Corriere della Sera, 14 novembre 2021
Intervista a Pecco Bagnaia
L’ultima gara di Rossi. Oggi si chiude un’epoca, domani comincia un’altra vita. Per lui e per chi dovrà riceverne il testimone. Un fardello pesante che nemmeno Valentino saprebbe a chi lasciare («Per me Migno conta come Franco o Pecco, difficile fare un nome…»). Ma per come è andata la stagione Bagnaia parte favorito. Ieri ha sfiorato la pole position, prendendosi la decima prima fila consecutiva (e tirandosi dietro lo stesso Rossi, alla fine decimo). Il secondo posto nel Mondiale gli va persino stretto, dopo un finale di stagione in crescendo (tre vittorie in cinque gare). Nato nell’anno del primo titolo di Valentino, il 1997, trasferitosi sette anni fa da Torino alla corte di Rossi a Tavullia, potrebbe essere lui l’erede.
Sarà così?
«Nessuno raccoglierà l’eredità di Valentino, impossibile, e sinceramente non sono pronto ad affrontare la questione».
È troppo presto?
«Questo è il giorno del “grazie Vale”. Lo percepisci nell’aria, è il suo momento, la sua ultima gara. Ed è giusto così, è doveroso omaggiarlo. E d’altra parte i primi tre posti in MotoGp sono definiti. Resta aperta la classifica dei team, ma siamo in vantaggio».
Che vuoto lascerà Rossi?
«Immenso. Perdiamo il pilota più completo di tutti i tempi. Tra i più veloci e il più carismatico. La sua capacità di stare davanti alle telecamere, di essere sincero e genuino, un vero trascinatore che ha appassionato un pubblico enorme. Ci mancherà».
Rossi era già pronto a incoronarla sul trono della MotoGp quest’anno.
«Ma io sono soddisfatto così, perché negli ultimi due anni ho faticato e mi serviva una stagione di apprendistato, con moto e squadra nuove. Questo non era l’anno per vincere il titolo. Siamo maturati. Abbiamo fatto degli errori, sono caduto, ma i problemi ci hanno aiutato a crescere e in quest’ultima parte di stagione stiamo raccogliendo i frutti del lavoro, ponendo le basi per il prossimo anno».
Cosa si porterà nel 2022?
«Tanta più esperienza, tanta più velocità, tanta più consapevolezza. E poi con la moto nuova avremo un pacchetto incredibile».
La Ducati è stata all’altezza?
«A livello tecnico non mi è mancato nulla, sono evoluto insieme alla moto, l’abbiamo capita, adattata al mio stile di guida. Ovviamente in alcune piste fatichiamo, ma la Ducati di quest’anno è la più bilanciata in assoluto. Siamo stati veloci in circuiti tradizionalmente ostici. La doppietta di Jerez è la conferma».
Cosa vorrebbe trovare sotto l’albero di Natale?
«Vorrei “coach” Casey Stoner nel box, a tutte le gare. Non lo conoscevo, mi ha fatto davvero piacere averlo con noi in Portogallo. È una persona particolare, ancora oggi vive e ragiona come un pilota».
L’ha osservata e le ha dato i consigli giusti.
«È vero, c’era vento nell’ultimo tratto di pista, avevo intuito qualcosa e lui ha confermato le mie sensazioni. Ho messo in pratica i suoi consigli e ha funzionato».
Tra Quartararo, Morbidelli e Marquez, ammesso che Marc torni come prima, chi teme di più?
«Quartararo è l’uomo da battere, ma sono in tanti da tenere d’occhio. Mir, Morbidelli, Miller, anche Marquez certo. Spero che riesca a riprendersi, non mollerà».
Ultima gara a Valencia, pista ostica per lei.
«Non ho mai capito perché. Qui ho sempre faticato, come ad Aragon d’altronde, dove poi ho vinto. Ma quest’anno ho scoperto di trovarmi bene dappertutto. E a Valencia Jack è andato bene l’anno scorso. Chissà mai…».
Ieri ha sfiorato una pole clamorosa, dando anche una mano a Rossi con la scia.
«Ancora un po’ e mi faccio tamponare… Può succedere quando il tunnel d’aria risucchia chi insegue. Non l’avevamo concordato, l’ho visto entrare in pista e gli ho fatto strada. Per Vale questo e altro, magari potessi aiutarlo ancora».
Cosa dirà a Valentino oggi?
«Eviterò di stargli addosso, c’ha già troppa gente intorno, troppa pressione. Lasciamogli godere quest’ultima gara da pilota, invece che da leggenda. Per celebrarlo ci sarà tempo anche dopo».