Specchio, 14 novembre 2021
La polizia britannica ha un problema con i reati dei trans
Con il Covid di nuovo pericoloso il governo britannico avrebbe cose più importanti a cui pensare, ma la ministra dell’Interno Priti Patel ha dato uno sguardo alle statistiche della criminalità, e ha visto che le cifre non tornavano. Dopo una breve indagine, si è scoperto che in numerosi distretti di polizia molti reati erano classificati dagli agenti come delitti femminili solo perché l’autore del crimine aveva dichiarato agli agenti di “sentirsi donna”. Anche le azioni criminali commesse dai transessuali finivano nella casella femminile, favorendo l’impressione che le donne fossero diventate all’improvviso più violente.
Priti Patel ha così inviato un richiamo ai dirigenti della polizia, invitandoli ad applicare con maggiore buon senso la cultura “woke” che ormai permea anche la società britannica. Vanno bene il risveglio, l’inclusione, il rispetto di ogni tendenza sessuale e delle diversità di genere, ma bisogna finirla di scrivere nei rapporti che il colpevole di uno stupro è una donna solo perché lui lo dichiara. Il problema è nato quando il “Mail on Sunday” ha scoperto che un maschio di nome Zoe Watts, incarcerato per una serie di reati, tra cui la costruzione di una bomba, era stato inserito nel casellario femminile dalla polizia del Lincolnshire solo perché Watts si identificava come donna. Patel ha scoperto che non era un caso isolato e ha invitato gli agenti ad accertare meglio il sesso degli arrestati senza fermarsi alle apparenze o alle dichiarazioni del reo, in modo da non gonfiare impropriamente le statistiche della criminalità femminile.
Il problema è più serio di quello che sembra, visto che gli uomini cominciano a fingere di avere cambiato orientamento sessuale per accedere ai bagni femminili, o per evitare condanne in reati molto gravi: in Gran Bretagna, ad esempio, la legge non prevede che una donna possa essere accusata di stupro.Per i distretti di polizia occorrerà inventarsi qualcosa, forse cominciando a pensare che ci devono essere dei limiti pure nel rispetto delle identità sessuali percepite dagli individui.