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 2021  novembre 13 Sabato calendario

Intervista a Marina Berlusconi

«Questo momento di grazia del libro scalda il cuore. Non parlo solo da editore e da lettrice, ma da cittadina di questo Paese. Perché, nonostante il virus stia rialzando la testa, è uno dei segnali che autorizzano fiducia e ottimismo in un’Italia che a sua volta vive un momento di grazia». Un’Italia che per lei, immagino, sarebbe ancora più lanciata se al Quirinale salisse Silvio Berlusconi… «Mio padre non ha mai avanzato la sua candidatura, e quindi stiamo ai dati di fatto. Poi, se chiedete a una figlia, cosa pensate che risponda?». La voce di Marina Berlusconi al telefono dalla Mondadori è ferma. La marcia del governo Draghi la convince e parla di un Paese che «oggi piace e si piace di più». Ma ci tiene a sottolineare che il suo punto di vista è innanzitutto quello di presidente della casa editrice e Fininvest. «Nel 2021 per la Mondadori ci attendiamo una marginalità sensibilmente migliore anche sul 2019 – dice – e, al netto delle acquisizioni, niente debito, anzi, liquidità in cassa. Gli ottimi numeri dei primi nove mesi sono stati appena pubblicati, così come quelli di Mediaset, che in Italia e in Spagna è molto cresciuta per ricavi e utili, prevede un anno record ed è riuscita ad avviare il progetto paneuropeo». Torna sull’ «anno indimenticabile del libro», che nella primavera del 2000 era di fatto a vendite zero, poi ha imboccato una ripresa stupefacente e chiuderà un 2021 in fortissimo aumento. Un risultato che «premia la strategia Mondadori, sempre più concentrata sul core business. Le aziende stanno investendo e noi anche quest’anno sul libro abbiamo investito parecchio, a partire dall’acquisizione di De Agostini Scuola che l’Antitrust ha appena approvato». Ma Marina Berlusconi va oltre. «Sì, credo che questa nuova primavera del libro rappresenti qualcosa di importante un po’ per tutti. Certo, i numeri vanno pesati, alcune analisi risultano contraddittorie. Però in ogni caso un Paese che legge di più è un Paese che ha più futuro». 
Ma n questa ripresa del libro anche il governo avrà avuto la sua parte o no? 
«Gli va dato atto di una saggia politica di incentivi, ma ha contato molto la spinta di editori e librai. L’abitudine alla lettura acquisita nei lock down almeno per ora non si è persa. E poi non è solo questione di dati, ma anche di clima» 
Clima? 
«Mi hanno colpito le code al Salone di Torino, il fatto che il libro sia protagonista anche sui social … Ma i motivi di ottimismo, se mi guardo attorno, non riguardano certo solo la lettura 
Sta sostenendo che la tragedia del Covid alla fine ci sta almeno cambiando in meglio? 
Il boom della lettura 
è uno dei segnali positivi C’è strada da fare ma con Draghi finalmente 
è tornata l’etica della competenza 
«Dico solo che l’Italia di oggi mi pare diversa. È come se stessimo provando a mostrare quello di cui siamo capaci e quello che potremmo essere: sembriamo un Paese più responsabile, più maturo.In concreto, erano almeno 60 anni che il nostro Pil non cresceva oltre il 6 per cento, anche se il tema inflazione ora non va sottovalutato. Siamo tra i primissimi al mondo per le vaccinazioni anti-Covid, e spero affronteremo con lo stesso spirito la nuova ondata in arrivo. Ma ci metta anche lo sport, che da sempre rafforza senso d’appartenenza e ottimismo: quest’anno abbiamo vinto tantissimo”. 
È innegabile che però l’inquilino di Palazzo Chigi sia molto diverso da quelli a cui eravamo abituati. 
«Non sottovaluto certo l’effetto Draghi. Ha restituito il giusto peso a valori come serietà, autorevolezza, europeismo. Con lui ci siamo liberati di molti apprendisti stregoni e siamo tornati all’etica della competenza. Draghi ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione del clima nuovo che mi pare di avvertire, e che va al di là del suo stesso lavoro. Guardi per esempio la giustizia ». 
Sentire da lei che ci siano dei miglioramenti persino sulla giustizia è singolare, non era la sua bestia nera?
«Mi lasci dire. Nessuno si aspettava che una denuncia della lottizzazione giudiziaria come Il Sistema di Palamara e Sallusti vendesse più di 200 mila copie. Credo che il successo di quel libro, così come la valanga di firme per i referendum sulla giustizia o lo spazio che i media dedicano alle sconcertanti faide tra toghe, possano indicare che gli italiani cominciano a prendere coscienza di quanto la giustizia incida sulla loro vita». 
