Corriere della Sera, 14 novembre 2021
Il confronto tra i vaccini J&J, Moderna e Pfizer
Da quando la variante Delta è diventata predominante, a sei mesi dalla fine del ciclo vaccinale anti Covid la protezione dei vaccini dall’infezione cala in modo drastico, in particolare per quanto riguarda il monodose Johnson&Johnson. Lo afferma una ricerca condotta dal Public Health Institute di Oakland, dal Veterans Affairs Medical Center di San Francisco e dall’University of Texas Health Science Center da poco pubblicata su Science.
Il team di ricercatori ha analizzato l’efficacia dei tre vaccini approvati negli Stati Uniti (Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson&Johnson, assente AstraZeneca che negli Stati Uniti non è stato approvato) nel proteggere dal contagio, dalla malattia e dalla morte i veterani dell’esercito americano (che rappresentano il 2,7% della popolazione degli Stati Uniti). L’indagine è stata condotta tra il 1° febbraio e il 1° ottobre 2021 su 780.225 veterani (di cui 498.148 completamente vaccinati).
Lo «scudo»: marzo 2021 e settembre 2021
I ricercatori hanno scoperto che all’inizio di marzo, mentre la variante Delta stava prendendo piede negli Stati Uniti, i tre vaccini erano più o meno uguali nella loro capacità di prevenire le infezioni. In particolar è emerso che nel marzo 202 1 la protezione dall’infezione era: 86,4% per i vaccinati con J&J; 86,9% per i vaccinati con Pfizer-BioNtech; 89,2% per i vaccinati con Moderna.
Ma la situazione è completamente cambiata nel giro di sei mesi, cioé quando la variante è diventata ceppo dominante. Nel settembre 2021 infatti l’efficacia per quanto riguarda l’infezione era scesa al: 13,1% per i vaccinati con J&J; 43,3% per i vaccinati con Pfizer-BioNTech; 58% per i vaccinati con Moderna.
Sorprende il calo così accentuato del vaccino monodose Johnson&Johnson nella protezione dall’infezione. Il Germania, uno degli Stati più colpiti in Europa dalla nuova ondata di Covid, il Robert Koch Institute ha segnalato che circa il 26% dei pazienti è completamente vaccinato, con un numero che sale al 34% per i ricoverati over 60. L’Istituto ha anche reso noto che le infezioni tra i vaccinati sono percentualmente più comuni tra chi è vaccinato con il preparato monodose Janssen.
In Italia (dove questo vaccino è stato somministrato a 1,6 milioni di persone) le nuove linee guida indicano che chi si è vaccinato con J&J può fare il richiamo da subito (a prescindere dall’età) a patto che siano passati sei mesi dalla somministrazione del monodose e riceverà un richiamo con Pfizer o Moderna. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha autorizzato il richiamo per J&J, raccomandandolo a tutte le persone dai 18 anni in su che hanno ricevuto la prima dose almeno due mesi prima.
L’efficacia contro la morte da Covid
Nello stesso studio di Science i ricercatori hanno anche esaminato la protezione dei vaccini dalla morte da Covid e a differenza dal rischio di infezione, l’efficacia nei confronti dei decessi causati da Covid-19 è rimasta alta nel tempo e, come già dimostrato in molti altri studi, i vaccinati hanno un rischio molto più basso di morte dopo aver contratto il virus rispetto ai non vaccinati, anche a distanza di mesi dalla vaccinazione, sebbene siano emerse differenze per età e tipo di vaccino.
A distanza di otto mesi dal ciclo vaccinale completo, il tasso di protezione medio era dell’81,7% negli under 65 e del 71,6% negli over 65. Al di sotto dei 65 anni, l’efficacia per vaccino contro la morte da Covid era del 73% per J&J, dell’81,5% per Moderna e dell’84,3% per Pfizer-BioNtech. Negli over 65 la protezione era invece del 52,2% per J&J, del 75,5% per Moderna e del 70,1% per Pfizer-BioNTech. «Nonostante l’aumento del rischio di infezione dovuto alla variante Delta, l’efficacia contro i decessi è rimasta alta e, rispetto ai non vaccinati, i veterani completamente vaccinati avevano un rischio molto più basso di morte dopo l’infezione» hanno scritto i ricercatori che incoraggiano la terza dose per tutta la popolazione per bloccare la circolazione del virus, oltre l’uso di mascherine, lavaggio mani e distanziamento per ridurre i tassi di infezione.