La Stampa, 14 novembre 2021
Massimo Giannini risponde alle accuse di Renzi
La Macchina del Fango non dorme mai. Come ha raccontato ieri Giuseppe Salvaggiulo sul nostro giornale, l’inchiesta della Procura di Firenze sulla Fondazione Open svela un meccanismo di costruzione del consenso e distruzione del dissenso ormai collaudato nella Seconda Repubblica. Iniziò Silvio Berlusconi con la sua Struttura Delta e il suo immane conflitto di interessi. Poi vennero i suoi emuli. Ingrassati, e incarogniti, alla tavola calda per antropofagi del Web. Dunque, non solo la grande Bestia salviniana. Ma anche la piccola Spectre renziana, incrocio di tutti gli interessi propri e impropri. I bonifici dei Sauditi e i finanziamenti dei Benetton. I piani per devastare i grillini e quelli per controllare i media. La "character assassination" e il dossieraggio. Le fake news e i server esteri. C’è di tutto e di più, in quegli atti giudiziari. Soprattutto, c’è un dispositivo di potere che Renzi nega, coprendosi dietro la fuffa del cosiddetto "hackeraggio di Stato", e che invece lo dovrebbe far riflettere sulla miseria al quale sta riducendo il suo famoso storytelling. Dirà l’inchiesta se ci sono reati. A occhio, non se ne vedono. Ma si vede la bassezza politica. Si vede la pochezza morale. E tanto basta.
P.S. Breve postilla personale. Lo stesso Renzi torna sulla vicenda di una mia presunta condanna in una causa persa contro Marco Carrai, e di un mio presunto risarcimento danni versato a suo beneficio. Ne aveva già parlato a sproposito venerdì, a "Otto e Mezzo" su La7. Ora rilancia sui suoi social, esibendo un documento nel quale comparirebbero le mie "scuse a Carrai" e un mio assegno a lui intestato, con tanto di mia firma, zoomata ad arte accanto all’assegno medesimo. È deprimente, per chi fa il mio mestiere con serietà, ma mi vedo costretto a precisare quanto segue:
1) Non esiste alcuna "condanna" né alcuna "causa persa" da parte mia nei confronti di Carrai. Il medesimo presentò una querela per diffamazione nei miei confronti, per un mio articolo su "Repubblica" del 2016. Nel maggio del 2019 la causa fu ritirata dal querelante, previa conciliazione di cui fa fede la lettera esibita da Renzi, nella quale mi limito a precisare di non aver offeso nessuno.
2) Non esiste alcun "risarcimento danni" da me versato a Carrai. Dell’assegno sbandierato da Renzi io non conoscevo l’esistenza. Non porta la mia firma, come può vedere chiunque. Reca un importo di soli 3.000 euro (e già questo basta per capire che non può trattarsi di risarcimento danni). Infatti non lo è. Come può chiarire il mio Editore, è invece un semplice concorso alle spese legali, che di norma le parti condividono quando una causa viene ritirata. E questo è tutto. A dispetto di quello che continua a propalare il senatore di Scandicci, io non ho mentito. Ma, di nuovo, constato con amarezza come queste sue continue campagne di delegittimazione e manipolazione dei fatti stiano portando davvero la politica al grado zero della dignità e della decenza.