Specchio, 14 novembre 2021
Neanche i cosacchi vincono la guerra dei Green Pass
Non ce l’hanno fatta nemmeno i cosacchi. I posti di blocco di guardie in uniforme d’epoca, piazzati sulle strade della Crimea a controllare i codici QR, l’equivalente del green pass russo, hanno dichiarato fallita la loro missione: non erano in grado di verificare l’autenticità dei documenti sulla vaccinazione o il tampone presentati dai viaggiatori. Senza un lettore apposito, un codice QR vale l’altro, e il sospetto che molti documenti non c’entrassero nulla con quelli rilasciati dalle autorità era fin troppo fondato. Del resto, anche lo Stato non ha le idee ben chiare sui documenti che emette: sul portale “Servizi dello Stato” molti green pass hanno cambiato scadenza a inizio di novembre, da un anno a 180 giorni dalla data della vaccinazione, senza preavviso. «Un disguido tecnico», hanno commentato al Cremlino, ma intanto la validità dei codici QR presentati dai cittadini russi è stata ulteriormente minata dalla notizia che oltre ai numerosi certificati di vaccinazione contraffatti esisteva anche un sito di malviventi che li vendeva “veri": con la complicità dei medici addetti alle vaccinazioni il sistema generava codici autentici, con le fiale dei vaccini che però venivano buttate invece di venire utilizzate.
Sono decine di migliaia i russi che hanno pagato per un codice falso pur di non ricevere un vaccino gratuito, e ogni giorno la polizia scopre nuove truffe, in un gioco a “guardie e ladri” tra cittadini e governo che fa parte di una tradizione storica. Putin ha mostrato di conoscere bene i suoi sudditi, dichiarandosi contrario all’obbligo vaccinale perché «tanto compreranno i certificati». In altre parole, il presidente è il primo a non fidarsi dell’onestà sia dei cittadini che della sanità statale. Del resto, lo stesso Putin aveva criticato i suoi colleghi occidentali, a cominciare da Joe Biden, per essersi vaccinati davanti alle telecamere: «Gli possono aver iniettato delle vitamine». Una visione del mondo che, secondo gli esperti del GPX News, ha un legame profondo con i rifiuto dei vaccini: dopo un’analisi di decine di Paesi, sono giunti alla conclusione che il tasso di immunizzazione più basso si regista proprio nelle società convinte di essere più corrotte. In altre parole, più un cittadino è convinto che tutto si compra e si vende e meno si fida del vaccino propinato da uno Stato che ritiene dedito soltanto ai suoi interessi, e più è disposto a rischiare pur di sfuggire a questo prodotto della corruzione, anche a costo di corrompere a sua volta medici e burocrati.