un cambiamento che non arrivava. Questo bloccava tutta la sua vita. Ero in ospedale per un intervento a un braccio e Nicola non si faceva vedere, non è incredibile? Mi sono rotta il braccio e sono stata portata d’urgenza all’ospedale e operata, e mio figlio non si era fatto vedere. È venuto perché spinto dai miei collaboratori. E mi ha rubato dalla borsa il braccialetto che era il portafortuna di mio padre. Ho capito che era anestetizzato, non c’erano affetti, famiglia. La droga lo aveva rapito»
Quando si era perso?
«Nicola aveva 18 anni, ricevo una telefonata di un’amica che mi dice "tuo figlio si droga". Ho rifiutato anche solo l’idea . Ma ho iniziato a studiarlo e ho notato che gli era cambiato lo sguardo, si era indurito, era improvvisamente aggressivo. Così gli ho parlato cercando di riportarlo alla ragione, prima ha negato, poi ha ammesso. Ero piena di speranza, ma non ero preparata».
Cosa hai fatto?
«Una cosa sciocca. Lo ho portato in un negozio e abbiamo comprato un pupazzo. Volevo che lui avesse un ritorno alla sua infanzia per poi rinascere. Riallacciare il nostro rapporto partendo da un feticcio degli anni perduti. Lo teneva in camera e ogni tanto lo abbracciava, ma non c’è stato il reset. Continuava con compagnie sbagliate, era ingestibile. Non riuscivo a convincerlo e avevo bisogno di aiuto».
Chi ti ha aiutata?
«A 19 anni la prima comunità. C’è stato 9 mesi, alla fine ha voluto andare via, diceva che lo maltrattavano. Mi è arrivato a casa scalzo con un sacchetto dell’immondizia, era venuto a piedi. L’ho fatto rientrare. Mi sono fatta convincere, mi assicurava che si sarebbe meritato questa prova di fiducia. Era maggiorenne, nessuno poteva comunque trattenerlo. In quel periodo ha conosciuto una ragazza meravigliosa che si è innamorata a prima vista di lui, ma l’amore non è bastato».
Tuo padre era vivo?
«Sì, lo sapeva ma era indebolito dall’età, non poteva capire. Nicola si chiama come suo padre, mio nonno, emigrato dalla Calabria, da Santa Caterina dello Ionio, in America ai primi del novecento. Era andato a lavorare in miniera per mantenere la famiglia».
Una memoria, un esempio che non è bastato. Ti sei chiesta il perché?
«Il successo e la visibilità della nostra famiglia gli avevano dato alla testa. Era circondato da gente che mirava ad avere dei benefici, non alla sua amicizia»
Tra speranze e ricadute siamo arrivate ai 30 anni.
«Nicola non aveva trovato un’aspirazione. Diceva che non aveva interesse alla vita. Scontava tante insicurezze. Il bullismo subìto a scuola per la sua balbuzie, ad esempio. Guardava sempre il film di Batman, un eroe ma anche un uomo comune. Quando voleva riavvicinarsi lo guardavamo insieme. Voleva dirmi che era anche altro, non solo la sua dipendenza. Ma quella robaccia è potente. Mentre ero ricoverata in ospedale venne a trovarmi costretto dai miei collaboratori. E mi rubò nella borsetta il braccialetto porta forttuna di mio padre».
Come si è giustificato?
«Mi ha detto che le cose mie erano anche sue. Ho ribattuto che le cose non stavano così e che nella vita tutto va guadagnato. L’ho allontanato da casa, gli ho dato la sopravvivenza, un letto e il cibo. Ma poi ho ceduto ancora, sperando in un cambiamento, e l’ho fatto rientrare. E mi accorgo che si era portato via una cosa a cui tenevo molto, un ricordo di famiglia. Allora ho chiamato il commissariato, volevo che qualcuno mi aiutasse a salvarlo. Un giorno la polizia arriva a casa, ero l’ombra di me stessa. Mi hanno detto che potevano aiutarmi solo se avessi denunciato. Nicola era lì accanto a me e rise: "Figurati se mi denunci, tu vivi per me". Il giorno dopo mi ha chiamato il commissario e mi ha detto: "Ci sono delle volte che per salvare i ragazzi dobbiamo dimenticarci di essere i genitori". E così con la morte nel cuore ho denunciato Nicola per furto e stalking psicologico. Era stato appena varato il codice rosso e quindi lo hanno allontanato e gli hanno messo il braccialetto elettronico».
Lui?
«Mi ha odiata. Mi faceva sentire in colpa dicendo che ero una madre degenere. E mi ci sentivo, ma capivo che non c’era altra strada. Per un po’ di giorni ha dormito per strada, poi qualcuno lo ha soccorso (sbagliando). Il ragazzo va lasciato a se stesso perché trovi la voglia di uscire dalla sua dipendenza. E’ la prima cosa che ti dicono. Lui si è rivolto a un avvocato chiedendomi il mantenimento. Gli ho risposto tramite avvocato, spiegandogli che il mantenimento lo avrebbe avuto a certe condizioni, dimostrando la volontà di uscire dalla droga» .
Dove hai trovato la forza?
