il Giornale, 14 novembre 2021
Il 75% di chi prende il reddito non ha mai lavorato
Secondo un sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera, più della metà degli italiani intervistati giudica negativamente il reddito di cittadinanza. Ma il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, professore vicino al M5s, è irremovibile sul sussidio e insiste: «Personalmente rifarei la misura». Nel frattempo continua il pressing di renziani e centrodestra per una revisione radicale della legge, oltre le modifiche già proposte dal governo.
Il tema divide la politica e spacca i cittadini. Nonostante il rifinanziamento del Rdc, il 53% delle persone interpellate da Ipsos per il Corriere esprime un parere negativo sull’assegno bandiera del M5s. Nell’articolo di Nando Pagnoncelli, direttore dell’istituto di rilevazioni, viene specificato però che «solo» il 32% del campione esprime un giudizio positivo sul reddito di cittadinanza, a fronte di un 15% di «non saprei». Colpisce un dato: tra gli elettori dei diversi partiti gli unici ad essere entusiasti del sussidio sono i sostenitori dei 5 Stelle. Mentre, per certi versi, sorprende il posizionamento di chi si identifica nel Pd e nelle altre liste del centrosinistra. Per il 48% dei dem lo strumento pensato per fronteggiare la povertà è quantomeno da cambiare, il giudizio è negativo. Percentuale che stona con la strenua difesa della norma da parte di alcuni esponenti di peso del Nazareno. I no al Rdc salgono al 74% per chi vota le altre liste di centrosinistra. Segmento in cui sono comprese sia Leu e Articolo 1, che hanno difeso la misura, sia Italia Viva e Azione, tra i principali critici del Rdc. Scontata l’ostilità compatta dell’elettorato del centrodestra. In compenso un po’ tutti gli elettori sono moderatamente soddisfatti dai ritocchi pensati dal governo Draghi.
Dal centrodestra, comunque, pensano che si possa fare di più. Dall’opposizione Giorgia Meloni è in prima linea nella campagna contro l’assegno di stato voluto dal M5s. «È una vergogna aver messo altri 2 miliardi sul reddito di cittadinanza, una misura fallimentare. Era inevitabile che fallisse perché è una misura stupida», attacca a testa bassa la leader di Fdi durante un incontro a Milano con gli amministratori lombardi del partito. Meloni collega i fallimenti del reddito di cittadinanza alla questione degli stipendi – spesso molto bassi – degli amministratori locali. «Credo sia assolutamente giusto oggi tornare a parlare di retribuzioni adeguate per gli amministratori locali. È una follia che in questa Nazione chi si occupa della collettività spesso percepisca meno di chi prende il reddito di cittadinanza», dice Meloni, anche se il governo ha previsto nella manovra un aumento delle paghe dei sindaci. Parole dure dalla presidente di Fdi, ma non più pesanti rispetto a quelle pronunciate dal leader di Iv Matteo Renzi, che venerdì sera a Otto e Mezzo ha parlato di «reddito di criminalità».
A Bergamo, a pochi chilometri di distanza dalla riunione dei meloniani, va in scena il controcanto di Tridico. Intervenendo al festival d’Impresa, il presidente dell’Inps parla di «un atteggiamento verso i poveri molto violento, molto aggressivo e indifferente». «Il Paese non è pronto politicamente ad accettare l’esistenza di un reddito minimo», la decisa presa di posizione. «Il reddito esiste per la platea di poveri che esistono e non inoccupabili per questo – continua Tridico – personalmente lo rifarei, perché bisogna contrastare la povertà». Infine la giustificazione per le difficoltà sulle politiche attive del lavoro. «Il Rdc oggi copre oltre 3 milioni di persone, di cui due terzi minori, disabili, anziani. Il 75% di queste persone non ha mai lavorato».