L’Italia di oggi mi pare diversa È come se stessimo provando a mostrare quello di cui siamo capaci 
Veramente gli italiani una consapevolezza ce l’avevano già in termini di lentezze, invasioni di campo… 
«Sì, però iniziano a comprendere anche come un gruppo di toghe ristretto, ma onnipotente, abbia condizionato questi ultimi trent’anni. Aumentano le riflessioni critiche, e autocritiche, su vicende fino a ieri tabù come Tangentopoli. Anche se per tornare ad essere un Paese normale di strada ce n’è ancora tantissima, lo stiamo vedendo». 
Ma se suo padre è stato appena assolto in uno dei vari rami del processo Ruby ter... Almeno di questo sarà contenta. 
«E ci mancherebbe! Quello è un processo che sfugge davvero ad ogni logica… La realtà è che mio padre non solo andrebbe assolto, ma meriterebbe un risarcimento morale pressoché incalcolabile per le ingiustizie subite. E invece certi pubblici ministeri e certe testate continuano imperterriti a concepirsi come “giustizieri”, votati all’annientamento, per furore ideologico o semplicemente per calcolo, del “nemico”. Che si chiama Silvio Berlusconi». 
Ma il Centro destra oggi è pronto a candidarlo anche al Quirinale... 
Siamo tra i primissimi al mondo per le vacci-nazioni anti-Covid, con lo stesso spirito affrontere-mo l’ondata in arrivo 
«Io so soltanto che è bastata l’ipotesi, l’ipotesi, di una sua candidatura perché, come il riflesso condizionato del cane di Pavlov, le truppe giustizialiste ricominciassero a spargere gas tossici». 
Non aveva appena finito di parlare di “clima nuovo” nel Paese e sulla giustizia? 
«Sì, mi pare comunque che un numero crescente di italiani si renda conto di come queste presunte inchieste siano nate solo per schizzare fango. Posso fare un paragone magari azzardato?» 
E cioè? 
«Mi vien da dire che, mentre in altri Paesi l’ottusa chiusura ideologica della cancel culture abbatte le statue di Cristoforo Colombo e autori grandissimi vengono censurati – perché censura è la parola giusta – in base a giudizi moralistici del tutto estranei alla loro arte, noi italiani forse, e sottolineo dieci volte forse, proviamo a superare vecchi preconcetti e a valutare con spirito più aperto». 
La «cancel culture» combatte il razzismo con un’altra forma di razzismo. Il nostro Paese sembra crederci meno 
Abbattere le statue e censurare è un conto, ma che il razzismo esista è un altro.
«Certo, ma quel che succede nei Paesi anglosassoni, a cominciare dagli Stati Uniti, mette paura. Si combatte il razzismo con un’altra forma di razzismo, si pretende di sfigurare la storia perché troppo «bianca». È così diversa la cancel culture dall’integralismo dei talebani che hanno distrutto le statue dei Buddha, patrimonio dell’umanità? Ecco, mi pare che in Italia le voci contro questa cancrena del pensiero contemporaneo siano sempre più numerose. Direi che sembriamo più refrattari al contagio». 
Un <momento di grazia> resta pur sempre un momento. C’è anche chi come i no vax, no green pass oggi manifesterà in questa Italia dei “no”. 
«Infatti non m’illudo... Della Repubblica dei pm ho appena detto. E le manifestazioni dei no vax le seguo anche io. Vedo anche io la pochezza di certa politica che pretende di evitarsi ogni confronto sbattendo in faccia all’avversario l’accusa di “fascista”. Impressiona anche me la potenza di certe lobby che frenano ad esempio anche i più timidi tentativi per arginare lo strapotere dei colossi del web, sempre più incombenti sulle nostre economie e sulle nostre vite…» 
Che fine ha fatto il suo ottimismo? 
«Guardi, magari non ci riusciremo, ma io penso che questo momento positivo si debba comunque provare ad afferrarlo. Da mio padre ho imparato che l’ottimismo può rendere possibile perfino l’impossibile, non solo per un imprenditore. Che altro è l’acquisizione di Dea Scuola, il maggior investimento della Mondadori da 15 anni, se non un atto di fiducia in un Paese fiaccato dalla pandemia? Certo, noi italiani siamo più inclini a compiacerci dei nostri difetti, ma siamo anche capaci di reagire ai momenti peggiori. E oggi penso che il modo migliore di fare qualcosa per il nostro Paese sia quello di provare, almeno provare , a crederci. Nonostante tutto».