Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  novembre 14 Domenica calendario

Intervista a Ingroia, avvocato della Lollo

È la madre quasi novantenne di Antonio Ingroia a telefonare al figlio ex magistrato (e un tempo ex candidato a Palazzo Chigi), oggi avvocato: «Ma davvero difendi la “mia” grande Gina?». E il figlio conferma di avere preso la difesa della grande Gina Lollobrigida, spiegando la meraviglia e la gioia della mamma: «Quand’era giovane la chiamavano tutti Gina. Sono quasi coetanee. Due gocce d’acqua. Grande somiglianza, s’è sempre detto in famiglia. Ma guarda un po’ la storia...». 
Una storia tutta da raccontare visto che adesso la «bersagliera» di Pane, amore e fantasia s’aggrappa all’ex pubblico ministero di tante inchieste di mafia invocando «il diritto di invecchiare senza essere derubata del mio patrimonio». Un attacco diretto al figlio che prova a farla interdire: «Si è dato al nemico, mi fa una pena enorme, non voglio più vederlo...». Parole durissime, mentre invece definisce Ingroia «una persona attenta, intelligente, affettuosa». 
Ma come mai la regina del cinema italiano ha scelto l’avvocato di tante polemiche giudiziarie e politiche? Come mai proprio lei, avvocato Ingroia? 
«Nasce tutto da Netflix. Dalla serie su Pino Maniaci, il giornalista perseguitato dopo le sue battaglie contro la mia ex collega Saguto per via dei beni confiscati e di non disinteressati amministratori giudiziari... Gina Lollobrigida ha visto come ho difeso Maniaci, per questo assolto. Ha visto in tv come ho contrastato gli amministratori giudiziari». 
E le ha chiesto di schierarsi al suo fianco nella «guerra» sia contro il figlio sia contro l’amministratore giudiziario piazzato al controllo del tesoro di famiglia? 
«Ha apprezzato la serie tv che racconta la verità e soprattutto la mia grinta sul tema degli amministratori giudiziari nel caso Saguto». 
Com’è avvenuto il contatto? 
«Prima la telefonata del suo assistente alla mia segreteria, poi un messaggio su cellulare e infine gli incontri. Tre, finora». 
In tv l’ha apprezzato anche come «attore»? 
«Gli avvocati hanno bisogno di mostrare pure un necessario aspetto scenico, dall’eloquio alla presenza». 
Cinema o giustizia? 
«L’uno e l’altro. Si integrano le mie passioni di sempre». 
Nel «caso Lollobrigida» dove sta l’ingiustizia? 
«La signora Gina è certamente vittima di un amministratore cosiddetto “di sostegno”. Non stiamo parlando di personaggi alla Cappellano Seminara come nel caso Saguto, ma occorre replicare con il piglio del combattente, dell’avvocato combattente, come sono io, come ero anche nella serie tv». 
Lei vedeva i film della Lollo? 
«Non era il mio genere, anche per un problema di età. Mia madre li ricorda tutti. Un mito in famiglia. Che giri che fa la vita...». 
Questo suo nuovo incarico riaccende quindi le luci anche su Maniaci, il direttore di TeleJato accusato di corruzione. 
«E per questo assolto. Siamo ancora in attesa della motivazione per capire se promuoveremo appello contro la mini-condanna per diffamazione». 
Mini? 
«Per i giornalisti a volte è una medaglia, un merito». 
Si troverà stavolta contro un figlio che ha già ottenuto una sentenza non lusinghiera per la madre ritenuta «suggestionabile»... 
«Una sentenza francamente assurda. Parla di “una presunta suggestionabilità” anche se le perizie dicono che la signora Gina è lucida». 
Secondo lei, è consapevole delle sue scelte? 
«Perfettamente. Vorrebbero farla passare per rimbambita, ma non è così. E su questo faremo partire la strategia del contrattacco». 
Replicherà accusando? 
«Mi sta stretto il ruolo di avvocato di difesa. Io sono un avvocato d’attacco. Da sempre appassionato di scacchi. E gli scacchi sono una guerra virtuale. Come i processi. In qualsiasi posizione ti trovi». 
Punta allo scacco matto? 
«Ovvio».