«Nella disperazione. La mia paura era quella di trovarlo morto da qualche parte.Tutte le sere stavo sul divano ad aspettarlo e controllavo lo sguardo quando rientrava. Oppure con la signora che mi aiuta a casa uscivamo a cercarlo. Oggi alle tante mamme che mi scrivono, disperate dico: "dovete trovare voi la forza per salvare i vostri figli e voi stesse". Io ho avuto tre tumori con recidiva. Tre anni fa quando stavo in ospedale e combattevo, Nicola era in una comunità vicino Venezia».
Alla fine lui ti ha ringraziato «per avergli salvato la vita» in diretta tv al Grande Fratello. Eri d’accordo con questa esperienza?
«Devo dire di no. Avevo paura. Nicola è fragile e come abbiamo visto la gente è poco disponibile a comprendere, ad aiutare. Ero perplessa, ma il coach mi diceva che era un rischio che andava corso».
Ed effettivamente dentro la casa non è facile per lui. In pochi hanno dimostrato empatia nei suoi confronti. Chi ti ha deluso?
«Manila Nazzaro»
Proprio una delle tue miss?
«Sì. Conosceva la storia di Nicola più di altri, invece è stizzita con lui. O forse si aspettava che Nicola fosse più affettuoso, senza capire che non può, non è ancora capace, è chiuso dentro se stesso. Miss Italia è una grande famiglia e io considero lei parte di questo affetto. È una delusione. Forse per lei è inconcepibile un ragazzo che sbaglia? Ci vorrebbe un poco più di umanità. Va aiutato e qualcuno lo sta facendo mostrando generosità».
E poi c’è Miriana Trevisan di cui Nicola si sarebbe innamorato.
«Purtroppo lei fa il giochino "ti voglio ma non ti voglio" e gioca con un ragazzo che non ha gli strumenti per difendersi».
Nicola è stato rimproverato per averle detto "allora vai con chi ti tratta male".
«Nicola ha sbagliato, ma si riferiva ai racconti di Miriana sulle sue precedenti relazioni. Come dire "Se non vuoi me che ti tratto da regina"... Però non voglio dire altro, lui si deve rafforzare. Ma sono turbata da questo gioco violento».
Non parli mai del padre di Nicola, perché?
«In tribunale ho fatto una deposizione tra le lacrime. Ho detto al giudice: "Chiedo a voi, Stato di fare da padre a Nicola". È stato uno dei suoi grandi problemi. Era un bambino molto insicuro,bersaglio dei bulli a causa della sua balbuzie e della sua insicurezza. Avrebbe avuto bisogno di un padre che lo sostenesse. Io non bastavo, ho cercato di fare tutte e due le parti, ma non ci sono riuscita».
Come immagini il futuro di Nicola?
«Il mio sogno è che continui la dinastia Mirigliani».
Ecco parliamo di miss Italia. Chi l’ha voluta fuori da Rai Uno?
«La Boldrini, la Tarantola. E chi voleva che svendessi Miss Italia. Mi ha salvato Urbano Cairo dopo l’editto della Boldrini che ci aveva ostracizzato e aveva chiesto che non ci accogliessero da nessuna parte. Alla faccia della sorellanza. Mi ha affossato una donna e sono stata salvata da un uomo».
La Boldrini disse che il «no a Miss Italia» era una scelta "moderna e civile"...
«Miss Italia è sempre stato l’unico casting veramente pulito dello show biz. Mai stato uno scandalo, mai una raccomandazione. Le nostre miss sono sempre entrate dalla porta principale nel mondo dello spettacolo, senza mai doversi accomodare su qualche divanetto. Qual è il problema, il costume da bagno? Bene, lo eliminiamo. Come anche il numero. Ma non cancelliamo il sogno di tante ragazze che cercano di realizzarsi. Quest’anno al concorso si sono iscritte 11 mila ragazze. C’è una lista di donne che hanno avuto la loro occasione passando da noi: Caterina Balivo, Elisa Isoardi, Roberta Capua, Anna Valle, Francesca Chillemi, Miriam Leone, s e mi fermo perché la lista è lunghissima. Siamo il più grande vivaio di talenti femminili in Italia».
E come sarà Miss Italia 2021?
«Un prodotto che piacerà ai giovani, al pubblico del futuro. Le finali nazionali del 2021 ed in particolare l’evento della premiazione segneranno per Miss Italia la trasformazione. Il periodo del Covid ha dato a tutti noi il tempo di riflettere, e il coraggio nel prendere decisioni. Emotivamente è stato faticoso lavorare su questa evoluzione, ma sono piena di entusiasmo. La donna di oggi ha certamente più grinta, desiderio e vocazione per essere non solo parte ma pivot della trasformazione generazionale. Tutto ciò proveremo a racchiuderlo in un format che possa non solo intrattenere per una serata ma anche vivere tutto l’anno, per dare voce e occasioni di lavoro e di realizzazione alle ragazze. L’appuntamento è per dicembre».
Andrete in onda su un canale tv o su una piattaforma?
«Costruiremo il racconto in maniera diversa, per arrivare ai giovani attraverso i loro modi e i loro mezzi per comunicare e informarsi».