Robinson, 13 novembre 2021
Una biografia illustrata della Regina Elisabetta
La Regina fantino con uno dei suoi celebri cappelli piegata su un suo cavallo da corsa, la Regina Mary Poppins con l’ombrello volante, la Regina Maleficent, la Regina vista da Gilbert & George ma anche da Lichtenstein; tutta Elisabetta II, evocata, interpretata, raccontata, rappresentata, psicanalizzata, dalla folla di immagini che le dedica Ivan Canu, nel forse milionesimo libro che la racconta sin dalla nascita; in questo caso con la simpatia di un ammiratore straniero che la sa monarca col solo potere di apparire e tutto il resto estinto, compreso quello di far tagliare la testa al consorte, del resto defunto per conto suo, né, si spera, quello del popolo trionfante di farla tagliare a lei. «Mi intriga il suo essere eccezionale nella normalità. Non è una persona colta, né particolarmente brillante, ma milioni di persone nel mondo si riconoscono in lei, e ne ammirano il suo essere simbolo di equilibrio e saggezza, moderazione e buon senso, pacato umorismo senza aggressività». Dice il Canu stesso. God Save the Queen è il primo libro non solo illustrato ma anche progettato, impaginato, colorato, e anche scritto, tutto opera del solo Ivan Canu: non una biografia, piuttosto una specie di curioso dizionario, cioè una accurata affettuosa raccolta di attimi fuggenti più che di cerimonie epocali, mariti e figli e nuore meno di cavalli e cani, cappelli e borse, diete e onorificenze, della nostra, di tutti, Elisabetta II: e attorno a lei, estraneo a lei, il Paese dei Beatles e della Westwood, di Churchill e della Thatcher, di Britten e di Graham Greene, di Harry Potter e della Brexit.
Canu è un piacente cinquantenne che parlandogli io via Whatsapp ( sta circumnavigando la terra in aereo per presentare le sue opere, espressione, dicono quelli del ramo, di cultura visiva), con briosa avventatezza, mi ha garbatamente sotterrato con il suo linguaggio colto e i suoi pensieri alti.
Raro di questi tempi, quasi quasi ci si resta male. Certo dal 2017 lui è l’autore delle 19 più sofisticate copertine dell’Espresso, sempre cariche di pensiero, come la più recente che illustra l’inchiesta “I nazisti tra noi” con un giovane in divisa mimetica, profilo alla Hitler, il fucile puntato e una striscia di foto minacciose di neonazisti fannulloni. Per testi altrui, ha ritratto con le sue stratificazioni di foto, riferimenti iconografici, disegni e pennellate i 50 protagonisti di una storia del comunismo di Mieli e Cundari, e altri della storia d’Italia già al terzo volume. Insomma lui la storia, e i suoi protagonisti li conosce bene, ne studia il valore evocativo del volto, di un gesto, per scomporli e travestirli a suo piacimento; ne fa composizioni grafiche che raccontano molto più di un ritratto scritto o fotografato o, per esempio, composto con stracci da artista creativo. Certo la ricchezza di immagini della regina, 95 anni, ogni suo minuto sin dalla nascita fotografato, filmato, dipinto, scolpito, registrato, raccontato, fanno di lei un soggetto temibile per chiunque pensi di poterne dire la sua, una sfida epocale raccolta con ottimi risultati dal nostro illustratore che non ritrae ma reinventa: mi auguro che l’augusta vedova possa rivedersi e rasserenarsi in queste artistiche rivisitazioni, meno solenni e più vivaci dei gloriosi ritratti esposti alla National Portrait Gallery, compreso quello del criticato Annigoni, però molto ammirato dalle folle. Per la rossa copertina del libro, sottotitolo “Le opere e i giorni di Elisabetta II di Windsor”, Canu si è ispirato al celebre Le sei età dell’uomo disegnando le sei età della Regina, dalla prima giovinezza ad oggi, sempre con all’avambraccio sinistro la sua famosa borsetta Traviata ( ne usa qualcuna appartenuta a mamma), e sul retro non c’è che uno dei suoi amatissimi Corgi e Dorgi, che con le più corte zampette di qualsiasi razza canina, sempre l’accompagnano a frotte. Nelle 128 pagine colorate di carta spessa piacevole al tatto, tra le tante illustrazioni, una serie di curiosità pazientemente raccolte nell’oceano di storie fastidiose, dolenti, romantiche, mascalzone, noiose, ufficiali: esempi, la mattina, tra i suoi tanti impegni di Stato, Lilibeth riceve il direttore generale del palazzo che in una custodia di pelle rossa le porge il menù del giorno suggerito dallo chef e sempre in lingua francese; ogni abito un cappello, ne ha più di 5000, nessuno di provenienza italiana, ma italiane sono le scarpe, della ditta Anello e Davide e il modello è lo stesso da 50 anni; per l’aperitivo apprezza un cocktail di gin fatto da due terzi di Dubonnet e un terzo di Gordon’s con fetta di limone e molto ghiaccio rotondo affinché non faccia rumore; per l’annuale apertura del Parlamento, la Regina porta spesso la corona imperiale con 2868 diamanti tra cui il Cullinan II ( 360 milioni di euro), 17 zaffiri, 11 smeraldi. E avanti così, una sottostoria parallela alla Storia di un ex immenso Impero scivolato in un isolamento malinconico, una nazione cui lei col suo comportamento restituisce dignità e grandezza, e con i disordini tuttora in corso nella sua famiglia, la curiosità dell’universo.
God Save the Queen si ferma prima degli ultimi imbarazzanti incidenti della cronaca familiare, semplicemente, dice l’autore, perché erano finite le pagine, infatti non se ne esclude il seguito. L’ultima comprimaria del libro è “la principessa del popolo”, immaginata come Cenerentola che balla col principe o come figurina dei tarocchi, perché, dice Canu, «La vicenda di Diana è stata dopo l’abdicazione di Edoardo la più sconvolgente per gli equilibri della monarchia, e quindi c’è nella famiglia reale un prima e un dopo Diana». Nel dopo le storie già noiose sono una pallida ombra di sapore piccolo borghese, un futuro re un tempo libertino ed ora anziano con seconda moglie pure lei anziana, un suo erede senza storia a sua volta già pieno di eredi e una signora il cui compito istituzionale è cambiare vestiti più della Ferragni, e, fuori dal Regno, una coppia da provincia americana, figurine da serie Netflix, personaggi che sono usciti dal fulgore regale per rifugiarsi in quei ghetti da ricchi a Santa Barbara dove i vicini li ignorano. Questo libro è la storia della Regina, forse quella dell’ultima Regina di un’epoca in bilico sul nulla, una donna che, credo con fatica immensa, 70 anni di regno sulle spalle e tutto il resto, sta mantenendo la promessa di servire il suo popolo sino all’ultimo giorno, e continua a farlo nella solitudine dell’età, della vedovanza, dei destini familiari; e degli antipatici programmi dei suoi fastosi funerali di cui si parla ormai con una certa velata impazienza.
L’ultima immagine appena schizzata dalla mano affettuosa di Canu è quello di Elisabetta vista da dietro, le spalle curve, quasi una rinuncia, una resa, e il suo cappello, e la sua borsa, immancabili complementi del suo decoro regale: una figurina stanca, evanescente, che se ne va dal libro, e dalla vita.