ItaliaOggi, 13 novembre 2021
Periscopio
Dice un dirigente dem: «Enrico Letta è più vicino a Salvini che a Di Maio, che a sua volta ha più punti in comune con Giorgetti rispetto a quanti ne abbia con Conte». Francesco Verderami. Corsera.
Sento dire: qualsiasi sia l’esito, dovremo avere sempre Draghi. Esagerazioni che non sono utili, neanche a Draghi. Massimo d’Alema. (Aldo Cazzullo). Corsera.
Offensiva sulle energie rinnovabili? Dobbiamo. Ce lo dice l’Europa, ce lo impongono i fatti. C’è modo e modo, però: guai a coprire di pannelli fotovoltaici i colli di Leopardi, guai a tirar su nella Tuscia etrusca pale eoliche 19 metri più alte della Torre Unicredit, il più svettante grattacielo italiano. La bellezza, per l’Italia, è un bene non trattabile. Gian Antonio Stella. Corsera.
Poiché oggi, al contrario dei tempi di Bossi, si governa in Europa, oltre che in Italia, la vera differenza tra Salvini e Giorgetti sta nel fatto che il primo vuole costruire a Strasburgo un grosso raggruppamento di destra che metta insieme, oltre ai sovranisti ungheresi e polacchi, un pezzo dei conservatori guidati da Giorgia Meloni e una fetta di popolari tedeschi timorosi di una deriva a sinistra della Cdu. E che il secondo pensa a una lunga marcia di avvicinamento al Ppe. In Italia entrambi sono autenticamente governisti: ma mentre Giorgetti mette nel conto una perdita di consenso in favore di una rendita di lunga scadenza, Salvini attribuisce a questa scelta i quattro punti e mezzo persi da febbraio ad oggi e il sorpasso della Meloni. I suoi elettori sbagliano a volere tutto e subito. Senza la Lega, questo governo, nonostante l’equilibrio di Draghi, sarebbe fortemente sbilanciato a sinistra, nonostante la presenza di Forza Italia e non avrebbe fatto alcune scelte care al pubblico dei moderati. Il mondo delle partite Iva vuole la Lega al governo. Ma glielo faccia sapere anche nei sondaggi, perché se Salvini continuasse a perdere mezzo punto al mese. Bruno Vespa. QN.
Berlusconi è sempre stato in grado di capeggiare i propri partiti e coalizioni, talvolta con concessioni indicibili, come quando Piemonte, Lombardia e Veneto passarono sotto il governo di un Carroccio ben distante dal 34% europeo siglato da Matteo Salvini. Non si era mai trovato, come da tre anni gli è occorso, di finire al secondo o addirittura al terzo posto. L’unico rimedio che è stato in grado d’individuare è il definirsi garante, nel senso di garantire al Ppe. Marco Bertoncini. (ItaliaOggi).
La forza di Mario Draghi è che prescinde dai partiti. Il suo governo, come quello di Monti, non è un caso. Lui blandisce i partiti, li tiene a bada, ogni tanto li accontenta. Insomma media, ma, alla fine, si fa nella sostanza quello che dice lui. Lo ius soli caro al Pd? Si farà, ma meglio rinviare, non è urgente. Il green pass che la Lega non vuole? Lo si fa, ma gradualmente. Pierluigi Battista, scrittore: “La casa di Roma” (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
La assoluzioni di Palermo ci raccontano che sono state create sofferenze indicibili e costi onerosi a servitori dello Stato, incolpati di un delitto senza senso. Sono state sprecate immense risorse umane e finanziarie per un processo che non si sarebbe dovuto nemmeno ipotizzare. L’ennesima conferma che il nostro sistema va riformato dalle fondamenta, a cominciare dai presupposti per iniziare l’azione penale, che oggi è affidata all’arbitrio dei Pm svincolati da ogni responsabilità. Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Armand Zorn, consulente d?azienda, ha 33 anni ed è stato eletto per l’Spd, i socialisti, a Francoforte, dove la percentuale di abitanti con radici straniere sfiora il 50 per cento. «Sono nato in Camerun, racconta, sono giunto a dodici anni in Germania nel Duemila, senza sapere una sola parola di tedesco. La mia famiglia è modesta, senza le sovvenzioni e gli aiuti sociali non ce l?avrei mai fatta». Ha studiato economia e scienze politiche, ha soggiornato a lungo all’estero per fare esperienza, anche a Bologna. Roberto Giardina. ItaliaOggi.
«I soldati italiani sono leoni, gli ufficiali salsicce, lo stato maggiore letame». La frase, sferzante come una scudisciata, veniva da uno che se ne intendeva: il feldmaresciallo Erwin Rommel, la “Wüstenfuchs”, la volpe del deserto, che col suo Afrikakorps, il corpo di spedizione tedesco, in quel 1941-’42 aveva più volte umiliato gli inglesi in Nordafrica. Del resto aveva verificato sui campi di battaglia libici ed egiziani il coraggio e l’abnegazione delle truppe italiane, e la scarsa capacità di organizzazione e pianificazione di chi gestiva la macchina militare italiana. Maurizio Pilotti. Libertà.
L’ingovernabilità non disturbava gli italiani negli anni Cinquanta. A loro piaceva votare, spostare il Parlamento a destra o a sinistra e affluire alle urne in percentuali da stadio, oltre il 90 per cento. I partiti tenevano conto dei risultati e ricalibravano le strategie quel tanto che serviva. Il tran tran non mancò di buoni risultati. Prima ancora che la Costituzione compisse 15 anni, l’Italia viveva il suo miracolo economico, raggiungendo un benessere mai avuto. Contava poco che i governi durassero mediamente dalla prima neve alla vendemmia. Gli uni infatti si agganciavano agli altri come grani del rosario, riprendendo il programma dove era stato interrotto. I premier, quale che ne fosse il nome, Adone Zoli, Mariano Rumor, Emilio Colombo, ecc., erano replicanti dello stesso clone. L’intercambiabilità degli uomini fu il marchingegno che permise alla Dc di guidare indisturbata il Paese per 35 anni filati. Il temporale però si avvicinava. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Papà andava al bar, non si sa se era proprio il bar, si profumava molto, la mamma chiedeva perché. E noi andavamo al cinema a vedere un bel “cappa e spada” o i Maciste, o i western. Una sera lo abbiamo trovato sotto che telefonava, la telefonata fatta al bar tutto profumato era strana. Ha provato a dire che stava chiamando sua madre. «A quest’ora? Mi dia un gettone. Sciura Maria, ’l gha ciama’ el Matteo? No?». (Mia nonna era trilingue, pugliese, italiano e milanese). Ha detto un «Vergogna» che ancora mi ricordo. E anche una pedata nel culo. Lui rideva, per reazione. Diego Abatantuono, attore (Stefania Ulivi), Corsera.
L’infermiera dell’ospedale militare aveva occhi grigio-azzurri, profondi nelle orbite, non comuni, e la testa che richiamava effettivamente quelle dei libri d’arte. Eugenio Corti: “Il cavallo rosso” 35 ma edizione. Ares.
Il buonista è un falso buono che approfitta della bontà altrui. Roberto Gervaso.