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 2021  novembre 13 Sabato calendario

Il femminicidio di Verdi (secondo Mario Martone)

Accendete le luci su Desdemona. Per molti, è Jago il protagonista dell’Otello di Verdi. È l’ultimo squillo di passione virile creato da un uomo anziano, celebrato, che lascia un’opera spettacolare e rifinita, dove la tragedia nasce dall’equivoco su un fazzoletto. 
Mario Martone, prendendosi dei rischi, sposta la prospettiva su Desdemona, in uno spettacolo sorprendente anche sul piano scenico. «Questa è la storia di un femminicidio, la vicenda è tutta umana, legata al nostro tempo e ai rapporti tra uomo e donna». È l’apertura del San Carlo, il 21, con un cast di lusso: Jonas Kaufmann, Maria Agresta, Igor Golovatenko, e Michele Mariotti sul podio.
Lei e Otello.
«Per me, è un titolo fatale. La mia prima volta fu nel 1982, avevo 22 anni, era una riscrittura teatrale che però partiva da Verdi e non da Shakespeare, dove tutto era trasfigurato in un senso di avanguardia. Nel 2009 invece portai l’opera a Tokyo, ambientata a Venezia, nell’800, al tempo di Verdi, con i canali d’acqua. Ora, nel mio ritorno al San Carlo dopo quindici anni, ho voluto affrontare Otello nella contemporaneità. È un’opera che pone questioni delicate nella messinscena. È stato complicato elaborare il progetto».
E…
«E alla fine è prevalsa una scelta radicale. Il Medioriente oggi, ma non c’entra niente l’Islam. Tanto per cominciare siamo in una dimensione militare, è un dramma che parla di soldati, anche rivali nella carriera, di ambasciatori che arrivano. E di un esercito occidentale in Oriente, con un aspetto esotico altrettanto importante. È Venezia a Cipro. Tutto questo conta: la lontananza dell’esercito, il deserto, lo spaesamento, il destino che crea delle fate morgane. Otello è un’opera di fantasmi. Jago scatena fantasie nella mente di Otello. La stessa cosa sarebbe successa a Venezia?». 
Il colore del moro?
«La questione della pelle è l’aspetto che mi interessa meno. Lui sarà bianco (non è la prima volta ndr), non ho nessuna bacchettonaggine da politically correct. Sui giornali, quando una donna viene uccisa l’uomo dice che la amava. Un aspetto che prima non si considerava: ma non possiamo non guardarlo. Oggi avrei difficoltà a vedere un uomo che piange la donna che ha ucciso, con la bellezza di Verdi e Shakespeare. Quella bellezza c’è, ma come raccontarla? Io cerco una strada diversa, lasciatemi la sorpresa».
Veniamo a Desdemona.
«Otello e Jago non sono scardinabili, invece sono intervenuto in termini contemporanei su Desdemona, sottraendola al destino di agnello sacrificale, di donna vittima dall’inizio, per farne una donna forte. Jago non è invidioso solo di Cassio ma di lei, che lo supera dal punto di vista militare. L’invidia si trasforma in odio. È un esercito di soldati e soldatesse e lei è un’eroina».
Spade, pugnali?
«No. Pistole, fucili, mitragliatori. Lo spettacolo si apre con la tempesta, l’esercito occidentale (senza alcuna connotazione politica) salva dei profughi orientali. Poi vedremo colonne, resti di un’antica Roma in un deserto alla Buzzati, e un ospedale da campo dove il mare non è lontano. E qui Desdemona, la promessa sposa, viene salutata e festeggiata; posso rovesciare l’impronta visiva (penso alla sua camera da letto con la tv, sembra un container con un arredo semplice), ma sempre dialogando con l’opera, la pertinenza è importante».
Il fazzoletto?
«Non è ricamato, è militare, lo hanno al collo i soldati. Ha un aspetto simbolico importante. Otello lo dona a Desdemona. Lei non è un angelo smarrito davanti a un uomo col colore della pelle diversa, sono due persone con pari dimensione sociale. Eppure, malgrado questo, lei soccomberà». 
C’è uno dei più belli duetti d’amore.
«Lo rendo che più amoroso non si potrebbe. Il che rende ancora più impressionante e agghiacciante quello che succede dopo».
Lei ha recuperato Napoli: il San Carlo, i film su Scarpetta e Nostalgia, che ha appena finito…
«L’abbiamo girato al rione Sanità, in strada, con la città che ti veniva addosso, con la voracità di Napoli dove da un giorno all’altro può esserci tutto e il contrario di tutto. Che reazioni mi aspetto su Otello? Cerco di non pensarci. Verdi continua a parlarci, è una specie di scandaglio sulla coscienza degli italiani».