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 2021  novembre 13 Sabato calendario

Berlusconi e il sogno del Quirinale

Rieccoli ad Arcore, come ai bei tempi, gli amici di Silvio. Per mesi e mesi il loro beniamino è rimasto inavvicinabile, ma da qualche giorno le porte della villa si sono riaperte e lunedì sono entrati in tanti, tra coordinatori regionali e nazionali. Qualcuno li ha contati: erano in ventinove. Il Cavaliere era spumeggiante e non li ha delusi. Doppio petto blu, morbida cravatta in tinta, sorriso sincero e largo, Silvio Berlusconi ha pronunciato un fervorino che conferma quello che tutti sanno: lui ci crede, eccome se ci crede di poter diventare il tredicesimo Presidente della Repubblica italiana. Dice il vecchio Silvio: «Draghi è bene che continui a governare fino al 2023…». L’ipotesi che il capo del governo possa ascendere al Quirinale non è contemplata. Perché lassù ci vorrebbe andare lui, Berlusconi.
Ma al di là del sogno legittimo dell’uomo, si può davvero pensare che a 85 anni compiuti, ben curato ma acciaccato, inseguito da diversi procedimenti, Silvio Berlusconi possa davvero farcela? Nella riunione dell’8 novembre ad Arcore, chi ha provveduto a ricordare la mission del Quirinale è stato un vecchio amico che quasi tutti non vedevano da anni: Marcello Dell’Utri. Quando è comparso qualcuno si è commosso, quasi tutti sono rimasti sorpresi perché non si aspettavano di vederlo. Ex fondatore di Publitalia, ex senatore, ex detenuto a Rebibbia, reduce da una raffica di processi, di condanne, di assoluzioni, Dell’Utri ha detto poche parole: che la scalata è possibile e che Matteo Renzi gli ha fatto sapere che, se la partita di Berlusconi diventa giocabile, lui è pronto a giocarla.
Vai a capirlo, Renzi. L’uomo – si sa - è loquace e l’altro giorno a Bruxelles, ha chiacchierato con alcuni europarlamentari e a tutti ha ripetuto gli stessi concetti: «Draghi al Quirinale ci punta forte e noi non appoggeremo Berlusconi». Ma il Cavaliere – ecco svelato l’arcano - ha in testa un altro schema di gioco. Non un’ alchimia partitica, ma invece un appello diretto al "popolo" parlamentare. Il Cavaliere l’ha spiegata senza infingimenti: «Non farò mai il candidato di bandiera e andrò a trovare il consenso tra quei 290 grandi elettori usciti dai gruppi parlamentari e, tra di loro, in tanti mi sono amici». Chi ha parlato con lui, un sapiente democristiano come Gianfranco Rotondi, conferma: «Se Draghi viene eletto al primo scrutinio, pace. Ma se così non accade, si va al quarto scrutinio, a quel punto Silvio ce la può fare. Come? Se il centro-destra tiene, bastano cinquanta voti e i giochi sono fatti. Berlusconi ha tanti amici, che noi neppure lo sappiamo. Fuoriusciti Cinque stelle, ma non solo…». E col sorriso di chi la sa lunga, Rotondi aggiunge: «Una delle prime decisioni di Berlusconi al Quirinale sarebbe la nomina di Prodi a senatore a vita!».
Ma entrare al Quirinale da Presidente, per Berlusconi resta un miraggio. Per ora c’è una sola certezza: una campagna a tappeto per attingere grandi elettori dal serbatoio dei quasi 300 parlamentari che hanno lasciato i gruppi parlamentari originari.
Dalle parti di Forza Italia qualcuno si dice certo che per diversi di loro si starebbero preparando dei profili, in modo da rendere l’opera di convincimento più personale. Quando c’è di mezzo Berlusconi si accendono le fantasie più sbrigliate, ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole: tutte le campagne presidenziali sono state segnate da trattative e "do ut des" politici.
Semmai c’è da dire che Berlusconi se la sta giocando con una certa capacità mimetica. Da "Cavaliere mascherato". Da qualche giorno, dal suo mondo, partono segnali messaggi in codice. Roba da professionisti della Prima Repubblica. Alcuni giorni fa Augusto Minzolini, direttore del "Giornale", ha scritto un editoriale insolitamente criptico. Dopo aver premesso che per Draghi la cosa migliore sarebbe quella di continuare a guidare il Paese da Palazzo Chigi, ma questo non significherebbe rinunciare al Quirinale, semmai rinviare l’appuntamento: per il Colle «c’è sempre tempo». E qui arriva il messaggio: «Magari l’appuntamento è rinviato solo di due-tre anni». E alla presidenza della Repubblica chi ci mettiamo nel frattempo? La riposta stavolta è nel titolo: «Un politico». Traduzione del messaggio: Berlusconi sarebbe pronto, perché no, ad una presidenza a tempo. Come dice una berlusconiana di lungo corso: «Come trasformare qualche problema di salute in una opportunità…».
Il "Cavaliere mascherato" ha capito anche un’altra cosa: di aver acceso con troppo anticipo i riflettori sulla sua candidatura. Il 20 ottobre Berlusconi, dopo otto mesi di assenza, aveva invitato a pranzo Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Villa Grande, la residenza romana sull’Appia antica che era appartenuta a Franco Zeffirelli. Quel giorno Berlusconi aveva tenuto leggeri i suoi ospiti - risino di Komjak, spigola e verdure tricolori, pere cotte – ma erano stati loro a far trapelare le ambizioni quirinalizie di Berlusconi.
E lui, oramai da qualche giorno, ha ordinato l’indietro tutta. Di presidenza della Repubblica non si parla più. Il 10 novembre intervistato dal "suo" Giornale, si è sentito chiedere: «Sappiamo che lei non vuol parlare di Quirinale…». E lui ha risposto parlando d’altro: «Interrompere il buon lavoro del governo sarebbe irresponsabile».
Ma su Berlusconi circola un dubbio che rilancia l’ipotesi del "Cavaliere mascherato", un dubbio che viene espresso ad alta voce dal deputato più esperto di tutto il Parlamento, Bruno Tabacci, che ha visto eleggere vari Presidenti e che conosce bene Berlusconi: «Lui è furbo. Ora gli piace far sapere e far credere che lui è in corsa, che è presidenziabile. Poi si farà i suoi conti: se capisce che non è aria, non si misurerà. Lo sa anche lui quel che accadrebbe. Dopo che Draghi ha fatto sognare il mondo, tutti si chiederebbero: ma davvero in Italia il nuovo Capo dello Stato è Berlusconi? Ne ho viste tante, ma questo non accadrà e lo sanno tutti».